Tag: sostantivo maschile

Nunnàscene

Nunnàscene s.m. = Bisnonno, bisnonna

È un termine desueto che ogni tanto compare in bocca a qualche ottuagenario!

Può essere usato indifferentemente al maschile e al femminile. Sarà l’articolo anteposto a chiarire il genere.

Alla fèste jì arrevéte püre ‘u nunnàscene = Alla festa è giunto anche il bisnonno.

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Semplecöne

Semplecöne s.m. = sempliciotto, sciocco, credulone

Un po’ come dire fafalöne (<—clicca).

Potrebbe derivare dall’italiano semplicione o sempliciotto.

Soggetto dalla figura allampanata, con movenza goffa e impacciata, che talvolta si intrufola nei discorsi altrui con argomenti fuorvianti e fuori tema.

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Vróscele

Vróscele s.m. = Brufolo

Affezione cutanea caratterizzata da arrossamento e talvolta da piccola pustola, dovuta all’infiammazione del follicolo pilifero e/o della ghiandola sebacea.

Meno grave del foruncolo (carevógne), e più simile all’acne giovanile.

Quando la dimensione è minore si usa, al femminile, vruscelècchje.

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Mamùrce

Mamurce s.m. = Sgorbio, scarabocchio.

Il sostantivo al singolare o al plurale resta invariabile

Alcuni pronunciano mamùcce, omettendo per rapidità la “r”. Accettabile.

Quando non esistevano le biro e si scriveva con il pennino intinto nell’inchiostro liquido, molto più facilmente gli scolari macchiavano libri e quaderni loro e altrui.

La locuzione mamùrce p’i ‘ndùrce è un simpatico rafforzativo con la rima, per definire quegli orribili sgorbi riscontrati sui quaderni o sulle pagine dei libri dei bambini con poca dimestichezza con il pennino, perché appena agli inizi sulla strada dell’apprendimento della scrittura.

I ciambe de mosche = le zampe delle mosche = anche questi possono essere considerati scarabocchi o meglio indicano una scrittura incomprensibile che poteva causare un brutto voto in materie che non esistono ormai più, come ed esempio “la bella scrittura”.

A proposito di scrittura la penna che si usava fino agli anni ’50 era composta di tre parti: astecciùle (asticciola) cagnùle (supporto metallico a innesto) pennüne (pennino). Gli adulti usavano la insuperabile penna stilografica (con serbatoio d’inchiostro incorporato)

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Vòvete

 

Vòvete s.m. = gomito

«È il segmento dell’arto superiore che unisce il braccio all’avambraccio con l’articolazione omero-cubito radiale» (dal Treccani). Foto reperita in rete.

Il sostantivo deriva dal latino cubitum che  era una misura romana di lunghezza di circa 45 cm, probabilmente dalla punta del dito medio al gomito.

In anatomia viene usato cùbito per indicare l’ulna, una delle due ossa dell’avambraccio parallelo all’altro osso detto radio, cui si collegano le ossa del polso.

Al singolare la “o” (‘u vòvete) ha un suono largo. Al plurale (‘i vóvete)  ha un suono più acuto, quasi una “u”. .

Il termine vóvete, dal suono gradevole (ammessa anche la versione vódeve) purtroppo è andato quasi del tutto in disuso.
Oggi si dice gòmete, per indicare sia la parte anatomica dello scheletro umano, sia per il pezzo filettato a forma di pipa che raccorda ad angolo retto due tubi lunghi, e sia qualunque manufatto che abbia nella sua conformazione una brusca svolta angolare, come ad esempio un incrocio stradale “a gomito” o un supporto di candelabro, ecc.

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Pèsce-stèlle

Pèsce-stèlle s.m. = Leccia stellata

Pesce di mare (Trachinotus ovatus) diffuso in tutti il Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico, dalla Manica all’Africa equatoriale. Vive a ridosso della costa.

Per il suo corpo affusolato senza squame, viene scambiato con la simile ricciola, da cui si distingue per la coda molto falcata.
In piena maturità può raggiungere la lunghezza su 50 cm.
In gastronomia è apprezzata per le sue carni, specie se preparate in umido.

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Pisciarjille

Pisciarjille s.m. = fiotto

Questo termine designa una fuoruscita di liquido dalla sua sede naturale.

Ovviamente deriva dal verbo pescé = pisciare, urinare per la forma che assume il gettito urinario durante la minzione.

Dalla tubbazziöne jèsse l’acque a pisciarjille = dalla tubazione (rotta) fuoriesce l’acqua a fiotto.

Ovviamente pisciarjille può riferirsi anche alla perdita di liquidi con intensità meno prorompente dell’acqua dei tubi.

Jèsse ‘u sanghe da ‘u nése a pisciarjille = Esce il sangue dl naso a fiotto. Epistassi traumatica o da fragilità capillare.

Quando la perdita non è evidente, cioè non è ben visibile, si dice che il recipiente sgorre =perde, non è a tenuta

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Rascialètte

Rascialètte (o anche rascéle s.m. = capocollo

Si tratta di un taglio di carne suina o ovina staccato dalla nuca alla spalla, per ricavarne bistecche.
Quella di maiale può essere rifinita e venduta senz’osso. ed è ottima alla brace o anche in padella.
Quella di agnellone o di capra è eccellente in umido.

‘U rascialètte è un taglio molto apprezzato sia dalle nostre massaie, perché di facile preparazione, e sia dai familiari, perché si rivela una pietanza molto gustosa e tenera.

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Peperjille

Peperjille s.m. = granello

Questo sostantivo, quantunque descriva qualcosa di piccolo e granulare, si presta a diverse utilizzazioni.

1) Peperjille 1 – Pallina di lana che si autoproduce sulla maglieria, dovuta a sfaldamento della fibra di lana o di quella artificiale. Dimensioni minime da uno o due millimetri. Con linguaggio tecnico queste palline sono chiamati “pills” e il fenomeno della loro comparsa è detto “pilling”.

2) Peperjille 2 – Piccolissima escrescenza cutanea che si può manifestare su tutta l’epidermide, dalle palpebre alla fronte, al torso, agli inguini ecc. Di solito è di natura benigna.

3) Carne peperjille peperjille – locuzione tipica che descrive la pelle accapponata, la cosiddetta pelle d’oca, che si manifesta per il freddo oppure a causa di una forte emozione.

Da non confondere con pepernjille. Questo, al maschile, è un nappa a filo che troneggia sulla sommità del copricapo prevalentemente maschile o militare detto “basco”.

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Scacchjatille

Scacchjiatille s.m. = sbarbatello

Giovane ancora immaturo e privo di esperienze di vita.

Il termine è spesso usato in tono spregiativo o scherzoso.

In italiano deriva da barba (sbarbatello, imberbe) del designare il ragazzotto in età puberale quando cominciano a spuntargli i primi peli della barba. In quell’età ingrata non si è né più fanciulli, né adulti sviluppati.
Eppure molti ragazzotti si sentono gradassi, capaci di spaccare il mondo e rifarlo…. ma sono sempre scacchjiatille imprudenti e brufolosi, scacchjéte, cioè disgiunti, divisi fra realtà e fantasia.

Avete notato che ho parlato solo al maschile? Le pulzelle non hanno queste velleità perché fin dall’adolescenza sono molto più mature di noialtri maschietti pasticcioni e lambascioni.

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