Tag: sostantivo maschile

Telére

Telére s.m. = Cassetta, telaio

Generalmente intendiamo quelle cassette con il bordo basso, una volta fatte di legno e ora di plastica, usate per contenere il pesce fresco.
Guardate il contenitore, prego, e non il contenuto!

‘Nu telére de cechéle = Una cassetta di cicale (cicale di mare = canocchie).

Si usava chiamarle anche spasètte.

Quelle che contengono la frutta in un solo strato con un termine francese sono dette anche platò (plateau, pron. plató, con la ó stretta). Ora le fanno di legno, di plastica e anche di cartone.

Il nome somiglia all’italiano “telaio”, ma se vogliamo dargli questa connotazione intenderemo l’intelaiatura della bicicletta: ‘u telére d’a bececlètte.

Esiste anche il telaio da ricamo.

Ricamo-Telaio2

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Tedechìgne

Tedechìgne s.m. = Solletico

Sensazione cutanea risvegliata dallo sfioramento delle zone più sensibili del corpo, in genere fastidiosa, che si accompagna al riso e spesso a reazioni di difesa delle parti interessate (Sabatini-Coletti, Vocabolario della lingua italiana).

Avere un pizzicore nelle alte vie respiratorie = tenì ‘nu tedecamjinde

Fare il solletico, solleticare, vellicare = tedeché provocare la sensazione di solletico

Soffrire il solletico = jèsse tedecüse essere particolarmente vulnerabile alla sensazione di cui sopra.

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Tedecamjinde

Tedecamjinde s.m. = Pizzicore, solletico

Specificamente designa il pizzicore avvertito in gola, come uno stimolo di tosse, dalle persone raffreddate o colpite da laringite..

Tènghe sèmbe ‘nu tedecamjinde ‘nganne ca nen me fé dòrme = Ho continuamente un spizzicore alla gola che (mi dà stimoli di tosse e) non mi fa dormire.

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Tavüte

Tavüte s.m. = Feretro

Bara, cassa da morto.


Il termine tavüte deriva dallo spagnolo el ataùd, scaturito dall’arabo al-tabùt con lo stesso significato assunto nel nostro dialetto.

Il nostro vernacolo ha subito moltissimo l’influsso spagnolo e anche quello francese a causa delle vicende storiche di predominio dei secoli scorsi nel sud Italia (Angioini e Borbonici).

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Taveljire

Taveljire s.m. = Spianatoia

Tavola di legno piallata su cui si fa la pasta e si tira la sfoglia.

La spianatoia pugliese è munita di tre sponde di legno alte fino a 10 cm, ai due lati e sul fondo, per evitare che si disperda la farina.

Quella emiliana è simile a un grosso tagliere, senza sponde, per consentire l’uso del loro lungo mattarello.

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Tàvele

Tàvele s.f. = Desco; asse di legno.

1) Desco, tavola
Mètte a tavele = apparecchiare il tavolo per desinare.

2) Asse di legno, di qualsiasi dimensione usato in falegnameria.
Come peggiorativo tavelàcce = tavolaccio, indica il giaciglio che anticamente era usato come letto dai carcerati. Non sono mai stato in galera, per mia buona sorte, ma credo che ora i detenuti siano dotati di brandine con materassi, come quelle in uso nelle caserme.

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Tatà

Tatà s.m. = Babbo

Termine che si è evoluto, da tatà a papà e ora i bambini dicono babbo.

E’ curioso notare che Tatà è tuttora usato in Romania riferendosi al genitore).

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Tarùsse

Tarùsse s.m. = Nonno

Questo termine è ormai desueto, come quello di tatà per babbo

Etimo:
Tarusse, è la contrazione di tatà-grusse = babbo grande, alla stregua del francese “grand père” o dell’inglese “grandfather” o del tedesco “Grossvater/Großvater“…. e del garganico  tatàjrànne.

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Tarramöte

Tarramöte s.m. sopr. = Terremoto, sisma

Brusco movimento del suolo in seguito a una rapida serie di scosse brevissime causate dalla propagazione delle onde sismiche entro la crosta terrestre.

fig., persona molto vivace e irrequieta, che provoca scompiglio e danni.

Come soprannome credo che appartenga alla famiglia Ardò, salvo rettifica degli interessati.

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Taratüre

Taratüre s.m. = Cassetto

Scomparto di un mobile, aperto nella parte superiore, munito di maniglia o pomello, che si apre e si chiude scorrendo su apposite guide.

Al Nord e al Sud d’Italia viene chiamato tiretto, derivato dal francese tiret o tiroir, a testimonianza dei napoleonidi che quivi hanno dimorato a lungo.

Scherzosamente si intende anche il loculo cimiteriale.

Ce n’jì scjüte au taratüre = Se n’è andato al (suo) loculo. Insomma il soggetto è deceduto.

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