Tag: sostantivo maschile

Scioffèrre

Scioffèrre s.m. = Autista, conducente

Con l’avvento dell’automobile, agli inizi del ‘900 non esisteva in italiano un termine specifico e si ricorse al francese chauffeur per designare il conducente del veicolo, il guidatore.

La pronuncia è quasi identica (sciófför). Il termine fu usato a lungo, almeno fino all’avvento del Fascismo che bandì termini stranieri, definiti barbarismi, come cocktail, bar, chauffeur, foot-ball, basket, pullmann, ecc. ecc.sostituendoli con il corrispondente italiano coccotello (!), caffè, autista, calcio, palla-canestro, torpedone, ecc….

Scherzosamente ogni tanto si tira fuori scioffèrre, specie per canzonare i Montanari: Scioffèrre, fìcce la màchene c’hadda piscé megghjèreme! = Conducente, ferma l’autobus perché mia moglie ha un’impellente bisogno di fare plin plin.

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Scignò

Scignò s.m. = crocchia, chignon

È un’acconciatura tipicamente femminile (ora veramente non ne sono tanto sicuro che sia solo femminile) che raccoglie dietro la nuca i capelli lunghi variamente annodati. Ho trascritto in grafia nostrana il termine francese chignon che si pronuncia scignò(n) con al n finale molto nasale.

Cito solo quella più semplice, a coda di cavallo, e quella, sempre un campo equino, a ciambella un po’ elaborata, detta a cüle de jummènde (a culo di giumenta). Qualcuna più sfacciata diceva a pecciöne jummènde (a forma dei genitali di giumenta).

Le nostre nonne si limitavano ad acconciarsi col tuppo, (‘u tuppjille),  fissando con forcine sull’occipite le trecce pendenti dai sue lati della testa.

Poi ce ne sono svariatissime e molto elaborate. Se cercate crocchia, o tuppo su “Google immagini” troverete pagine e pagine di questa svariatissime acconciature.

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Sciarabbàlle

Sciarabbàlle s.m. = Calesse

Carro leggero a trazione animale, munito spesso di un’ampia “capote” a mantice ripiegabile, per riparare il conducente e l’eventuale passeggero dal sole o dalle intemperie.

Era dotato anche di una coppia di freni, detta ” ‘a martellüne” = la martellina, azionata dal posto di guida con un’unica leva laterale.

I ceppi stringevano dall’esterno i cerchioni e rallentavano la corsa. Usato solo in discesa per evitare che il peso del calesse spingesse il cavallo in avanti e lo facesse cadere.

Il termine sciarabàlle identifica un veicolo a due ruote – a Napoli lo chiamavano sciarabballo, o anche ‘o ri’rote = il (carro a) due ruote – non è altro che la trascrizione fonetica, con lieve distorsione dovuta all’ignoranza del popolino, del francese “Char-à-bancs”, che si proncia “sciarabbànc” cioè “carro dotato di sedili a panca”.

Era costruito per il trasporto di sole persone. Sul retro e sotto il sedile c’era spazio solo per un sacco di biada e per un secchio vuoto per rifocillare la bestia durante una tappa.

Veniva usato per spostarsi dal paese alla campagna, o da una masseria all’altra.

Ovviamente era alla portata dei soli proprietari terrieri, dei medici per gli spostamenti nelle loro visite domiciliari, o dei mediatori per i loro commerci.

(Arch.fot. Manfredonia Ricordi)

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Scialacquöne

Scialacquöne agg s.m. = Scialacquatore

Sinonimo Strusceljìre = sprecone

Spendaccione, sciupone, sperperatore, dilapidatore di patrimonio, prodigo fino a ridursi sul lastrico,“de cule,ndèrre, cioè de cule a chiapparüne” = di culo per terra, ossia di culo ai capperi.

Chiaramente a questo punto i compagni di bagordi si sono tutti dileguati….

La parabola evangelica del Figluol prodigo addita proprio lo scialacquöne per eccellenza.

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Sciabbelòtte

Sciabbelòtte s.m. = Peperone verde

Tipo di peperone verde, dritto, piuttosto allungato, terminante a punta, non è piccante.

Si usa prevalentemente arrostito, spellato, diviso a listerelle, e condito con abbondantissimo olio, aglio e sale.

Talora un pezzo di questo peperone arricchisce ulteriormente di profumo la nostra ciambotta.

Quelli gialli rossi e verdi di serra, sono sì più carnosi, ma non hanno il sapore degli sciabolotti.

Penso che il nome sciabbelòtte significhi sciaboletta: infatti il peperone, impugnato dalla parte del peduncolo, in mano a un marmocchio sembra uno spadino o una piccola sciabola.

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Sciabbecajùle

Sciabbecaiùle s.m. = Sciabicaiolo

Sciabbecaiùle è un pescatore addetto ad un particolare tipo di pesca detta in italiano “sciàbica” che è una rete a strascico e praticata in prossimità della costa con fondali bassi.

Si tratta di un sistema usato pescatori anziani.

Infatti gli anziani, non avendo più l’età e il vigore richiesti per questa dura professione, non uscivano più al largo per le consuete battute di pesca.

Quando il termine si riferisce ad una persona giovane la parola ha una valenza negativa. Come per dire che non ha un mestiere definito, che si accontenta di poco.

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Schjenéle

Schjenéle s.m. = Schienale

Gli schienali qui descritti sono sottoprodotti della macellazione degli animali, come la trippa, i rognoni, ecc.

Le nostre nonne usavano questi nervi lunghi, staccati della spina dorsale (generalmente dai vitelli), tagliati a tocchetti e cotti, bianchi, callosi, una leccornia delle nostre tradizioni ormai dimenticata.

Grazie al dott. Enzo Renato per avermi suggerito questa voce.

Forse perché a casa mia non piacevano, non ricordo mai di averne mangiati, né di averli mai sentito nominare. Bisognerebbe saperne di più interpellando qualche macellaio di una certa età.

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Tatócce

Tatócce s.m. = fratello maggiore

Il fratellone, in assenza del papà (perché imbarcato sui mercantili, o emigrato) ne fa le veci e si assume le responsabilità di capo famiglia

Ritengo che tatócce significhi “piccolo tatà“, versione arcaica di papà: sarebbe come dire papino, o alla maniera dei Toscani, babbino.

Scherzosamente si usava dire anche rivolgendosi ad amici più giovani, assumendo aria di uomo vissuto ed esperto: Sjinte a tatócce, ssà lu jì, ne lu dànne avedènze = ascolta tuo fratello maggiore, lascialo perdere, non gli dare retta!

Il prof. Ciliberti dice testualmente:
«“Tatucce”: dal greco “tatà” (padre), sta per “fratello maggiore” che ha, ad ogni modo, responsabilità di padre sui fratelli minori. E’ riferito pure a uno “zio” più importante, per antonomasia.»

Tatócce era il fratello maggiore del padre e della madre. Noi bimbi intendevamo così anche lo zio, perché ripetevamo quello che dicevano i nostri genitori.
Tatócce Mattöje jì turnéte da preggiunjire! = Matteo (mio fratello grande) è ritornato dalla prigionia!
Una frase che mi è rimasta impressa perché era quello, tatócce, era mio zio!

Al femminile la sorella maggiore della propria madre era detta  sciuscèlle, ma il termine andò presto in disuso, e solo pochi anziani sanno ben definirlo, spesso confondendolo con (clicca→) sciasciosce.

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Scerpetìgghje

Scerpetìgghje s.m. = Cianfrusaglia

Oggetti piccoli, minutaglia, cianfrusaglie, ciarpame, accozzaglia di cose (preferibilmente da buttare).

Come tanti altri, anche questo termine deriva dal francese objets petits = oggetti piccoli.

Quann’jì ca li jitte tutte ‘sti scerpetìgghje? = Quando li butti tutti questi oggetti inutili?

(Vedi: Strevìgghje)

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