Pòvere a chi chéde ‘ndèrre e cèrche ajüte
Povero che cade in terra e cerca aiuto.
Il mondo purtroppo è sempre stato così.
Quando si ha bisogno di una mano d’aiuto tutti si defilano, salvo a trovarseli attorno quando si sta nell’abbondanza.
Pòvere a chi chéde ‘ndèrre e cèrche ajüte
Povero che cade in terra e cerca aiuto.
Il mondo purtroppo è sempre stato così.
Quando si ha bisogno di una mano d’aiuto tutti si defilano, salvo a trovarseli attorno quando si sta nell’abbondanza.
Pòvere a chi möre, ca chi rèste ce chenzöle
Misero chi muore, ché chi rimane si consola.
Così è la vita. C’è chi si sacrifica e conduce vita grama fino alla fine dei suoi giorni. Quelli che gli sopravvivono sono meno disposti a fare rinunce.
Carmela, grazie del suggerimento
Prudüte a mmizz’a méne: o sòlde o taccaréte
Prurito nel palmo della mano o soldi o percosse (da dare o da prendere).
Previsione un po’ vaga: oroscopo incerto. Soluzioni agli antipodi.
(Basta un) pelo di donna tira un bastimento a mare.
La forza di attrazione e di persuasione delle donne è incommensurabile e assolutamente sorprendente.
In marineria non si dice “tirare” per trainare mediante cavi o catene un’imbarcazione a rimorchio.
Questa azione richiede il verbo “alare”. Pensate allo “scalo di alaggio” all’interno del porto: è un piano inclinato che scende fino al pelo dell’acqua che serve ad alare le barche a riva per riparazioni e manutenzione dello scafo.
Il verbo “tirare” sempre in marineria, significa usare armi da fuoco, dalla pistola al cannone. Fare i tiri.
Pùrche p’u cumbètte ‘mmocche (‘u) Prov.
Il porco con il confetto in bocca . In effetti il confetto in bocca al maiale è inadeguato o sprecato, perché il suino è abituato a mangiare ben altre sozzerie.
Si cita questo Detto quando si vuole additare qualcuno che non si trova a proprio agio o non è adatto a sostenere o ad affrontare situazioni o circostanze inusuali o superiori alla sua capacità.
Questo Detto è simile all’inadeguatezza del noto “asino in mezzo ai suoni” o a quella della “chitarra in mano ai cafoni“.
Scherzosamente si indicava ad es. qualcuno che, mentre gli amici sono in jeans e maglietta al bar o dal barbiere, si presenta in bottega con abito elegante, giacca e cravatta.
Püre li pólece tènene ‘a tòsse
Anche le pulci hanno la tosse.
Non è questione di raffreddore…
Cioè, anche chi non vale nulla si permette di sentenziare, di pontificare, di emettere giudizi, magari avventati.
Purté ‘u giglje a Sant’Andònje
Portare il giglio a Sant’Antonio.
Ironicamente, se qlcu non si crea una famiglia, e si avvicina alla quarantina senza mostrare intenzioni di farlo, si dice uà purté ‘u giglje…., come se avesse fatto voto di castità al Santo raffigurato col giglio, simbolo di purezza.
Putténe e ruffiéne, alla vecchiéje mòrene de féme
Puttane e ruffiani, alla vecchiaia muoiono di fame.
Constatazione fatalistica o condanna morale?
Ricordiamoci che ruffiano è colui che, per denaro o altro compenso o interesse personale, agevola gli amori altrui (è l’equivalente di mezzano, o magnaccia).
Esiste una variante:
Putténe e cavalle de carrozze:
böna geventù e mala vecchjèzze
Quande jèrte jì ‘a frèvele, tand’acque sté sotte
Il Detto contadino molto stringato significa: quanto alta è la ferula, tanta acqua sta sotto.
Ossia, esplicativamente: il fusto del finocchiaccio selvatico è così alto per merito delle abbondanti piogge primaverili.
I coltivatori quando vedono questa pianta bella rigogliosa se ne rallegrano perché, grazie alle copiose precipitazioni di primavera, anche le loro messi saranno abbondanti.
La misura della quantità di acqua misurata dal livello del suolo a scendere in profondità, paragonata all’altezza della pianta ovviamente è iperbolica. È impensabile in realtà, che siano caduti due metri di acqua. I metereòlogi parlano di centimetri di pioggia per metro quadrato e si allarmano quando questi superano i dieci.
Ringrazio Antonio Angelillis per la foto e Franco Rinaldi, autore di questo suo interessante articolo, che Vi consiglio di leggere, dal quale ho preso lo spunto per compilare il mio:
http://www.statoquotidiano.it/27/05/2011/ferule-e-asfodeli-a-manfredonia/49605/
Quann’jive peccenìnne te prudèvene i dentózze: e mo’ te pròdene i manózze?
Quando eri piccino ti prudevano i dentini: e ora ti prudono le manine?
E’ un esplicito invito a tenere le mani a posto per evitare danni.