Tag: aggettivo

Cremöne

Cremöne s.m. = Cremore di tartaro

Il Cremore di tartaro è un sale acido presente nell’uva e nel vino, che viene estratto senza aggiunta di additivi chimici.

Trova impiego specialmente in pasticceria con aggiunta di bicarbonato di sodio nel rapporto di 2:1 per ottenere un eccellente lievito naturale per dolci.

Credo che sia la composizione delle famose bustine di lievito “Bertolini” o “Pan degli Angeli”, conosciute da tutte le brave massaie.

Insomma è un lievito chimico, chiamato anche crescemjinde = crescimento, che accresce

Una volta si comprava sfuso in drogheria. Le dosi ce le consigliava il droghiere stesso, Viscardo, una persona paziente, in base al peso della farina e del tipo di dolce che si voleva proparare.

Come aggettivo riferito a persone, cremöne significa babbeo, tontolone, ingenuo, fessacchiotto.

Uhé, cremöne, spùste ‘stu carrùzze! = Ehi, babbeo, sposta questo motocarro!

La foto della locandina è stata inviata da Gigi Lombardozzi

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Cóste

Cóste agg. = Questo

Aggettivo dimostrativo solo al maschile, sempre seguito dal sostantivo che modifica, indica persona o cosa vicina nello spazio o nel tempo a chi parla.

Qualu libbre agghj’accatté, cóste o cóste? Tutt’e düje!= Quale libro devo acquistare, questo o quest’altro? Entrambi

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Còsse-lùnghe 

Còsse-lùnghe agg. e s.m.= Gran camminatore

Propriamente non significa maratoneta, che copre a piedi grandi distanze, né che ha gambe lunghe, come è la traduzione letterale…

Specialmente al femminile, còsse-lònghe definisce chi o che ha l’abitudine di jì caserjànnejì jattjànne

Ossia ragazze che non hanno voglia di sbrigare le faccende domestiche ma che trovano ogni occasione per andare a passeggio o a far visita alle amiche.

In effetti che siano slanciate o no, comportandosi così diventano sempre còsse-lònghe = cosce-lunghe!

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Códde

Códde agg. = Quello

Aggettivo dimostrativo sempre seguito dal sostantivo che modifica, indica persona o cosa lontana nello spazio o nel tempo da chi parla e da chi ascolta.

Cacce a códd’u chéne! = Manda via quel cane!

Diccìlle a códd’u giovene ca venèsse cré matüne = Diglielo a quel giovane di venire domattina.

Códde jì ‘nu pòvere a jìsse = Costui è un poveraccio, un miserabile (anche in senso lato)

Al femminile fa quèdde

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Cianguljìre

Cianguljìre agg. = Goloso

Goloso specialmente di dolciumi.

Sto per dare una spiegazione per nulla scientifica: mi piace pensare che il termine ciangulj’re derivi da “gola”.

Immagino che significhi: quello che vede ce l’ha già in gola

La desinenza -iere (come barbiere, salumiere) in dialetto si volge in -jìre

Al femminile fa ciangulöre

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Cialluttöne

Cialluttöne agg. = Chiacchierone, pettegolo

Non sono certo della resa in italiano.

A me dà l’impressione di un tipo pettegolo e chiacchierone. Qui a Matera (e non siamo nel Lombardo-Veneto) cialleddé significa forbiciare, spettegolare, come il nostro zingarjé, furbecé.

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Ciaciùtte 

Ciaciùtte agg. e s.m.= Grasso, pingue, grosso, obeso, cicciuto.

Come sostantivo vale grassone, ciccione,: uì, mo vöne ‘u ciaciùtte = ecco, ora arriva il grassone.

Essere bene in carne una volta era segno di buona salute. Adesso l’essere solo un po’ fuori forma diventa un disagio esistenziale che ci costringe a insopportabili diete.

Come aggettivo : Jöve nu baccalà, bèlle ciaciutte = era un baccalà bello grosso

Al femminile suona ciaciòtte.

Molto spesso si semplifica in ciùtte e ciòtte.

Come superlativo va bene ciutte-ciutte, e ciòtta-ciotte.

Nella locuzione fàrece ciutte-ciutte (o ciotta-ciotte) si intende rimpinzarsi, riempirsi, ingozzarsi, abbuffarsi.

Vedi anche il simile togliersi quattro pieghe…

(foto tratta dal web)

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Ciaciàcche

Ciaciàcche agg e s.m..= Donnaiolo

I francesi dicono Tombeur de femmes, colui che fa cadere le donne.

Gaudente, donnaiolo, libertino e immorale, spende i suoi averi con donne di malaffare e in gozzoviglie.

Difficilmente si pente come il figlio prodigo della nota parabola evangelica.

Quando inevitabilmente rimane senza risorse economiche finisce come un miserabile (vedi Chiapparüne). C’jì fruscéte tutte cöse = Si è sperperato tutto quanto possedeva.

Quei parassiti, che erano stati suoi compagni di gozzoviglie, gli gireranno inesorabilmente e impietosamente le spalle.

Dispreg. Ciaciaccöne

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Chjüne 


Chjüne  agg. = Pieno

Al femminile fa chjöne = piena.

Subito mi viene a mente “Cozzela chjöne“, un certo Salvatore, venditore ambulante di mitili e frutti di mare, afflitto dalla malasorte, conosciutissimo fino agli anni ’60, che girava per le strade col suo carrettino a mano, lanciando il suo grido ad ogni crocicchio per attirare gli scarsi clienti (còzzela chjöne, uhé = venite, comprate le mie cozze che sono belle piene!). Poveretto finì i suoi giorni in una casa di cura.

Torniamo all’aggettivo: al plurale maschile fa sempre chjüneDüje sìcchje chjüne d’acque= Due secchi pieni di acqua.

Al plurale femminile fa ugualmente chjöneTre sìcce chjöne = Tre seppie ripiene (mmmh, saprüte!).

In forma sostantivata, ‘u chjüne è il ripieno e ‘a chjöne è la piena, nel senso di inondazione.

Chjüne-chjüne, per estensione, è lo stato degli avvinazzati.

Sté chjüne chjüne = È pieno pieno (di vino).
Uso sempre il maschile perché raramente le femmine si lasciano sedurre dagli alcolici.

Quindi, chjöna-chjöna, riferito ad una donna, preferisco pensarla che è agli ultimi mesi di gravidanza, o che abbia esagerato con l’acqua di colonia.

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Chjachjille

Chjachjille agg. = Vile

Si tratta di un termine spregiativo. Indica una persona senza valori, sleale, di poco conto, spergiuro, vile, inaffidabile, ecc. ecc.

Nel dialetto siciliano gli uomini sono classificati secondo una precisa gerarchia: ommini, mezzi-ommini, omminicchi, e quacquaracquà.
Credo che il nostro “chjachjille” corrisponde all’ultima categoria degli infami.

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