Tag: sostantivo maschile

Quartüne

Quartüne s.m. = Appartamento

Abitazione autonoma facente parte dello stesso edificio in cui sono collocati altri appartamenti simili. Ossia una parte di tutto.

Deriva dallo  spagnolo cuartillo, diminutivo di cuarto, sostantivo che significa appartamento, abitazione o anche stanza.

Abbiamo già visto che nel nostro dialetto quarte tra i vari significati, come sostantivo designa anche la “parte”.

Negli anni ’60 ‘u quartüne è diventato con termine simil-italiano l’appartamènde perdendo la sua antica denominazione, ricordata ora solo dalle persone più anziane.

Giuànne töne düje quartüne = Giovanni possiede due appartamenti

Se vogliamo, il sostantivo italiano “quartiere” significa una delle parti un cui era suddivisa la città.

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Quarte

Quarte s.f., s.m., agg. = parte, quarto

1) Quarte s.m. = Parte s.m. – Zona, luogo, territorio, regione, direzione, impeto, impulso.

A quale quarte si jüte a javeté = In che parte sei andato ad abitare?
A quale quarte ‘mma jì? = In che direzione dobbiamo andare?
Jìsse jì venüte au quarte müje = Lui è venuto dalla parte mia, verso di me.

2) Quarto agg. – Numerale ordinale. In una successione ordinata, occupa il posto corrispondente al numero 4.
Javetéme au quarte piéne = Abitiamo al quarto piano.

3) Quarte agg.– Al maschile ha valore frazionario. Ognuna delle quattro parti in cui si suddivide qlco.

Hamme tagghjéte ‘a pizze e ce sume pigghjéte ‘nu quarte a tèste (pedüne). = Abbiamo diviso la pizza e ci siamo presi un quarto ciascuno.

4) Quarte agg. – Al femminile indica una misura di capacità di litro o di peso di 250 ml o g.

‘Na quarte de latte = Un quarto (di litro) di latte.
‘Na quarte de péne = Un quarto (di chilogrammo) di pane.

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Quàgghje

Quàgghje s.m. e s.f. = Caglio, quaglia

1) – ‘U quagghje s.m. – Il caglio. Sostanza acida di natura animale o anche vegetale o chimica che si aggiunge al latte per farlo coagulare al fine di ottenerne formaggio.

2) – ‘A quagghje s.f. – La quaglia (Coturnix coturnix). Ė un uccello della famiglia dei Phasianidae. Preda di spietata caccia in tutta Europa, sopravvive grazie ad allevamenti, perché si adatta abbastanza bene a vivere in cattività. Apprezzate le sue carn

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Quagghjarüle

Quagghjarüle s.m. = Richiamo per quaglie.

Questo richiamo a borsetta è costituito da una piccola sacca di pelle di forma ovale, riempita di crini e fissata ad un fischietto di osso cavo, ricavato da una zampa di coniglio, tutto rigorosamente fatto a mano.

Ecco come funziona: si regge l’osso tra il pollice e l’indice della mano destra; la sacca naturalmente pende sullo stesso palmo, Si percuote la sacca contro l’altra mano: Due colpi brevi+una pausa, due colpi brevi+una pausa. Ciù-ciù … ciù-ciù… ciù-ciù….

Uscita l’aria al primo ciù, il crine raggomitolato all’interno, cessata la botta che lo ha compresso, si allarga e fa “inspirare” alla sacca l’aria per il secondo ciù.

Un piccolo oggetto che, per la sua costruzione, richiede abilità e passione, come tutte le opere d’artigianato.

Indispensabile ai cacciatori di una volta.
(Foto attinta dal web).

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Quaccavjille

Quaccavjille s.m. = Tegame

Specificamente il termine indica una sorta di bacinella dai bordi molto alti, con uno o due manici, usata dalla nostre nonne per cuocere prevalentemente verdure (rucola e orecchiette, cime di rape, cavoli, ecc.).
Etimologicamente forse viene dal greco κακαβος (leggi cacavos)

Un po’ come la caccavella napoletana.

Si pronuncia anche quacquavjille oppure, in maniera più ruspante, ma forse più tradizionale quacquavjidde.

Con l’idioma ingentilito si può usare la voce cavedére, oppure tièlle, o anche tjèllózze.

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Pùste

Pùstes.m. = Salvadanaio

Piccolo contenitore in terracotta, plastica o altri materiali, di diverse forme, nel quale, attraverso una fessura, si introducono le monete o le banconote che si vogliono risparmiare.

 

saLvadanaio

Io rammento un salvadanaio metallico, con manico pieghevole, rilasciato dal Banco di Napoli. Aveva una fessura sulla parete superiore per le monete metalliche, ed un foro laterale per le banconote, che si introducevano arrotolate come una sigaretta.

Una volta introdotte le monete non era più possibile farle uscire nemmeno usando forcine o uncinetti… A corredo c’era anche il Libretto di risparmio.  Periodicamente i genitori si presentavano al Banco di Napoli, unico possessore della chiave, e trasferivano l’importo del denaro contenuto dentro questo “puste” sul Libretto.

Ne ve jéte spennènne ‘sti solde! Mettìtavìlle ind’u pùste = Non andate a spendere questi soldi! Metteteveli nel salvadanaio!

Saggio invito dei nonni al risparmio.

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Purtjàlle

Purtjalle s.m. = Arancia

Arancia (Citrus aurantium) Pianta arborea sempreverde della fam. delle Rutacee, con rami spinati, fiori bianchi odorosi (zagara), frutti commestibili tondeggianti (endocarpo suddiviso in spicchi), di colore tra il giallo e il rosso, polposi e succosi.

La parola dialettale proviene dal turco Purtakàl = Arancia e non, come sembra facile arguire, dallo stato iberico del Portogallo.

I Napoletani asseriscono che ai tempi della dominazione francese, nel corso della distribuzione delle arance ai soldati, gli addetti dicessero «pour toi» (leggi purtuà), ossia “per te”.

Altra ipotesi napoletana sull’origine del nome si orienta sull’aggettivo “portuale”, perché indicava il luogo ove si imbarcavano le arance destinate all’esportazione.

Ho scoperto casualmente che anche in alcune altre lingue si chiama con voce simile alla nostra.

Romania  portocală
Arabia alburtuqaliu
Grecia πορτοκάλι (leggi portocali)
Albania
portokalli   

I fiori d’arancio in italiano sono simbolo e sinonimo di nozze.

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Purcjille Sant’Andùnje

Purcjille Sant’Andùnje s.m. = Coccinella comune

Ecco il testo tratto da Wikipedia:
“La coccinella comune (Coccinella septempunctata). è la più conosciuta fra le Coccinellidae.  Le elitre sono del tipico colore rosso accesso, con la presenza di tre punti neri per ogni elitra, ed uno sulla commissura, per un totale di sette punti, da cui deriva il nome di coccinella dai sette punti.  La Coccinella vive in ogni parte del mondo, e ovunque siano presenti gli afidi, che sono gli insetti che maggiormente fungono da base nella dieta delle coccinelle. Sia le larve che gli adulti della coccinella sono predatori degli afidi, e ciò permette il controllo naturale della crescita numerica degli afidi. La stessa agricoltura biologica utilizza le coccinelle come strumento nella lotta biologica per combattere le infestazioni da afidi, permettendo una significativa riduzione nell’uso di pesticidi”.

Dopo questa bella spiegazione scientifica di Wikipedia, io mi chiedo perché in dialetto la coccinella viene chiamata purcjille Sant’Andùnje… = Porcello di Sant’Antonio Abate.

Va bene che il Santo è raffigurato con un maialino, ma non con la coccinella!

Vediamo un po’…..Il Santo è festeggiato il 17 gennaio, inizio di Carnevale…

Mi sa che il colore rosso acceso delle elitre punteggiate di nero di questo simpaticissimo insetto  ricorda un naturale vestitino di carnevale!

È uno dei pochi insetti che non dà un senso di ribrezzo nel vederli, come accade per gli scarafaggi, i ragni, le mosche o le cavallette.

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Puperéte

Puperéte s.m. = Taralli dolci.

Taralli dolci, speziati con cannella e chiodi di garofano dall’impasto duro e compatto.

Talvolta l’impasto contiene il vünecùtte = vino cotto, o meglio mosto cotto. I puperéte allora assumono una colorazione più scura.

Quando si vuole rimarcare la carnagione scura di qlcn, si dice: assemègghje a ‘nu puperéte (o a ‘nu taràlle) de vünecùtte = somiglia a un tarallo impastato con il mosto cotto.

Si preparano in tutti i paesi Garganici. Chiamati pi\ o meno uguali>
A San  Severo Puperete
A Foggia Pupurati o Peperati
A San Giovanni Rotondo Prupate.

I negozianti di Monte Sant’Angelo hanno inventato per i  turisti il termine “popirati”. Lo sottoponiamo all’Accademia della Crusca?

(foto da il sipontino.net)

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Puniüse

Puniüse agg., s.m.= Puntiglioso

Chi o che mostra sempre ostinazione, caparbietà, contestazione per partito preso.

Difficilmente cambia parere, convinto della bontà delle proprie scelte o opinioni.

Credo che derivi dal latino in pugnare = impugnare, nel senso giuridico di combattere contro. Potrebbe anche derivare da ‘opinione’, nel senso che il soggetto non cambia il suo modo di vedere, è fedele alla sua opinione.

Sinonimo: pruffidjüse

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