Tag: sostantivo femminile

Mullètte

Mullètte s.f. = Molletta

In termine italiano indica “pinze di piccole dimensioni per afferrare pezzetti di ghiaccio, zollette di zucchero; in partic. molle da focolare” (Sabatini-Coletti).

In dialetto mullètte indica due cse: quella per per afferrare tizzoni di carbone acceso, ma sopratutto la pinzette da bucato.

Angiolètte uà spànne i panne: ce vònne i mullètte = Angela deve stendere la biancheria lavata: occorrono le pinzette da bucato.

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Mulèlle

Mulèlle s.f. = Mela

Mela Rosales (Malus communis) della fam. delle Rosaceae

Frutto dalla forma sferica, buccia sottile variamente colorata, polpa bianca ricca di vitamine.

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Mulangéne

Mulangéne s.f. = Melanzana

La melanzana (Solanum melongena) è una pianta erbacea originaria della Cina, diffusa ai Tropici e nelle zone temperate.

Il frutto ha forma ovoidale di colore bruno-violaceo e polpa di sapore lievemente amarognolo.

Gli Arabi chiamano la melanzana badingian .

Il nome melanzana, in particolare, veniva interpretato anche come mela non sana, proprio perché non è commestibile cruda perché ricca di solanina, una sostanza velenosa.

Da noi è diffuso il piatto mulangéne a fungetjille = melanzane a funghetto. I funghi non centrano per nulla, ma la pietanza a base di melanzane, olio extra vergine, aglio, basilico, pomodori è ugualmente gustosa.

Forse perché i dadini di melanzana sono cotti alla stessa maniera con cui vengono preparati i funghetti.

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Mugghjéte


Mugghjéte  = Miliaria, sudàmina

Dermatite che colpisce d’estate le persone dalla pelle delicata, e si manifesta con un arrossamento diffuso per tutto il tronco e sulle giunture degli arti, dovuto quasi certamente alle copiose sudorazioni. È chiamata in italiano anche sudàmina, proprio per questo.

Ne sono colpiti specialmente i bambini fino a 5 anni, ma anche gli adulti dalla pelle sensibile.

Questo tipo di arrossamento cutaneo non è quello tipico delle malattie infettive dell’infanzia come la rosolia o il morbillo, ma solo stagionale.

Se volete approfondire la conoscenza di questa affezione, fortunatamente diventata rara per le migliorate condizioni igieniche-ambientali, cliccate qui

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Muffarde

Muffarde agg. = Trascurata, trasandata

E’ la versione al femminile di mufföne.

Usato anche in forma sostantivato, è riferito a una donna disordinata, trasandata, poco dedita alla cura della casa e della propria persona.

Sinonimi : ‘Ndèsce, refàlde= donne trasandate e probabilmente puzzolenti.

Ci sono sfumature che differenziano i vari t

gradi di sozzeria… e sono ben conosciute dai cultori del dialetto.

Muffarde probabilmente deriva da “muffa”, con desinenza “-ard” vagamente francesizzante (canard, clochard, mallard, pilchard, ecc.)

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Möte

Möte s.f. v.t. = Bica, mietere

1) Möte s.f. = Bica. Mucchio di covoni di grano o altri cereali.

Riassumendo: i manucchje fanno una grègne, e tante grègne fanno una möte.

Specificamente esiste ‘a möte ‘u gréne e ‘a möte ‘a pagghje. = La bica del grano e la bica della paglia.

La prima si accatastava sull’aia in attesa della trebbiatura. La seconda si erigeva man mano che, trebbiando il frumento, si procedeva a separare il grano dalla paglia.

Con le moderne macchine agricole si miete e si trebbia contemporaneamente. La paglia alla rinfusa e il grano nei sacchi chiusi automaticamente da un legaccio, vengono scaricati man mano che la mietitrebbia semovente procede per il campo.

2) Möte v.t. = Mietere, tagliare a mano o a macchina i cereali maturi: möte l’avöne, ‘u gréne = mietere l’avena, il frumento.

Impropriamente lo stesso suono ‘a möte è usato per dire motocicletta. È un termine prestato dall’italiano, non esistendo all’apparire del veicolo, un termine dialettale corrispondente.

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Mósse

Mosse s.m. = Labbra, bocca umana. Malore fisico

A) Mòsse, al maschile ‘u mósse, pronunciato con la ó molto stretta) le labbra plurale.

Mò te mènghe ‘nu şkaffe ca t’abbòtte ‘u mósse = Ora ti assesto uno schiaffo che ti gonfia le labbra.

Il termine italiano muso, da cui deriva, indica la parte anteriore prominente della testa degli animali che include la bocca. Scherzosamente o spregiativamente: faccia, volto di persona.

B) Mòsse al femminile  ‘a mòsse si pronuncia con la ò larga. Intende per esempio un disturbo intestinale.

Tutte ‘na vòlte m’jì venüte ‘una mòsse de vìscere e so jüte da söpe e da sotte = Improvvisamente ho avuto un disturbo intestinale e sono andato per vomito e diarrea (scusate).

‘Stu càvete me fé venì a mòsse de stòmeche = Questo caldo mi reca disturbi allo stomaco.

Se colpisce altri organi interni (cuore o cervello) si dice jòcce s.f. (vedi)

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Mósce

Mósce s.m, s.f. = Mùssolo, floscio, gatta

1) Mósce s.m. = Mussolo (Arca Noae).
È conosciuto in italiano come Mùssolo o Arca di Noè. Si tratta di un mollusco bivalve ora molto apprezzato. Fino agli anni ’50 era considerato un cibo da poveri (come i munelècchje, pesci piccoli di sciabica, ormai introvabili).
L’ambulante che vendeva i frutti di mare aveva il suo grido, ca tànghe ‘a còzzela chjöne! còzzele e mósce, còzzele e carèccchje, uhé! = (Voi non sapete) che ho la cozza piena! Cozze e mussoli, cozze e canestrelle, ehi!

2) Mósce agg.= Soffice, floscio, lento.
Dipende dal soggetto cui fa riferimento l’aggettivo, per es. un pallone un po’ sgonfio, un muscolo non in tensione, o qls cosa che avrebbe dovuto essere rigido e che si trova in posizione di riposo…allora (ahimé) è mósce.

Anche qlcu che è lento nel mangiare, nell’agire è definito mósce.

Al femminile l’aggettivo è mòsce, e la “ò” suona larga.

3) Mósce s.f. = Gatto.
Specificamente al femminile è gatta, o meglio micia cui somiglia il termine dialettale. Dim.musciarjille s.m. e musciarèlle s.f. = micino/a, gattino/a.

Per estensione bambino/a magrolino/a, dai movimenti lenti e dalla voce flebile.

Quand’jì bèlle ‘stu musciarjille! ‘sta musciarèlle! = Quant’è bella questo gattino! (o questa micina!)

La Mósce è anche un soprannome.

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Mòrre

Morre s.f. = Branco, moltitudine, morra.

1 – Mòrre s.f. = Branco, mandria, moltitudine. Indica, quale nome collettivo (vi ricordate la grammatica?) un gruppo più o meno numerose di animali in genere. Specificamente in dialetto si vuole indicare un insieme di suini: ‘na mòrre de pùrche = Un branco di porci.

Talvolta , scherzosamente, si riferisce anche a famiglie numerose.

Tone ‘na mòrre de fìgghje = Ha un mucchio di figli.

Devo citare un divertente episodio: in ospedale si presentarono numerosi familiari di un degente bisognoso di trasfusione. Quando il dottore del reparto emo-trasfusionale chiamò i donatori per cognome, si presentarono tutti insieme: Il medico, esterrefatto e compiaciuto, chiese: “Ma quanti siete?” Gli risposero: “noi siamo una morra!”!!

2 – Mòrre s.f. = Morra, gioco ormai in disuso, tra due giocatori che contemporaneamente “lanciano” la mano mostrando il pugno o delle dita distese, da uno a cinque. Quello che indovina con la voce e con la mano la mossa dell’avversario vince la bevuta. Molto diffuso in Italia, il gioco della morra è stato colpito dai divieti della legge, fin da medioevo, a causa delle frequenti risse che provocava.

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Mòrje

Mòrje s.f. = Scoria, morchia

Rifiuto materiale di scarto. Specificamente indica il residuo della lavorazione dei frantoi oleari artigianali.

Questo scarto, nerastro, ritenuto biodegradabile, una volta veniva sversato dai trappeti (frantoi) direttamente nei valloni di Macchia, con l’unico inconveniente di causare un acre odore che durava fino alle prime piogge. Essendo un prodotto bio degradabile non ha mai inquinato nulla.

Al giorno d’oggi queste scorie vengono sfruttate industrialmente per ricavarne un olio di bassa qualità, detto ‘olio lampante’ e non commestibile: usato una volta per alimentare le lucerne, ed ora come componente del sapone da bucato.

Cost’ùgghje jì vècchje: föte me mòrje = Quest’olio è vecchio: puzza di morchia.

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