Tag: sostantivo maschile

Màppele

Màppele s.f.. s.m.= Rete da pesca, sberla

a) la màppele (al femminile-accento sulla à)) indica in effetti è solo una parte della rete, ossia il corpo centrale con maglie più fitte, collegata alla cimosa, ossia alla parte alta, quella unita alla sagola con i galleggianti, e alla parte di fondo, quella attaccata alla sagola con i piombi- Così unita, màppele, sóreve e chjómme(rete, sugheri e piombi) la rete è detta arméte= armata, ossia completa, pronta per la pesca.

Quando, nonostante le numerose rammendature, la rete non è più idonea, viene “disarmata”. Ossia si ricuperano la parte superiore e quella inferione, e si elimina la màppele, sostituendola con una nuova.

Se per caso io avessi capito male la spiegazione tecnica, riportandola quindi errata, accetto volentieri i vostri suggerimenti, pronto a correggere questo articolo.

b) ‘u mappéle (al maschile-accento sulla é) indica una sberla. (clicca qui ⇒ mappelöne)

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Manzegnöre

 

Manzegnöre  s.m. = Monsignore

Appellativo di vescovi, patriarchi, abati mitrati secolari e di tutti i prelati facenti parte del corteggio del papa in cerimonie, o atti pubblici.

Presumo che sia la trasposizione del francese mon-seigneur = mio signore. I Francesi negli appellativi usano sovente il possessivo: madamemesdames = mia dama, mie dame = signora/e; mademoisellemesdemoiselles = mia damina, mie damine = signorina/e; monsieurmessieurs = mio signore, miei signori.

Da noi, per antonomasia, Manzegnöre è sua Eccellenza l’Arcivescovo in carica. Non c’è bisogno di indicare il nome: Manzegnöre e basta.

La gerarchia ecclesiastica impone che, rivolgendosi direttamente al Vescovo,  si debba usare il titolo di Eccellenza. Al Cardinale quello di Eminenza e al Papa l’appellativo di Santo Padre o Santità.
Se si fa loro un riferimento, su usa scrivere, o dire prima del nome: sua Eccellenza, sua Eminenza, sua Santità. 
Esempio:
Sua Santità Papa Ratzinger, tramite sua Eminenza il cardinale Giovanni Battista Re, assegnò a sua Eccellenza Monsignor Vincenzo Castoro, la Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.

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Manùcchje

Manùcchje s.m. = Mannello, manipolo

Quantità di spighe che possono essere contenute in una sola mano prima di essere recise con la falce dal mietitore, quando non si usavano le macchine agricole per l’esiguità del campo.

Deriva certamente da “mano”.

I vari manùcchje, legati insieme costituivano la grègne, il covone.

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Manopàtte

Manopàtte s.m. = Monopattino

Veicolo giocattolo formato da una pedana lunga e stretta con due piccole ruote e
un manubrio, che si aziona restando dritti con un piede sulla pedana e spingendo con l’altro a terra.

L’immagine mostra uno molto ben rifinito.

Quello fatto da noi invece era molto rustico e spartano.

La pedana e il manubrio erano connessi per mezzo della  ferratüre, ossia uno snodo con spinotto a occhiello, per congiungere l’asse verticale con quello orizzontale, e consentire la sterzata.
Sfilato lo spinotto i due assi si potevano sovrapporre per ridurre l’ingombro quando lo si riponeva in casa.

Il monopattino di legno della nostra generazione (1947-1950), rigorosamente costruito con le nostre mani. aveva  le ruote formate da cuscinetti a sfera “sballati”,  scartati dai meccanici perché logori

Mio padre, che era fabbro, mi costruì una ferratüre metallica che congiungeva le assi senza bisogno del consueto tacchetto di legno a supporto.

‘U manopàtte, ci impegnava in memorabili spericolate gare di velocità sull’asfalto liscio della discesa di Via del Seminario.  Alcuni lo facevano sdraiati sulla (clicca qui→) cariöle.
Se nessuno di noi ci ha rimesso la pelle, bisogna convincersi che esiste davvero l’Angelo Custode dei bambini. Per noi si è particolarmente impegnato dimostrando competenza ed efficacia!

Ogni tanto tornavamo a casa con abrasioni ad un ginocchio o ad un gomito a causa delle rovinose cadute…
Bisognava tacere e nascondere la ferita, altrimenti c’era pronto …il resto del carlino.

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Mannüle

Mannüle s.m. = Asciugamano

Rettangolo più o meno ampio di tessuto in fibra naturale, che serve per asciugare il corpo (…non solo le mani).

Forse deriva dal greco μαντήλι (leggi mantili) fazzoletto, tela.

Riporto quanto suggeritomi dal lettore Alfredo Rucher:

“Andrea Camilleri usa la parola mandillo, che indicava il fazzoletto usato dalle donne del sud per coprirsi il capo; ma probabilmente il termine deriva dal latino mandilio, fazzoletto in cui secondo un’antica leggenda, fu impresso il volto di Cristo”

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Mangiatòrje

Mangiatòrje s.m. = Cibo

Generalmente con il termine maschile ‘u mangiatòrje si intende una gran quantità di cibo disponibile in occasione di un banchetto, di una festa, un rinfresco nuziale.

Au spusalizzje ce stöve ‘nu sorte de mangiatorje = Alle festa di nozze c’era una gran quantità di vivande.

‘Stu càzze penze sèmbe au mangiatòrje = Questo simpaticone pensa sempre al mangiare.

Scherzosamente mia suocera diceva tappelatòrje. Il mangiare tappa lo stomaco?

Da non confondere con il femminile ‘a mangiatöre = la mangiatoia

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Imbègne

Imbègne

Imbègne s.m. = impegno

Vincolo morale, obbligo che si stabilisce con il proprio prossimo.

Me so pegghjéte l’imbègne e l’agghja fé = Mi sono preso l’impegno, e lo devop fare.

Una delle poche parole dialettali che conservano la i iniziale. Di solito cade: per esempio il verbo impegnare si traduce in ‘mbegné

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Cemmöne

Cemmöne agg. e s.m. = scontroso, introverso, asociale

Un termine antico, ormai desueto, che definiva il comportamento di un soggetto poco socievole, scorbutico, chiuso.
Giuanne jì proprje ‘nu cemmöne = Giovanni è proprio un orso, è davvero intrattabile.


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Mandràcchje

Mandràcchje s.m. e top. = Mandracchio

Credevo che fosse un toponimo di Manfredonia, riguardante la spiaggetta Diomede, poi ho scoperto che esiste anche a Livorno e a Napoli, ossia in località litoranee munite di porto.

Le ricerche mi hanno portato al Vocabolario della lingua italiana di De Mauro: “settore ben riparato di un porto usato come darsena per piccole imbarcazioni “.

Non contento ho consultato vocabolario etimologico alla voce mandracchio.

Allora lo classifico sia come sostantivo, sia come toponimo, così non sbaglio.

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Manderüne

Manderüne s.m. = Mandarino

Conosciutissimi (Citrus madaurensis) sono dei frutti simili all’arancia ma più piccoli, di sapore dolce e ricchi di succo (e di semi!).

In questi ultimi decenni sono comparsi diversi ibridi: mandarancio, clementine, marzaioli. Tutti eccellenti!

Il dialetto segue la parlata di quelli che non sanno l’italiano e che dicono manderino anziché mandarino.

Il nome deriva dalla città di Madaura (nella Numidia degli antichi, l’odierna Algeria) che è riportato nel nome scientifico (madaurensis, ossia madaurinese o madaurino, ammesso che si possa dire così).

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