Tag: aggettivo

Zìcche

Zìcche agg. = Giusto, proprio.

Che è giusto nella misura, nella qualità e nella quantità richiesta, o prevista, o necessaria.

L’espressione zìcche-zìcche si indica la giustezza della misura. Una cosa fatta a misura, proprio giusta, senza eccedere.

Te vanne böne ‘sti scarpe? Si’, me vanne zicche-zicche! = Ti vanno bene queste scarpe? Sì, mi vanno giuste giuste.

La locuzione zicche tànne! significa = Proprio allora, giusto in quel momento.

Màmme menatte ‘u chjianjille, e me pegghjàtte zìcche ‘mbrònde = Mia madre mi lancio una ciabatta e mi colpì proprio in mezzo alla fronte.

L’amico Matteo Borgia – cui va il mio ringraziamento – mi suggerisce che: «l’etimologia di zícche è derivata da azzeccare, nel suo significato di colpire nel punto giusto ma anche di accostare, far combaciare in maniera precisa. Zícche zícche è un raddoppiamento rafforzativo.»

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Zellüse

Zellüse agg. = Cavilloso, puntiglioso

Al femminile fa zellöse.

E’ zellüse una persona che si comporta da guastafeste, che non trova mai nulla fatto bene, che le regola vengono rispettate solo da lui, che gli altri non sono mai corretti, che trova sempre il pelo nell’uovo, ecc…

Insomma un personaggio autenticamente pesante, insopportabile, antipatico.

Deriva indubbiamente dal verbo (clicca→) zellàrece = sporcarsi.  Forse perché si è cacato la mutanda e perciò puzza!

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Ze-rósse

Ze-rósse agg. e s.m. = Fulvo

Al maschile è ze-rósse (con la “ó” pronunciata stretta)
Al femminile fa ze-ròsse (con la “ò” pronunciata larga).

Significato letterale: Zio rosso/zia rossa. Non bastava dire il rosso, o la rossa? Forse perché l’appellativo zio/zia viene rivolto dai bambini riferendosi a persone adulte,  mostrando così una  certa forma di rispetto

Ze’rósse malupüle = Rosso Malpelo, rimasto nella memoria collettiva dal nomignolo affibbiato al protagonista di una novella di Giovanni Verga pubblicata nel 1890.

Sinonimo: Fàcce-canìgghje = Faccia di crusca: Rosso di capelli e con il volto pieno di efelidi (come la crusca).

I “pel di carota”, sono ritenuti soggetti simpatici e speciali.

Salvo alcuni Detti molto distanti dalla mia affermazione: ma non date retta alle malelingue!

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Zàrre

Zàrre agg. = Bacucco

Aggettivo che si usa solo nella locuzione vecchje zàrre, per indicare una persona molto anziana, magari un po’ rimbambita…

l’agg. zàrre è invariabile, mentre il sost. cambia di genere e di numero: ‘u vecchje-zarre, ‘a vècchja zarre, ‘i vjicchje zarre.

In italiano si dice “vecchio bacucco” per indicare un vegliardo rimbecillito.

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Zappenuddére

Zappenuddére agg.,  s.m. = Zapponetano

Abitante o relativo al Comune di Zapponeta.

Il Zapponetaro in genere è considerato dai Manfredoniani un buon lavoratore cui non difetta la moneta. Coltiva intensamente suoi arenili: a rotazione semina e raccoglie pomodori e ortaggi di superficie nella stagione calda, e carote, finocchi, cipolle e patate nella stagione fredda.

Ricordo alcuni ragazzi zapponetari che venivano a Manfredonia a studiare al Liceo e alla Ragioneria. Tra questi ultimi un certo Michele Scommegna. Aveva l´hobby del canto. Facemmo insieme un paio di serate a Vieste e mi sembra a Mattinata. Poi del 1964 ebbe un successo internazionale col nome di Nicola Di Bari.

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Zanne-zanne

Zanne-zanne agg. = Irregolare

Non riesco a trovare un termine di lingua italiana più appropriato che calzi bene con questo aggettivo che descrive un taglio di capelli mal riuscito a causa delll’imperizia del tonsore.

In effetti i capelli non sono stati tagliati uniformemente, e quelli rimasti scendono formando una cascata irregolare, anche se corti, come tanti grossi denti (‘i zanne) non allineati.

Qlcu dice anche che stanne tagghjéte schéle schéle = sono tagliati a scalette.

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Voccapjirte

Voccapjirte agg.s.m. = Ciarlone

Al femminile dicesi voccapèrte.

Alla lettera significa “dalla bocca aperta”.

L’aggettivo si riferisce a persona che non sa tenere un segreto, o che parla sempre e a vanvera.

Che è inaffidabile, che non merita fiducia. Anche cialtrone: parla e parla ma non conclude mai niente.

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Vescéte

Vescéte agg. = Roso da parassiti.

Il parassita in questione è la vèsce, nota ai pescatori anche con il nome di mànge-e-chéche = mangia e caca, per la sua icredibile voracità.

Il legno vescéte, ossia attaccato dalla vesce (Teredo navalis) presenta lunghe gallerie e si briciola, divenendo friabile per l’assenza di fibre, tutte divorate da questo parassita.

Il termine per estensione si riferisce a qls oggetto corroso.

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Verrüte

Verrüte agg. = Nerboruto, vigoroso.

Fornito di una muscolatura forte ed evidente. Possente e agguerrito.

Me sènde verrüte. che sso’ ch’àmma fé? = Mi sento pieno di vigore: che cosa abbiamo da fare?

Che è nella condizione giovanile di prestanza fisica, ricco di forza e vigore, specificamente per affrontare rapporti sessuali.

Il soggetto non ha problemi di erezione: più nerboruto di così…

Infatti l’aggettivo proviene dall’italiano “verro” ossia il maschio del maiale adibito esclusivamente alla riproduzione, come i cavalli stalloni. Quindi forte e potente come un verro. Insomma come un vero porco in tutti i sensi.

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