Tag: Verbo transitivo

Škatté

Škatté (o šcatté) v.int. e v.t. = scoppiare

Scoppiare, lacerarsi all’improvviso, come accade ai palloncini, o alle castagne non incise messe ad arrostire.

Familiarmente significa morire e si usa quando il morente non è proprio nelle nostre simpatie.

Códdu desgrazziéte angöre uà škatté? = Quel farabutto non è ancora crepato?

Si può usare in forma transitiva, nel senso di provocare la rottura:

Màmme m’ho škattéte ‘nu carevógne pe fé assì ‘a matèrje = Mia madre mi ha rotto il foruncolo per far uscire il pus.

‘Nu póngeche m’ho škattéte ‘u pallöne e so’ rumàste p’u füle ‘mméne = Una spina mi ha squarciato il palloncino, e sono rimasto con il filo in mano.

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Škamé

Škamé v.i. = Gemere, squamare

1) Škamé v.i.= Gemere, guaire di cani, cigolare di macchinario.

2) Škamé v.t.= Squamare, togliere le squame ai pesci prima della cottura.

Esempi di verbo intransitivo:

Fràteme ho škaméte tutte la nòtte p’u delöre du dènde = Mio fratello si è lamentato tutta la notte per il dolore del dente.

‘U cacciunjile škéme pecché ‘i töne ‘a féme = Il cagnolino guaisce perché ha fame.

‘Stu ljitte škìtte škéme = Questo letto cigola sempre.

 

Esempio di verbo transitivo:

Sepò, quann’jì ca škéme i sparrüne? = Sipontina, quand’è che squamerai gli spari?

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Škaffjé

Škaffjé v.t. = Schiaffeggiare

Colpire qlcu, preferibilmente sul viso, con il palmo della mano. Il colpo inferto con il dorso della mano, il manrovescio, si chiama
mappéle, mappelöne.

Se vènghe allà te škaffjöje = Se vengo costà di mollo uno (o più) ceffoni.

Quelli che non riflettono e parlano senza stile dicono: Mò venghe allà e te škàffe ‘nu škàffe. Sarebbe preferibile dire: te mènghe ‘nu škàffe, o anche te déche ‘nu škàffe. Tanto la sberla, fintantoché sta micacciandoo, è solo teorica…

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Sìgge

Sìgge v.t. = Riscuotere

Incassare una somma di denaro che è dovuta, per la vendita di un oggetto o per la prestazione di lavoro.

Quann’jì c’ha da sìgge? = Quando devi riscuotere?

Damme i robbe, ca quanne marìteme sìgge te vènghe a pajé = Consegnami le stoffe, ché quando mio marito riscuote (il salario) ti vengo a pagare.

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Sgutté

Sgutté v.t. = svuotare

Specificamente significa svuotare dall’acqua il fondo di una barca, di un recipiente, di una pozzanghera.

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Sguarré

Sguarré v.t. = Lacerare

Lacerare con violenza tessuti di qualsiasi natura: teli, lenzuola, mutande, camicie, tessuti muscolari umani o di bestie.

Anche questo verbo deriva dallo spagnolo desgarrar e significa stracciare, strappare.

Significa anche Squartare. Minaccia in realtà mai realizzata da nessuno. Significa: divaricare con forza le altrui cosce sino a divellerle. Quasi sempre, quando si pronuncia sguarré, si allontanano le due mani serrate a pugno, con i pollici rivolti verso il proprio petto, come se afferrassero le cosce di un galletto, o la biforcazione di un rametto, per spaccarlo in due parti con la viva forza delle braccia.

Richiamo delle mamme affettuose verso i figli intenti a giocare per strada: Mattöje!,…. Mattöje!!… Mattéjooooo!!!! , Pecché ca nen ce vine?!… Mòooje adda venì qua!! Se venghe allà, te sguàrre pe’ mizze!!! = Matteo, Perché non vieni? Adesso devi venire qui. Se vengo io là ti divido in due metà con la forza delle mie braccia.

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Sgrumé

Sgrumé v.t. = Sgrassare, deviscidare(*)

Specificamente significa togliere la mucosità che ricopre il polpo fresco,  detta  u lìppe (←clicca),  mediante “arricciatura” dei tentacoli prima di passarlo in cottura.

Lo stesso verbo sgrumé descrive l´operazione che asporta il viscido delle anguille vive. Mia madre usava la crusca o la farina, e mia nonna addirittura la cenere per l´indispensabile pulitura del capitone.

Operazioni ben note alle popolazioni locali.

NB
(*) Nel tradurre sgrumé  ho pretenziosamente inserito “deviscidare”, un verbo inesistente in lingua italiana.   Rende bene l´idea, cioè quella di asportare il viscido da una qualunque superficie. Molto di più di quanto faccia il generico”sgrassare”.
Ho solo tentato di definire un verbo univoco, che qualifichi l´azione con estrema chiarezza, senza pretendere di creare un neologismo.
Spero che  i Professoroni  dell´Accademia della Crusca, ma sopratutto i miei lettori,  mi vorranno perdonare!

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Sgregné

Sgregné v.t. = Digrignare

Accettata anche la versione sgrigné.

Far stridere i denti o fare certe smorfie quando, ad es, si addenta un’arancia agra, e si stingono le labbra, si aggrotta la fronte e si compiono altri movimenti mimici semi involontari.

Pecché quanne durmi te mìtte a sgregné i djinte? = Perché quando dormi ti metti a digrignare i denti?

Com’jì ca sgrìgne? = Perché digrigni denti?

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Sgrascené

Sgrascené v.t. = Sgranocchiare

Rosicchiare, sbocconcellare qualcosa di croccante (crackers, grissini, raškètte de péne càvete, patatine, nocciole, bastoncini findus, mènele atterréte, mustacciùle, scavetatjille, ecc.) in modo da sentirla sotto i denti che si frantuma.

Nel caso di ceci o fave arrostite lo sentono anche gli altri…

Verbo onomatopeico: sgra, sgra, sgra…

Sinonimo: ruseché

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Sgarrazzé

Sgarrazzé v.t. = Dischiudere, socchiudere, accostare 

È ammessa anche la pronuncia sgarazzé (con una sola r).

Aprire di poco la porta, la finestra o la serranda, in modo che all’interno entri uno spiraglio di aria e/o di luce e vi rimanga penombra e frescura.

Lasse ‘a fenestre ‘nu pöche sgarrazzéte = Lascia la finestra un po’ socchiusa.

Senza accento, con pronuncia piana, per sgarràzze (al femminile, dal greco ek+karatra = Feritoia) si intende quello spiraglio, quello  spazio minimo lasciato tra le imposte socchiuse, o anche fra le doghe della persiana o della serranda avvolgibile, allo scopo di far arieggiare l’ambiente in penombra.

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