Tàmbe

Tàmbe s.f. = Tanfo, fetore

Puzzo stagnante e intenso, spec. di muffa, di marcio o di chiuso.

Ce sènde ‘na tàmbe de mecöne = Si sente un tanfo di muffa.

Tambe è usato anche per indicare un vago odore magari non specifico, ma sicuramente non convincente.

Ce sende ‘na tambe… Ma chè, ha’ pulezzéte i pìsce? = Si sente un tanfo… Ma per caso hai pulito i pesci?

Che tambe de pjite = Che tanfo di scarpe da ginnastica.

Sèmbe a fumé, sembe a fumé, ma nen sendüte che tambe ca sté qua jìnde? = State sempre a fumare, ma non avvertite il tanfo che c’è qua dentro?

Ce sende ‘na tambe de stàlle! = Si avverte un tanfo di stallatico.

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Talepunére

Talepunére s.f. = Talpa

La Talpa (Talpa Europea) è un mammifero simile a un grosso topo, con muso appuntito e lungo; ricoperto di una morbida pelliccia bruna, ha le zampe anteriori provviste di unghie robuste, con cui scava gallerie alla ricerca di lombrichi e altri insetti di cui si nutre.

Credenze antiche: coloro che si strofinavano le mani con il sangue di questo animale acquistavano il potere di far passare i dolori e i gonfiori e le infiammazioni delle persone che ne erano affetti.

Io sono stato iniziato a questa pratica all’età di cinque o sei anni, in campagna, dove una povera bestola era finita sotto il vomere dell’aratro. Nonostante io fossi recalcitrante, ho dovuto sottopormi forzatamente all’unzione delle mie manine con il sangue della talpa.

Ne sono uscito piangente e atterrito.

Mia nonna invece era convinta che successivamente sarei diventato un taumaturgo, un  benefattore dell’umanità con l’imposizione delle mani sulle infermità dei bambini malati.

Curiosità:
Con lo stesso nome in edilizia viene designata una mostruosa trivella orizzontale che scava gallerie di grosso diametro nella montagna tanto grandi da consentire la posa della massicciata stradale o ferroviaria.

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Taleföne

Taleföne s.m. = Delfino.

Nome comune di varie specie di mammiferi marini, con pinna dorsale ben sviluppata, caratteristico muso a becco, cervello particolarmente voluminoso.
Il delfino era temuto dai pescatori per gli squarci che, se imbrigliato, arrecava alle reti nel tentativo di liberarsi.

Per noi Manfredoniani il delfino per antonomasia era Filippo (Tursiops truncatus) che viveva nello specchio di mare antistante la nostra città, e misteriosamente ucciso nel 2004.

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Tajèrre

Tajèrre s.m. = Tailleur

Abito completo da donna formato da una giacca di taglio piuttosto maschile e da una gonna dello stesso tessuto o di un tessuto coordinato.
In epoca più recente è andato di moda il tajèrre-a- pandalöne = tailleur-pantalone.

Termine intraducibile importato dal francese (pron. tajör) nella lingua italiana e quindi nel dialetto.

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Tagghjöle

Tagghjöle s.f. = Tagliola

Trappola usata per catturare topolini domestici e anche passeracei.

Esistono quelle a tavoletta e ad archetto, funzionanti con una molla a torsione, che scattano al movimento dell’animaletto che le tocca per mangiare il cibo posto come esca, catturandoli.

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Tagghjatöre

Tagghjatöre s.m. = Tagliolo a codolo

Accettabile anche la versione tagghjatüre.
È un attrezzo dei fabbri.  Si tratta do uno “scalpello passivo” a cuneo,  con il taglio rivolto verso l’alto e munito di codolo che si inserisce in uno dei fori del piano dell’incudine.
Viene usato come base su cui poggiare il ferro arroventato da tagliare, semplicemente martellandolo in corrispondenza e in direzione del suo filo di taglio fino al distacco delle parti da recidere.

Perciò il tagliolo agisce passivamente: non si batte sullo scalpello ma sul ferro da tagliare.

A parte la descrizione tecnica, diciamo che dopo aver eseguito il suo taglio, il fabbro ripone l’attrezzo infilando il suo codolo in un anello fissato al ceppo dell’incudine, per averlo sempre a portata di mano.

Nella foto è quell’oggetto a sezione di triangolo acuto che sporge sull’incudine accanto al martello.

Tagghjatöre viene da tagghjé = tagliare.
Avevo pensato di tradurre  con  “tagliatore” o “tagliatoio”.  Poi ho scoperto, dopo varie ricerche in rete, che il suo nome specifico in italiano è “tagliolo”.

Oltre a quello riponibile dei fabbri, esiste il tagliolo fisso, ben piantato in un ceppo di legno o saldato ad una piastra metallica, e viene usato dai mosaicisti per tagliare le tessere musive nella forma e nella misura voluta.

 
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Tagghjalàrde

Tagghjalàrde s.m. = Borioso

Definisce una persona piena di sé, tracotante, tronfio.

Che völe ‘stu tagghjalàrde? = Che vuole questo sbruffone?

Quando eravamo piccini, questa parola evocava un misterioso personaggio che ghermiva i bambini. Una specie di papùnne = babau.

Però ‘u tagghjalàrde aveva i suoi orari ristretti, ossia veniva d’estate, solo quando i genitori andavano a riposare nel primo pomeriggio, e noi dovevamo stare zitti e quieti per non disturbare (ca se no vöne ‘ tagghjalàrde…altrimenti…)

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Tagghjafùrce

Tagghjafùrce s.m. = Forbicina (zool.)

E’ un insetto (Forficula auricularia) fitofago (mangia vegetali), dell’ordine dei Dermatteri, famiglia delle Forficulidae, e può attaccare colture erbacee in pieno campo, ortive, ornamentali e arboree da frutto.

Erroneamente fu ritenuto pericoloso per i bambini. Con l’appendice biforcuta a guisa di forbicetta riescono a infliggere solo leggeri pizzichi, ma sono insetti del tutto innocui.

In casa lo possiamo trovare ospite in qualche frutto, specie nei dolcissimi fichi o nei fioroni, penetrati in essi dal fondo, mai dal picciolo.

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Tàgghja-buàtte

Tàgghja-buàtte soprann.= Apriscatole.

Arnese capace di tagliare il fondo di una scatola metallica. Di uso comune nelle nostre case.

Il termine è composto da tagghjé = tagliare e buàtte = scatole.

Si tratta di un soprannome locale della famiglia La Scala

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Taffe-e-ttàffe

Taffe-e-ttàffe – s.m. = Taffettà

Il termine taftah è di origine persiana, ed è diventato internazionale per l’influenza che la moda francese ha avuto nei secoli in tutto il mondo.

“Uno dei più bei tessuti in seta, con armatura a tela, caratterizzato da una densità di ordito superiore a quella di trama. Ha struttura serrata e quasi rigida, di aspetto lucido e luminoso, mano frusciante a ogni minimo movimento, leggerissimo e brillante. (Da Wikipedia)

I riflessi iride nel taffetà cangiante sono ottenuti usando in trama e in ordito filati di colori diversi.

Esiste anche il taffettà tessuto con fibre artificiali e sintetiche, molto meno pregiato.

Molto utilizzato sia nell’arredamento che nell’abbigliamento da epoche lontane, divenne il tessuto più in voga nel XVIII secolo, usato per confezionare raffinati e fruscianti abiti sia maschili che femminili, secondo il gusto Rococò del tempo.
Oggi è soprattutto usato nella moda femminile per confezionarne gonne, abiti eleganti e sciarpe, fruscianti e lucidi.; e per arredamento in tendaggi.”

Fine della parte seria.
A me piace evidenziare la storpiatura che il dialetto popolare è riuscita a combinare sul nome di questo tessuto. Le sartine lo pronunciavano bene, taffettà, ma le allieve lo hanno deformato forse volutamente in taffe-e-ttaffe, così come ci è sucessivamente pervenuto.

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