Tag: locuzione verbale

Lasse e pìgghje

Lasse e pìgghje loc. verb. = Alternare, agire saltuariamente

Una locuzione che si traduce alla lettere “Lascia e prendi” o meglio “riprendi” perché si tratta di una interruzione.

Interrompere spesso un lavoro e riprenderlo successivamente. Ora si dice fare “coffee break” = pausa caffè.

Non è dato sapere l’intervallo di tempo che intercorre tra l’interruzione e la ripresa. Può essere breve o lungo.


Accade ad esempio che un lavoro donnesco (ricamo, rammendo, ecc.) non essendo prioritario, viene eseguito a tratti nei ritagli di tempo.

A me succede quando costruisco i presepi. Dopo aver montato un pezzo, devo lasciar asciugare la colla, e perciò chiudo il garage e vado altrove. Magari lo riprendo nello stesso pomeriggio o dopo due giorni… tanto fino a Natale c’è tempo!
Insomma faccio lasse e pìgghje fino a quando avrò finito il manufatto.
Penso che la stessa cosa accade per l’Arte: pittura, scultura, architettura, musica, narrativa, ecc.

Certamente le Opere non vengono fatte di getto, iniziate e finite senza interruzioni!

Il mio dentista fa innumerevoli intervalli, lasse e pìgghje, per una sola otturazione! Avrà bisogno dei tuoi tempi tecnici. Forse anche la sua “colla” deve far presa.

Anche Manzoni impiegò anni a “sciacquare i panni in Arno”!

Solo la partoriente non può permettersi di fare alcun break, per sgranchirsi le gambe…

Succedeva una volta anche nei fidanzamenti, nelle convivenze o addirittura nei matrimoni: la famosa “pausa di riflessione” che il più delle volte la “pausa” diventava definitiva.


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Accattàrece ‘u uagnöne

Accattàrece ‘u uagnöne l..v.. = Partorire, avere figli

Alla lettera significa comprarsi il bambino. La parola “partorire” sembrava troppo tecnica da spiegare a tutti gli altri fratellini della solita numerosa famiglia di una volta. E figghjé o peggio sgravedé sembrava troppo cafonesco, perché riferito a ovini o ad animali domestici.

Comunque questa locuzione verbale  è rimasta a lungo anche nei discorsi fra adulti.

Frangèsche c’jì accattéte ‘u uagnöne? No, ce völe tjimbe! = Francesca ha partorito? Non bisogna aspettare ancora!

Lorènze e Angiolètte sò düje anne ca sò spuséte e uagnüne angöre nen ce l’accattene = Lorenzo e Angiola sono ormai due anni che sono sposati e finora non hanno avuto figli..

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Ammeràrece au spècchje

Ammeràrece au spècchje loc.verb. = Specchiarsi, guardarsi allo specchio.

Viene chiaramente dallo spagnolo mirarse en el espejo, guardarsi allo specchio.

Sté sèmbe ammeràrece au spècchje = sta sempre a guardarsi allo specchio.

Ammìrete au spécchje, nen vïde quèdda macchje ‘mbacce u cullétte?   (Sp. Mírate) = Guardati nello specchio, non vedi quella macchia sul colletto?

 

Ha poca attinenza col verbo italiano “ammirare”, che si traduce con apprezzé, respetté

 

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Fé menózze menózze

Fé menózze menózze loc.id. = Sminuzzare, spezzettare, ridurre a minuzzoli.

Esiste anche la variante Fé menózze menózze = Sminuzzare (rafforzativo di minuzzare), fare tanti minuzzoli, tanti pezzetti.

È un sinonimo di spetazzé

Una minaccia fanciullesca: te fàzze menózze menózze e te jètte abbàsce ‘u pózze = ti riduco a brandelli e di scaravento nel pozzo. Mamma mia!

Non confondete menózze con mennózze.

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Dïce paröle

Dïce paröle loc.id. = Rimproverare, sgridare, redarguire, rimbrottare.

Alla lettera la nostra simpatica locuzione significa: “dire parole” (di rimprovero, non d’amore…)

Nen faciüme tarde, ca se no mamma ce dïce paröle! = Non tardiamo a rincasare, altrimenti la mamma ci sgrida!

Meh, nen me decènne paröle, ma n’ata pezzéte de pìzze la vògghje… = Beh, non sgridarmi, ma un altro pezzo i focaccia la mangio volentieri…

 

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Dé lènde

Dé lènde loc.verb. = Sguinzagliare, slegare

Allentare il guinzaglio, liberare il proprio cane in modo che possa scorrazzare per i prati. In senso figurato lasciare i bambini liberi di sfrenarsi (ovviamente in spazi protetti).

E dàlle lènde a ‘sti criatüre, nen li tenènne sèmbe strìtte = E lasciali sfrenare questi bambini, non tenerli sempre vincolati a te.

La situazione va letta al contrario quando i figli crescono…

Sempre in senso fig. nen dé lènde significa vigilare discretamente sull’operato dei figli più grandicelli, per evitare loro di essere coinvolti in situazioni incresciose.

Nen li dànne lènde, ca se no pìgghjene male stréte = Non concedere troppa libertà, altrimenti (gli adolescenti) frequentano cattive compagnie.

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Dé ‘a botte

Dé ‘a botte loc.verb. = Incolpare, accusare qlcu.

Alcuni dicono mené la bòtte. Alla lettera significa: lanciare la colpa, dare la colpa.

Incolpare qlcn anche senza averne le prove; attribuire ad altri la causa di un disagio, di un malore, o di qls magagna o evento negativo.

Löre fanne ‘i fatte, e a mè me dànne ‘a botte = Loro compiono i misfatti e a me danno la colpa.

Jìsse ho fatte ‘u chjìreche e ò menéte ‘a bòtte a me = Costui ha mollato un peto ed ha incolpato me.

Ne me danne a bòtte a mè, ca nen so stéte jüje. = Non accusare me, perché non sono stato io.

Se l’accusa non è palese, o diretta, ma lanciata in generale, si dice mené ‘a spennéte

Notate che la frase va costruita al dativo. Dé la bòtte (a chi?)… Come dire dare la colpa (agli altri, naturalmente). In italiano il verbo è diretto: io incolpo, accuso te, non a te. Questa è un’influenza della dominazione aragonese subita dal Regno di Napoli, prima di quella borbonica. Infatti in lingua spagnola che usa dire, ad es. ¿Has visto a Maria? = hai visto Maria?

Dé ‘a bòtte talora assume il significato di “somigliare vagamente” o “atteggiarsi” o “assumere lo stesso portamento di..”

Dé ‘a bòtte au pétre = È somigliante a suo padre. Si atteggia un po’ come suo padre.

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