Autore: tonino

Cóste

Cóste agg. = Questo

Aggettivo dimostrativo solo al maschile, sempre seguito dal sostantivo che modifica, indica persona o cosa vicina nello spazio o nel tempo a chi parla.

Qualu libbre agghj’accatté, cóste o cóste? Tutt’e düje!= Quale libro devo acquistare, questo o quest’altro? Entrambi

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Còsse-lùnghe 

Còsse-lùnghe agg. e s.m.= Gran camminatore

Propriamente non significa maratoneta, che copre a piedi grandi distanze, né che ha gambe lunghe, come è la traduzione letterale…

Specialmente al femminile, còsse-lònghe definisce chi o che ha l’abitudine di jì caserjànnejì jattjànne

Ossia ragazze che non hanno voglia di sbrigare le faccende domestiche ma che trovano ogni occasione per andare a passeggio o a far visita alle amiche.

In effetti che siano slanciate o no, comportandosi così diventano sempre còsse-lònghe = cosce-lunghe!

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Coške 

Coške s.f. = Scoreggia (o scorreggia)

Nulla a che fare con le cosche mafiose! Si tratta tuttavia ugualmente di un problema molto serio.

Emissione rumorosa di gas intestinali.

Fé ‘na coške = cuškjé = scorreggiare.

Non sempre l’emissione può dirsi rumorosa.

In silenzio dicesi ‘a loffe
Dal suono flebile dicesi ‘a stòdeche
Dall’emissione normale è la vera e propria ‘a coške
Se sale un po’ di tono edicesi chjìreche
Se il tono è più alto e prolungato si tratta di un chjirecöne
Se si tenta, sforzandosi, di emetterne una più fragorosa, si rischia la zelléte ossia l’emissione non è solo gassosa ma anche un po’ solida.

Credo di aver percorso tutta la scala cromatica dei suoni possibili da quello strumento “a fiato” (‘u cüle)

Se mi è sfuggito qualche termine…mi correggerete! (scusate l’accostamento irriverente a Sua Santità, ma il verbo correggere si sposa egregiamente a quello trattato in questa “voce”).

Lino Brunetti mi manda questa simpatica scenetta:

«Era riunito a Palazzo il Gran Consiglio, con il Re di Napoli a capotavola, e si discuteva di tutto.
Ad un certo punto il Primo Ministro, piuttosto anziano, chiese: “Con licenza di Vostra Maestà!” Si alzò dalla poltrona ed andò a scorreggiare con le spalle alla finestra e poi ritornò a sedersi. La stessa procedura per altre due volte.
Quando stava per alzarsi ancora una volta, il Re lo fermò dicendo: “Eccellenza, ‘sta volta facitéle accà, e po’ purtataville ‘llòco!”»

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Cöse-fetènde

Cöse-fetènde agg. e s.m. = Impertinente, inezia.

Alla lettera: coso/a puzzolente.

L’aggettivo calza a qlcu che si comporta in maniera scorretta, meschina, subdola.

Il sostantivo designa una persona dai modi volgari, vessatori, moralmente degradato, insignificante, stupido e insolente (avaste?).

Vatti’, ‘stu cöse fetènde! = Va via, insolente!

Per estensione il sostantivo indica un oggetto insignificante, di nessun valore, inadatto all’uso.

Al femminile fa cösa-fetende.

Che ‘da fé pe ‘stu cöse fetènde? Mjinele jìnd’a mennèzze! = Che hai da fare con quest’oggetto inutile? Buttalo nella spazzatura (mi raccomando la raccolta differenziata!)

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Córre-córre 

Córre-córre s.m. = Fuggi-fuggi

Il termine ha diverse sfaccettature di significato. 

  • Scompiglio, riferito a folla che fugge disordinatamente e in preda al panico. 
  • Allarme ingiustificato
  • Pericolo incombente che spinge alla fuga.
  • Necessità corporale impellente.

La ripetizione di correre (corri, corri!) dà l’idea della rapidità o dello scompiglio con cui si identifica il lemma.

Sté partènne? Te si’ mìsse ‘u mutànde e ‘a magliètta pulüte? Angöre ‘nziamé nu córre-córre.. = Stai partendo? Hai indossato la biancheria pulita? Non si sa mai, potresti trovarti in una situazione difficile.

La brava mamma pensa che in caso di disgrazia, i soccorritori avrebbero trovato il suo pupo tutto in ordine…
Non sa la poverina che purtroppo, in caso di infortunio traumatico, per prima cosa si allentano tutti gli sfinteri del malcapitato e le mutande saranno comunque piene di liquidi e sostanze organiche.

Nota fonetica: 
La “ó” con l’accento acuto si pronuncia stretta, quasi una “u”, mentre quella con l’accento grave “ò” si pronuncia larga.
Notate la differenza fra ‘u ze rósse e ‘a ze ròsse  = il rosso (un individuo rosso) e la rossa.

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Corre apprjisse 

Corre apprjisse loc.id. = Inseguire, incalzare, tallonare.

Una locuzione verbale che indica un inseguimento a piedi piuttosto movimentato.

In tono scherzoso si pronuncia per invitare a fare le cose con calma e perciò per bene.

Bbèlle-bbèlle, tande nesciüne ce corre apprjisse = Calma, adagio, tanto nessuno ci rincorre (nessuno ci corre dietro).

È spesso usato anche in senso metaforico, figurato.

L’uscjire ‘u còrrene apprjise = Costui è pieno di debiti.

La frase più esplicativa sarebbe: gli Uscieri giudiziari lo tallonano, lo cercano, lo inseguono per notificargli, secondo la prassi prevista dalla Procedura concorsuale, il pignoramento o il sequestro dei beni per via della sua insolvenza.

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Córle

Córle s.m. = Trottola

Trottola di legno tornito, munito di punta metallica. Aveva la forma di cono con la base a calotta. Esistevano di varie misure da 6 cm (‘u córle più diffuso) a 10 cm di altezza (detto ‘u pataccöne).
Si azionava mediante un grosso spago formato da due o più capi ritorti di canapa, detto zajagghje. Lo si avvolgeva sulla trottola e si lanciava su un terreno compatto. Il rapido srotolamento dello spago imprimeva alla trottola un movimento rotatorio tale da farla restare ritta sulla punta a pirlare a lungo su se stessa.

Si facevano giochi di squadra, con questi oggetti, che duravano un intero pomeriggio.
Il terreno ideale era di tufina battuta. Si tracciavano si di essa con la punta della trottola due cerchi concentrici: quello interno del diametro di 20 cm e quello esterno max 180 cm e delimitava la distanza da cui lanciare la propria trottola.
Tutto lo schema, come quello del gioco della campana era chiamato ‘a vènghe (←clicca).
Nel cerchio piccolo di poneva la trottola del giocatore che nel lancio iniziale per prima cessava di roteare.
Gli altri, a turno cercavano di centrarla pronunciando ad alta voce la propria volontà, rivolgendosi alla vènghe, ossia al tracciato sul terreno.
La dichiarazione d’intento più diffusa, perché non impegnativa, era: venga vè, pennìcchje da söpe = cerchio tracciato, colpirò sopra il giocattolo che è nel centro dell’area piccola proprio per scalfirlo. Se il lanciatore non la colpiva doveva semplicemente attendere il successivo turno di lancio.
Qlcu più sicuro dichiarava: “Vènga vé tutte sòtt’ è ffore de mè“, oppure: “Venga, vè,  jü e Giuànne söpe e tutte quànde sòtte” = Io e Giovani continueremo i lanci e tutte le altre trottole vanno poste al centro per subire le incursioni…
Però, se il lanciatore non centrava la trottola che faceva da bersaglio, era la sua che doveva rimanere nel cerchio centrale a subire gli attacchi degli altri.
Lo scopo era la distruzione dei giocattoli avversari, ma raramente i córle si spaccavano per questi lanci, anche se i “proiettili” erano patacconi,

Dietro suggerimento del lettore Pino La Torre, aggiungo il glossario per completare l’argomento:

– Pennìcchje: Scalfittura, infossatura, buchino inferto dalla punta metallica di una trottola ad un’altra trottola giacente al centro della vènghe;

– Pennózze agg, = Pennuzza, nel senso si leggerezza. Indica una trottola di media grandezza che rotea sul palmo della mano, senza alcuna vibrazione, in modo così lieve da farsi sentire a malapena, segno evidente di buona riuscita;

– Lüme agg. = Lima. Sinonimo di pennózze. Forse perché la punta è perfettamente levigata come se fosse stata trattata con una lima a grana fine;

– Trùne, agg. = Tuono. Nel caso opposto al precedente, la trottola è difettosa, perche nel conficcare la punta metallica arroventata nel legno, non la si è mantenuta in asse. Quindi trùne/grave, pesante, contrario a pennózze/leggera;

– Zarabbabbàlle agg. = Instabile. È così definita quella trottola che per errata calibrazione, è disassata, e quando gira fa sul terreno una strana traiettoria, quasi saltellante ed è impossibile raccoglierla in mano.

Oggi i córle si vendono solo a Monte S.Angelo. I pellegrini di una certa età li comprano per nostalgia, ma non ci gioca più nessuno purtroppo ?

In Italia, la piccola”trottola” prende diversi nomi: “Ciucidda”, in Sicilia (Pachino – Siracusa), “Girifalco” in Calabria, “Morrocula” in Sardegna, “Strummola” a Palermo, “Strummolo” a Napoli, “Cùrrulu” in alcuni paesi del Salento, più simile al nostro “córle”.

Il prof. Michele Ciliberti mi ha specificato che «Lo στρòµβος/strombos o strobilio era il gioco che praticavano i bambini greci già nell’antichità. Nell’idioma greco antico era detto στρομβιλιων/strombilion, ossia “piccola pigna” o “cono”, oltre che per via del movimento rotatorio che si poteva imprimere a tale oggetto.»

Da strombilion è derivato il termine strummulu o in Sicilia  e strummolo in Campania.

*  *  *

Il dott. Matteo Rinaldi, autore assieme a Pasquale Caratù di un pregiatissimo Vocabolario dialettale manfredoniano, mi scrive a questo proposito:

«Ti ricordo che le punte in ferro, ai famigerati córle li andavamo a ordinare da mast’Necöle Telera, la cui officina si trovava all’imbocco di vico Clemente in una rientranza delle mura, ed era ricavata da un mezzo vagone ferroviario.  Tra l’altro i giochi con il corle erano due, se ben ricordi; il primo era ‘a vvènga vènghe‘ e l’altro era ‘ai pennicchie‘, cioè a colpire ‘a patacca’ (così si chiamava la parte lignea della trottola).

Sono ricordi indelebili perché scolpiti fortemente nella mente di noi ragazzi di un tempo che ci accontentavamo di pochi giocattoli procurati a stenti e spesso da noi stessi ideati.»
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Cöre

Cöre s.m. = Cuore.

La pronuncia del termine francese, scritto Coeur è identica alla nostra.

Madò, m’ha fatte zumbé ‘u cöre da ‘nbjitte pe ‘sti cazze de tricche-tracche!! = Madonna! Mi hai fatto saltare il cuore dal petto con questi accidenti di petardi!

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Copra-mesèrje

Copra-mesèrje s.m. = Soprabito

Significato letterale: copri-miseria.

Così spiritosamente, compatibilmente con le condizioni di indigenza in cui realmente si viveva, era chiamato un qualsiasi soprabito o cappotto o pastrano che si indossava d’inverno.

Il vestito di sotto spesso era lacero o rattoppato, perché le condizioni di miseria purtroppo non consentivano l’acquisto di altri capi d’abbigliamento.

Il lodato copra-mesèrje nascondeva pietosamente tutto e con quello si poteva ostentare una certa dignità nella povertà, almeno all’apparenza..

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Còppela-ròsse

Còppela-ròsse  sop. = Coppola rossa = Berretto rosso.

Era, per antonomasia, il Capo-stazione delle ferrovie.

Il nostro soprannome si riferisce al proprietario di un’osteria-cantina

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