Mèzze-fainèlle s.f. = Busiati, maccheroncini
Alla lettera significa mezza carruba. Sono chiamati anche, quando superano i 5 cm di lunghezza, maccarungiüne a ferrètte (maccheroncini al ferretto).
Si tratta di maccheroni di grano duro realizzati con l’aiuto di un apposito ferretto a sezione quadrata, o di un sottile stelo di giunco.
Dall’impasto di acqua e farina si staccavano due pezzi della grandezza di una nocciola. Si ponevano affiancati sulla madia.
La massaia poneva il suo stecco di ferro sopra i due gnocchetti e col palmo delle mani lo faceva scorrere un po’ in avanti in modo che la pasta morbida gli si avvolgesse intorno. Poi con un movimento rapido, afferrava il ferretto da un’estremità e con l’altra mano sfilava i due maccheroncini che risultavano col buco (come gli “ziti” tagliati, della lunghezza di 5 cm) e li poneva ad asciugare sulla setella .
Sono ottimi conditi con il ragù di agnello.
Nota: i busiati si ritrovano nella gastronomia di quasi tutte le regioni meridionali. Naturalmente cambiano nome a seconda dei luoghi. In Calabria si chiamano maccheroni ‘mparrettati (inferrettati) o cannizzuoli se vengono realizzati con sottilissime canne. Identici ai cannizzuoli sono i busiati siciliani, che devono il loro nome all’erba busa, un giunco sottilissimo. Maccheroni al ferro sono anche i maccarones a su ferritus sardi, e i minuichi lucani.
A me sembrava che l’origine del nome derivasse da un dialetto settentrionale: a quelle latitudini “buso” significa buco.
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