Tag: aggettivo

Castréte

Castréte agg. e s.m. = Castrato

Oggi si intende esclusivamente il maschio adulto di ovino, privato dei testicoli per favorirne l’accrescimento rapido. Le carni sono tenere e profumate specie se preparate a ragù.

La castrazione umana è detta evirazione. Chi conosce la storia della musica sa che fino all’inizio del 1900 usavano castrare i bambini prima dello sviluppo in modo che conservassero la voce bianca allo scopo di assegnare loro canti di timbro femminile.

Venivano chiamati sopranisti o evirati cantori. Il più osannato, corteggiato e pagato, fu Carlo Broschi, in arte Farinelli (Andria, 24 gennaio 1705 – Bologna, 16 settembre 1782), una vera star e prima donna….
(Vedi Farinelli)

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Carucchjéne

Carucchjéne agg. e s.m. = Avaro, taccagno, tirchio, spilorcio, pitocco.

‘Stu carucchjéne, jì scùgghje ca nen cacce lambe! = Questo taccagno è (come uno) scoglio che non reca patelle.

Ossia non aspettarti nulla, ma proprio nulla da lui.

I pescatori più anziani pronunciano carucchjéle.
Entrambe le versioni sono ugualmente accettabili.

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Capacchjöne

Capacchjöne agg. = Testone, testardo

Il soggetto che ha dato origine al soprannome o aveva una testa di considerevole stazza, o semplicemente era testardo, cocciuto.

Significa anche caparbio, ostinato nelle proprie convinzioni. Nessuno riesce a farlo desistere, nemmeno di fronte all’evidenza.
Insomma, in altri termini, può definirsi chépe de mentöne = testa di montone, di ariete.

il ‘u Capacchjöne per antonomasia era diventato spregiativamente il fondatore del Fascismo, Benito Mussolini, capacchjöne onorario.
All’epoca molti ritenevano che il suo testone contenesse un cervello dotato di una intelligenza eccezionale. Altri lo immaginavano pieno di “fumiero”, e mi fermo qui perché non parlo di Politica in questo sito.

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Cannarüte

Cannarüte agg. = Famelico, vorace, goloso

Deriva da “canna”, il tubo dell’esofago che porta il cibo dalla bocca allo stomaco, evidentemente ben funzionante.

Il termine, alla lettera, significa dotato di ottima canna, intesa come la “gola” del goloso.

Cannarüte è riferito al mangione nel senso di famelico, ingordo, insaziabile.
Per i golosi di dolciumi esiste un aggettivo specifico: Cianguljìre

Le nostre mamme bonariamente asserivano che noi monelli avevamo la “canna longhe accüme ‘i scöpe felìnje“.
Tuttavia ci assecondava, giustificando il fatto che avevamo la “canna lunga” (nel senso di essere insaziabili), paragonando la dimensione della nostra “canna” a quelle palustri, che producono quel pennacchio usato per fabbricare le scope morbide, adatte a raccogliere le ragnatele.
Potenza di sintesi del nostro dialetto!

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Cacasìcche 

Cacasìcche agg. s.m. = Taccagno, spilorcio, avaro.

Grettamente attaccato al denaro.

Non spende nulla. Nemmeno per mangiare, tanto che quando va al bagno è anche lì molto tirato.

Se non mangia abbondantemente, è chiaro che può cacare solo una “robina” striminzita!

Pòvere a j’sse! Fa una vita di stenti, e non si convince che i suoi soldi se li godranno gli altri.

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Brótte 

Brótte agg.,= Brutto, sgradevole

Riferito a situazioni, soggetti, oggetti, tempo meteorologico, cibo guasto o disgustoso, ecc. ecc.

Esisteva molti anni fa una certa Nannüne ‘a brótte, brutta per antonomasia. Non era certamente Miss Italia.

C’era anche un soprannome, valido sia al maschile, sia al femminile

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Bezzùche

Bezzùche agg. e s.m.. = Bigotto

Bigotto, devoto, pio, timorato di Dio

Al femminile fa Bezzöche.

Il termine femminile ha assunto una valenza negativa, non perché le donne frequentassero spesso la Chiesa e tutte le funzioni.

Le donnette molto bezzöche erano ritenute chiacchierone, tagghja-tagghje, e nenie viventi.

In effetti anche i più bei canti gregoriani in bocca a loro sembravano nenie strascicate talmente tanto da far addormentare i bimbi.

Non parliamo poi della storpiatura del latino!
Et anticum documentum.. diventava com’è antico lu cunvento

Tutto un programma.

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Bèrefàtte

Bèrefàtte agg. = Bello, avvenente

Che attrae, gradevole per armonia, perfezione formale, grazioso, elegante, curato, dandy.

Etimo: Ben fatto, bello fatto.

Anche questo termine è spesso usato un’antìfrasi (come per esempio che furbo! detto al posto del contrario che sciocco!).

Angöre mo’ ce sté arreteranne ‘u bèrefatte! = Solo adesso si sta rincasando il bellimbusto.

Al femminile, giustamente, fa bèrafatte = ben fatta, ben formata.

Sarcasticamente: quand’jì berafàtte, jèsse! = Come è bella, lei!

La frase va pronunciata indicando platealmente il soggetto con la mano e rivolgendosi agli astanti, come per dire: “guardatela, ma che razza di richiesta sta facendo? Costei è sfacciata ed esosa!”

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Abbaséte

Abbaséte agg = Sensato, serio

Riferito a persona corretta, responsabile, sensata.

Sepònde, sjinde a me! Códde jì ‘nu crestjéne abbaséte, jüje ‘u canòsce…= Sipontina, dammi retta! Costui è una persona sensata (dai retti principi, responsabile e serio), io lo conosco…

Se si tratta di una ragazza, si dice anche aggarbéte = garbata, in senso lato, positivo.

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