Tag: sostantivo femminile

Zucchelatüre 

s.f. = Battiscopa

In dialetto non era proprio il battiscopa, perché, almeno fino agli anni ´50 esso era sonosciuto.

Invece della striscia in legno, marmo, plastica, alla base delle pareti interne delle case, si dipingeva una doppia passata di colore piú scuro di quello del muro, con funzione protettiva o decorativa.

La zucchelatüre poteva essere dipinta con funzione puramente decorativa anche in alto sulla parete, prima dell´inizio del soffitto, come una specie di cornicetta dipinta di marrone scuro.

I pittori decoratori, come il famoso maestro Gelsomino, erano molto bravi a tracciarla col pennellino, a mano, bella uniforme, sempre dello stesso spessore, alla stessa altezza per tutto il perimetro della stanza.

Il nome deriva da zoccolo, base su cui poggia qualcosa.

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Zórle

Zórle s.f. = Vivacità irrefrenabile.

Incontenibile, allegria, scherzosità, ilarità, vivacità

Stàteve söte! E che v’ho prgghjéte jògge, a zórle? = Statevi quieti! E che vi è preso oggi, la voglia matta di giocare?

Il sostantivo deriva dal verbo zurljé, giocherellare festosamente.

Quanne accumènzene a zurljé nen la fenèscene cchjó = Quando cominciano a giocherellare non la finiscono più.

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Zöche

Zöche s.f. = Corda, fune

Qualsiasi corda dai Manfredoniani terragni è chiamata zöche.

Faccio degli esempi:
quella utilizzata dalle massaie per stendere il bucato:
quella usata, legata al secchio, per attingere l’acqua dal pozzo;
quella adoperata per suonare le campane della chiesa;
quella impiegata nei giochi fanciulleschi (salto, altalena, tiro alla fune, ecc.)
quella in uso nello sport (salto, alpinismo, sci d’acqua)
quella (brrrr) utilizzata dai suicidi o anticamente per la tortura o per giustiziare i condannati all’impiccagione.

Diminutivo: zuculèlle  s.f. =  cordicella, funicella.  A volte, quasi a indicare uno spago, un laccio si usa il maschile zuculìlle.

Memorabile la frase pronunciata da un tizio che si sforzava di parlare in italiano, quando narrava della sua partenza per Milano, con la “bbalicia attaccata con la zoca”…

In marineria invece si usa un linguaggio più articolato, appropriato allo spessore della corda: sagola, cima, gomena. Non sentirete mai un marinaio usare zöche o peggio còrde.

Trascrivo a proposito di zöche,  quanto ho recentemente letto in rete sui termini spagnoli entrati nei  dialetti meridionali:
«Ebbene, anche il termine “zoca” proviene dallo spagnolo “soga”, con lo stesso significato di “corda, fune”. Si noti questo proverbio identico in spagnolo e italiano: “No se ha de mentar la soga en casa del ahorcado” = “Non si deve nominare la corda in casa dell’impiccato”.»

 

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Zòcchele

 
 

Il topo delle fogne (Rattus norvegicus) è un mammifero roditore simile al topo ma più grande, con muso appuntito e coda rivestita di squame.

È un animale diffuso in tutto il mondo. Apportatore della Leptospirosi, malattia mortale per l’uomo.
Sinonimi: surmolotto, pantegana, martorana

Zòcchele (dal latino sorculam) significa anche donna di malaffare. Con termine ancora più spregiativo  la prostituta di lunga esperienza viene detta zucculöne.

 

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Ziòlle

Ziòlle s.f. = Zia, zietta

Sorella di uno dei genitori, considerata rispetto ai loro figli; moglie dello zio.

Ziolle è un diminutivo affettuoso dei nipoti. L’italiano zietta non rende bene il sentimento che traspare dall’appellativo nostrano.

Quando il nome della zia è sottinteso, si dice Ziolle. Quando si antepone al nome proprio si pronuncia Ziolla.

Qlcu dice che è designata con questo appellativo solo la zia maggiore, o più anziana rispetto alla madre dei nipoti. Io personalmente chiamavo così tutte le sorelle di mio padre: Ziolla Rachelüne, Ziolla Felumöne, Ziolla Marüje, Ziolla Seppüne, indipendentemente dalla loro età.

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Zerèlle

Zerèlle s.f. = testicoli.

Ciascuna delle due ghiandole genitali maschili contenute nello scroto e destinate alla produzione degli spermatozoi.

I vari dialetti usano sempre espressioni colorite, a cominciare da coglioni, ormai di uso comune, a cabbasisi, zerèlle, chegghiòune, cuion, balusun, ecc.,

Nei litigi dei ragazzotti si usava minacciare l’avversario prospettandogli la estirpazione non chirurgica dei testicoli: sciuppé ‘i zerèlle!

Quelli dei bambini e degli adolescenti, non maturi per l’attività sessuale, erano chiamati ‘i pallotte.

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Zeppetèlle

Zeppetèlle s.f. = Semenza da calzolaio

Si tratta di chiodini a testa piatta usati dai ciabattini per riparare scarpe e pianelle di cuoio.
Ora non si usano più perché, in questa nostra epoca consumistica, quando si rompono, le scarpe vengono semplicemente buttate, o al massimo riparate con un po’ di collaprene, il Bostik.

Le zeppetèlle erano chiamate anche pundenèlle = puntine o anche – adeguandosi al termine tecnico italiano semenza – semenzèlle, perché così piccole da sembrare semini di una pianta.

Non so se sono ancora usate. Quelle che ricordo io avevano sezione quadrata e testa piatta, di varie misure, fino alla lunghezza massima di 15 mm.

Il ciabattino teneva le zeppetèlle in una scatoletta di latta o di cartone, sul suo deschetto, sempre a portata di mano.

Tutti quelli non addetti ai lavori li chiamavano ‘i chjuètte = chiodini, chiodetti, ma l’artigiano riparatore usava i termini “tecnici” di zeppetèllepundüne, pundenèlle o di sumenzèlle.

Anche perché altre categorie di artigiani (il fabbro, il lattoniere, il sellaio, ecc.) con chjuètte intendevano indicare i rivetti, i ribattini.

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Zènne

Zènne s.f. = Pezzetto; luogo appartato

Probabilmente deriva da “accenno”, nel senso di lieve segno, piccola indicazione, poca roba insomma.

Il Prof.Ciliberti ha fugato ogni dubbio: «”zénne” deriva dall’antico germanico “zinna” con significato di : parte, lato, luogo.»
Così è riportato pure in un dizionario dialettale di Cerignola.

1) Porzione di dimensioni piccole di una qualsiasi sostanza.

Damme ‘na zènne de péne = Dammi un pezzetto di pane.

Pegghjéme ‘na zènne d’arje! = Prendiano una boccata d’aria!

A Potenza dicono ‘na nzénghe, a Napoli ‘na sènghe, in Abruzzo ‘na nzègna. cioè un cenno, una linea.

2) Luogo tranquillo, isolato, angolo, a lato, a parte.

Chiuvöve forte, e pe’ nen bagnàreme me so’ mìsse a ‘na zènne e agghje aspettéte ca scamböve. = Pioveva forte e per non bagnarmi mi sono messo in un angolo e ho aspettato che cessasse.

Quanne passe ‘a preggessjöne,  mìttete de zènne = Quando passala processione, mettiti di lato.

Locuzione camené zènna-zènne  indica lambire, costeggiare, rasentare.

Per esempio rasentare una parete (clicca→ resa-rese) oppure percorrere uno spazio che costeggia una superficie, in contrapposizione alla locuzione ammjizze-ammjizze, ossia attraversarla nel bel mezzo.

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Zappe de càvece 

Zappe de càvece s.f. = Zappa da calce

Arnese da muratore, simile ad una zappa, ma dall’asta molto più lunga.

Era usata prima dell’avvento delle betoniere fisse da cantiere per la preparazione della malta.
Si disponeva al suolo un mucchio di tufina, si aggiungeva (quando possibile) della sabbia di mare e si allargava a fontana, come quando le nostre mamme fanno l’impasto per le orecchiette.

Nella buca centrale si ponevano alcune palate di grassello di calce e acqua. Con questa zappa si rimestava manualmente ben bene fino ad ottenere la malta nella giusta consistenza.
SE si aggiungeva un po’ di cemento in polvere si otteneva la cosiddetta “malta bastarda”.

Con la pala si raccoglieva la malta in una caldarella a due manici (‘a còffe) e a spalla si portava ai piani superiori dove i “mastri” la stendevano per intonacare le pareti o per attaccare i conci di tufo.

Grazie a Dio ora esistono le gru per il sollevamento dei materiali.

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Zanne

Zanne s.f. = Dente

Riferito agli incisivi umani di grossa dimensione.

Töne döje zanne! = Ha due incisivi (grandi)!

Si pronuncia con la z dura (tz)

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