Tag: sostantivo femminile

Arte

Arte s.f. = mestiere

Arte viene usato prevalentemente al posto di mestiere, per indicare un’attività manuale svolta continuativamente per procacciarsi un guadagno.
Ecco alcuni modi di dire riferiti all’arte:

Nen töne che arte fé. = Non sa come impiegare il suo tempo.

E queste jì l’arta töve! De jì sfrecanne ‘i crestjéne! = Solo questo sai fare! Andare a molestare la gente!

Nen tenì nè arte e nè parte = Non saper fare nulla e per giunta non aver alcun cespite.

In questa locuzione, parte è usata in modo figurativo e fa riferimento al linguaggio giuridico per evidenziare che quel disgraziato non ha ricevuto alcuna quota dell’eredità, perché escluso dalla successione.
Parte può anche essere un ruolo teatrale (‘a parte de ‘nu vècchje), o un brano musicale per solista (‘a parte assöle).

Insomma senza arte e senza parte non si è nessuno.

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Lazzarèlle

Lazzarèlle s.f. = Azzeruolo

Trattasi di un frutto della pianta (Crataegus azarolus ) della famiglia delle Rosacee, originaria dall’Asia Minore, diffusa in tutti i Paesi che affacciano sul Mediterraneo.
Praticamente dello stesso genere del biancospino (Crataegus monogyna). Legno duro e dalle spine lunghissime.

Per secoli fu coltivata come pianta ornamentale come albero alto fino a 4/5 metri. Infatti ha fiori bianchi, fogliame verde e frutti rossi vivi (a maturazione) che le conferiscono un aspetto gradevole.
Allo stato spontaneo si presenta in cespugli o arbusti.
Da ragazzi ne facevamo incetta nelle zone pedemontane (Macchia o Sotto Pulsano) perché i suoi piccoli frutti sono molto dolci e contengono pochi semi.

Nomi locali:
Lazaret – Lombardia
Nzalori o Lanzaroli – Sicilia
Lazzerini – Emilia
Natola – Liguria
Lazzarolo – Lazio, Abruzzo e Campania.

Nota scientifica:

«L’azzeruolo è una delle fonti naturali più importanti di vitamina C. Le azzeruole hanno la caratteristica, se consumate fresche, di essere dissetanti, rinfrescanti, diuretiche e ipotensive; la polpa, nello specifico, ricca di vitamina A, ha proprietà antianemiche ed oftalminiche.»

(fonte Wikipedia)

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Paste

Paste s.f. = pasta

Come in italiano, il sostantivo “pasta” ha diversi significati.

1. Paste =  prodotto delle pasticcerie. Esistono nelle varietà paste frešche (glassate, variamente farcite di crema, panna, o cioccolato) e paste sècche (con mandorle, canditi, cacao o altre golosità). 

2. Paste =  alimento di semola, anche in questo caso fresca (recchjetèlle, ‘ndurce, mèzze fainèlle, làine,  ecc.) o secca (lenguïne, züte, pènne, tubbettüne, scorza-nucèlle, falatille, mìzze-züte, ecc.)

3. Paste = impasto di farina acqua e lievito per fare  pane, pettole,  focacce e panzerotti.

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Donzèlle

http://www.parliamomanfredoniano.it/cazze-u-re/Donzèlle s.f. = Pesce donzella, girella, pesce carabiniere

La donzella fa parte di una specie (Coris julis) comune nei nostri mari e nell’Atlantico orientale.
In età adulta le donzelle raggiungono una lunghezza massima di circa 20 cm.

Curiosamente nascono tutte femmine con una colorazione molto vivace. Dopo un certo periodo,  per uno strabiliante effetto di ermafroditismo latente,  diventano maschi, cambiano il colore che così tende a toni scuri..
Ma a noi che ci importa se sono maschi o femmine quando nella frittura rispondono alle aspettative?

Viene apprezzato in gastronomia solo in umido, assieme a crostacei e ad altri pesci, o nelle fritture miste “di paranza”.

Sullo stesso argomento ho inserito l’articolo più particolareggiato intitolato «‘U cazze ‘u rè»(← clicca sul blu.

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Razzètte

Razzètte s.f. = Capezzale, immagine sacra

Sulla parete a testa del letto, generalmente nei Paesi di tradizione cattolica, si appendeva un Crocifisso oppure un’icona sacra, come per impetrare dal Cielo la protezione sulla famiglia.

In questo caso (ossia parlando di immagine), a volte il quadretto era retroilluminato, oppure a bassorilievo, e rappresentava la Sacra Famiglia, o una Madonnina, o un Santo protettore.

Il nome razzètte, è il diminutivo di razze, che facilmente è una corruzione del sostantivo arazze = arazzo, la cui iniziale era intesa come l’articolo femminile (arazze = ‘a razze).

Nei tempi antichi in alternativa alla razzètte si usava appendere ‘u scaravatte, più impegnativo come peso e come dimensione. Per saperne di più cliccate qui).

Ai nostri giorni il capezzale è adornato con immagini astratte o con gigantografie di paesaggi esotici. No comment.

Nota fonetica:
La doppia zeta di razzètte si pronuncia “sorda” (come mazze, pèzze, puzzètte).
Da non confondere con rezzètte = ricetta, dove la doppia zeta si pronuncia “sonora” come in ‘nzèrte, ‘nzunne, lenzöle

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Addòbbje

Addobbje s.f. = Narcosi, anestesia

Il termine deriva dal latino, ad-opium.  In italiano antico si usava il sostantivo “alloppio” (chiaro riferimento all’oppio) per indicare il sonnifero.

Qualcuno la chiama ‘a ddobbje, come se la ‘a’ iniziale fosse l’articolo

Da addòbbje deriva il verbo addubbjé = narcotizzare, anestesizzare. verbi usati ovviamente negli interventi chirurgici, piccoli o grandi. 
Addubbjé ‘na parte = anestesia locale.
Addubbjé tutte quante = anestesia totale. 

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Muffardarüje

Muffardarüje s.f. = Sozzeria, sporcizia


Principalmente riferito alla sporcizia domestica che si accumula trascurando la pulizia quotidiana specie nella cucina e nel bagno.
Deriva da (clicca→) Muffarde.

Jì cchjù mmègghje ca fé a ‘a pòlve tutt’i jurne, ca se no ‘a muffardarüje crèsce sèmpe de cchjó! = È meglio che spolveri tutti i giorni, altrimenti la sporcizia cresce sempre di più.

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Sunagghjére

Sunagghjére s.f. = Sonagliera

Striscia di cuoio o di tela cui sono fissati una serie di sonagli, che si pone al collo degli animali da tiro o da soma per segnalarne la presenza o il passaggio.

Il lodato vocabolario Caratù-Rinaldi lo definisce «pendente a sonagli con campanelli e bubboli (= scescelècchje←clicca) il  collare del cavallo».

Aggiunge anche: «In posti viciniori al nostro territorio, questo sonaglio è detto anche andecore forse perché viene posto sotto il cuore del cavallo dandogli la forza nel trainare il peso».

Il sostantivo andecore (o vandecore) nel Sud Italia indicava qualsiasi affezione cardiaca. Quindi il posizionamento dei sonagli era intesa come unasorta di prevenzione.

Ringrazio il dott. Rinaldi per il prezioso suggerimento.

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Féfe

Féfe

Féfe s.f. = Fava

Pianta erbacea della famiglia delle Fabaceae (Vicia faba) con fusto eretto, foglie paripennate, fiori bianchi o violacei e semi schiacciati a forma di rene contenuti in baccelli.
Il seme è commestibile. Di colore verde o bruno, di forma appiattita, si mangia fresco o secco.

La tradizione manfredoniana vuole che il giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre – forse perché la loro forma tondeggiante, ci fa ricordare gli occhi estirpati alla povera Lucia nel suo martirio – si consumino le fave lessate con tutta la buccia, dette féfe aggraccéte, ossia aggrinzite, perché così si presenta la corteccia dopo aver tenuto le fave in acqua per tutta la notte prima della bollitura.

Insomma la fava si presenta con delle minuscole pieghe o ondulazioni, aggrinzita, “arricciata”.

Si preparano anche arrostite, sempre con tutta la buccia. Si mangiano come i bruscolini o il pop-corn, ossia per passatempo. Ma è un passatempo solo per coloro che hanno denti robusti…
A me spaccherebbero la dentiera! ‘Nziamé!.

C’era un tale che tutte le sere si collocavacon un suo scanno davanti al cinema “Fulgor” e vendeva in coni di carta, fave e ceci abbrustoliti, da consumare durante la proiezione dei film.

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Pandémüje

Pandémüje s.f. = Pandemia

Un sostantivo che non avrei mai voluto riportare in questo vocabolario.

Purtroppo esiste, e l´ho dovuto adattare, come grafia, alla nostra pronuncia.

Abbiamo imparato a conoscere questo termine, universalmente noto più o meno con la stessa grafia. Alcune lingue pronunciano Pandèmia.

L´etimologia, come tutti i termini scientifici, è chiaramente di origine greca.
È composto da PAN tutto, e DÈMOS popolo, comunità.
Quindi malattia che attacca un gran numero di abitanti di tutti i paesi.

Invece epidemia (sempre dal greco) EPI sopra e DÉMOS popolo, comunità malattia che attacca nel medesimo tempo e nel medesimo luogo un gran numero di persone nel medesimo territorio.

Attenti a non confondere pandémüje con (clicca–>) pandummüne, che è sinonimo di paliatöne



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