Categoria: B

Bebbùzze

Bebbùzze s.m. = Rigonfiamento

Bitorzolo, bernoccolo, sporgenza, protuberanza, per lo più riscontrata sulla testa a seguito di un trauma.

Giuànne jì cadüte e c’jì fàtte ‘nu belle bebbùzze = Giovanni ècaduto è si è procurato un grosso bernoccolo.

Anche su corpi inanimati si riscontrano prominenze.

L’àreve de vulüve jì tutte chjüne de bebbùzze = l’albero di olivo è pieno di bitorzoli

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Bècche 

Bècche s.m. = Mento

In italiano il termine quasi omofono “becco” indica la formazione mandibolare cornea tipica degli uccelli, usata per afferrare il cibo e anche per difendersi.

Veramente designa anche il maschio della capra o – per la presenza di corna – un uomo tradito dalla moglie…

Da noi definisce la parte inferiore del volto, corrispondente alla parte mediana della mandibola. Talvolta anche il pizzetto, la barba che cresce sul mento è chiamato bècche o becchetjille. Vengono pronunciati con la doppia iniziale: bbècche, bbecchetjille.

Se il mento è particolarmente pronunciato dicesi chjèppe.

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Bècche-cecògne

Bècche-cecògne s.m. = pinzette a becco di cicogna

Si tratta di un accessorio per l’acconciatura dei capelli femminili, introdotto sul mercato a metà del secolo scorso in sostituzione delle forcine o dei ferrettini.
Sono di estrema praticità, in quanto si applicano numerosi sulle ciocche  o sui bigodini con movimento a pinza.
Generalmente sono di alluminio o di plastica colorata, quindi non attaccati da ruggine. Esistono anche quelli di acciaio inox e a doppia punta per uso professionale.

Ovviamente i bècche-cecogne vengono usate solo in ambiente domestico per fissare le ciocche dopo lo shampoo in modo che, con una spruzzatina di lacca assumano la forma voluta.

Quando le donzelle escono di casa se le cavano scupolosamente.
Guai a lasciarne solo una! È un grave segno di sciatteria (nziamé!)

Ringrazio l’amico Matteo Borgia per l’imbeccata.

 

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Becchenòtte

Becchenòtte s.m. = Bocconotto

Prodotto di pasticceria di origini abruzzesi.

Il bocconotto è un pasticcino di pasta frolla ripieno di miele, crema pasticcera, marmellata o di cioccolato.

Il nome deriva dal fatto che questi dolci sono piccoli abbastanza da poter essere mangiati in un solo boccone, magari accompagnati da vino passito.

La variante pugliese, prevede un ripieno di mandorle e amarene, racchiuso nel medesimo involucro compatto.

Scherzosamente, qualdo qlcu sbadiglia senza coprirsi la bocca spalancata, si sente dire da qualche astante buontempone che imita lo sbadiglio: Aaahum, ‘nu becchenòtte! = Aaahum, ci vorrebbe un bocconotto per chiudergli la bocca!

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Becchetjille

Becchetjille s.m. = Pizzetto

Barba tagliata a punta o arrotondata sul mento e rasata sulle guance.

Nell’esempio (foto dal web) è raffigurato ‘u becchjille di Leonardo Di Caprio.

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Bedèlle

Bedèlle s.m. = bidello, bidella.

Chi è addetto alla pulizia dei locali scolastici e alla sorveglianza degli allievi.

E’ diventato un soprannome azzeccato.

Ora si chiamano operatori scolastici.

Ricordo Castigliego ‘u bbedèlle

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Beföne

Beföne s.m. = Malattia del frumento.

Stagonosporiosi o Carbone del frumento.

Per estensione, se qualcuno mostra di sragionare, si addita come uno che töne ‘u beföne ‘nde la chépe = ha il marcio nel cervello.

Più pittoresca la frase : tòcche de beföne = ha un tanfo di marcio (nella testa)

Viene chiamato così anche il tanfo di muffa che si avverte nei locali umidi: föte de beföne = puzza di muffa.

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Bèlla ‘ndeniške (La)

Bella ‘ndeniške (‘a) s.f. = La bella odalisca

Negli anni ’30 la Mira Lanza lanciò la prima campagna pubblicitaria in Italia per la raccolta delle figurine a punti. Raggiunto un certo punteggio si aveva diritto ad un premio. Insomma un ingegnoso sistema di fidelizzazione tuttora in auge.
In quegli anni la Liebig e la Perugina-Buitoni avevano anch’esse sponsorizzate le loro figurine. Tutti ricordano l’introvabile ” feroce Saladino” della Perugina (vedi figura a lato)

Tra le varie figurine circolanti ce n’era una intitolata “La Bella Odalisca”. Siccome la descrizione è stata riportata “a orecchio” senza sapere bene di chi si trattasse, il fatto stesso che indicava una “bella” il pensiero associa a “bella-ggiòvene” intendendo una procace ragazza di facile abbordaggio.

Non c’è una spiegazione più plausibile.

Quindi la “Bella odalisca” diventa in dialetto presumo prima “‘a bèll’adelìsche” e poi ‘A bèlla ‘ndeniške.

Era usata dalle nostre nonne in modo canzonatorio: Avì, mo vöne ‘a bèlla ‘ndenìške = Eccola, ora viene la donna irresistibile, la bella fatalona.

Un po’ come quando paragonava qualcuna che si atteggiava in modo eccessivo alla (clicca→)Regina Caitù.

Ringrazio Tonia Trimigno per l’imbeccata recepita da sua madre, la lettrice Angela la Torre che si è premurata addirittura di interpellare il poeta Franco Pinto, e Franco Zerulo per la chicca finale delle figurine Mira Lanza.

Questa è la dimostrazione lampante di come funziona questa pagina. Grazie alla collaborazione di tutti.

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Bèlla poste (a)

Bèlla poste (a) loc.id. = deliberatamente, intenzionalmente

Si riferisce ad un’azione eseguita di proposito da qlcn con l’intento di ostacolare o di danneggiare l’operato altrui.

Tenöve ‘a porta japèrte per fé trasì ‘nu pöche d’arje e Giuànne, a bella poste me l’ò chjüse = Avevo lasciato la porta aperta per far cambiare un po’ l’aria e Giovanni, di proposito (a dispetto) me l’ha chiusa.

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Bèlle e bùne

Bèlle e bùne loc.id. = Inaspettatamente

Si usa per indicare un evento che si presenta inatteso, all’improvviso, di sorpresa, repentinamente, per lo più con risvolto negativo.

Stèveme jucànne ai càrte, e Mattöje belle e bùne cadètte dalla sèggje = Stavamo giocando a carte (quando) Matteo all’improvviso cadde dalla sedia.

Simile a tutte ‘na vòlte = tutto d’un tratto (che può volgere al positivo).

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