Tag: sostantivo maschile

Scàmbe

Scàmbe s.m. = Scampo

Scampo (Nephrops norvegicus)

Crostaceo con corpo allungato e tubulare, di colore arancio.

La parte anteriore è costituito dalla fusione testa-torace ricoperta dal carapace. La parte posteriore (addome) è costituita da 6 parti mobili terminanti a coda a ventaglio.

Ha due chele lunghe e sottili.

Ottimo in umido quale componente della zuppa di pesce.

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Scagghjùzze

Scagghjùzze s.m. = Polenta fritta, con neo dialetto:”scagliozzi”.

scagghjuzze
(foto ilSipontino.net)
Si tratta di polenta, lasciata raffreddare, tagliata a fette della grandezza di una scatola di fiammiferi, e fritta in abbondantissimo olio di oliva.

Prodotto tipico pugliese, diffuso principalmente della Daunia e della Terra di Bari.

Le frittelle risultano croccanti all’esterno e morbide all’interno.

Si mangiano calde generalmente durante l’inverno.

Una volta i ragazzini le vendevano per le strade, tenute al caldo in un contenitore di latta con coperchio a sportellino incernierato, specie durante il periodo di carnevale.

Ricordo il loro grido: Scagghjùzze càvede uhé, scagghjùzze càvede e grùsse, uhé! = “scagliozzi” caldi, ohé, “scagliozzi” caldi e grossi ohé!”

I Baresi ritengono che si debbano chiamare “le scagliozze”, al femminile; secondo loro i Foggiani (e tutti i Dauni) si sbagliano.

Ma che ce frega, sono tanto gustosi, specie quando si mangiano belli caldi, che chiamarli in un modo piuttosto che in un altro è un fatto assolutamente trascurabile!

Negli ultimi anni, dopo un inspiegabile abbandono, c’è stata una riscoperta e fortunatamente ora si trovano tutto l’anno nelle pizzerie e nelle rosticcerie, per la gioia di tutti, Manfredoniani e no.

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Scacchjatjille

Scacchjatjille s.m. = Giovanotto di primo pelo

Giovane in pubertà 16 o 17enne, che si crede di essere già adulto, e si comporta in modo innaturale: a quell’età è ancora goffo, con le braccia lunghe e il torso e la voce da adolescente, la barba che non vuole decidersi a spuntare, i peli sul petto che sono miserevolmente rimasti al numero di quattro…

Insomma un mezzo disastro, spesso deriso dalle compagne coetaneee, che a 17 anni invece hanno già completato il loro sviluppo corporeo, tettine, fianchi ecc. tutto al loro giusto posto…

Il bello è che il giovane in esame vuole comportarsi come uno grande: fuma, fa il duro con i deboli e il debole con i forti (il bullo, per intenderci), ma è sempre un pivello, uno scacchjatjille!

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Sbatàcchje

Sbatàcchje s.m. = Asse di legno

Usato in edilizia dai carpentieri che preparano i casseri per il calcestruzzo.

Ll’ing.Michele Granatiero mi dà una definizione prettamente tecnica:

«Spezzone di piccole dimensioni di asse di legno utilizzato saltuariamente nella carpenteria delle strutture portanti e non di una costruzione».

Utilissimo e versatile, l’asse funge da sostegno, da distanziatore, da allineatore, ecc.

I pescatori, che non capiscono nulla di edilizia, chiamano scherzosamente sbatacchje l’organo sessuale maschile.

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Sbafandüse

Sbafandüse s.m. = Sbruffone, millantatore, spaccone

Chi si vanta di avere qualità o capacità che in realtà non possiede, comportandosi da spaccone, vantandosi di poter compiere o di aver compiuto imprese eccezionali.

Al femminile fa sbafandöse

In provincia di Potenza dicono sbafanduse o anche bafanduse.

Il termine cela una vena di simpatia verso il soggetto, noto per i suoi precedenti, perché si presume che le sue fanfaronate vengano elargite senza malizia.

Sinonimo di (clicca→)  vandasciòtte
In italiano esistono varie sfumature di sbruffone: gradasso, spaccone, vanitoso, fanfarone, smargiasso, millantatore.

Insomma un pallone gonfiato.

Mi piace riportare il termine usato in Romagna, anch’esso, a mio avviso, molto divertente: sburòn (pieno di boria, aria = vuoto…)

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Sarte

Sarte s.f. e s.m. = Sarta, sarto

1) Sarta – Donna che esercita il mestiere di sarto, confezionando in partic. abiti per donna o per bambino;

2) Sarto – Artigiano addetto al taglio e alla confezione di abiti prevalentemente maschili.

La differenza nella descrizione del mestiere non è eccessiva. variano i destinatari degli abiti.

Come tutti gli artigiani, abilissimi, si appellavano con il titolo di Maste = maestra/o

Maste-Custantüne, Mast’Andunètte, Maste Cenzèlle, Maste Nicöle, ecc.

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Saramènde

Saramènde s.m. = Tralcio, sarmento


Ramo lungo e sottile della vite, usato anche per innesti.

Quelli potati, e quindi secchi, sono utilizzati per innescare il fuoco perché di facile combustione.

Al plurale fa saramjinde.

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Sanpaulére

Sanpaulére s.m. = serpaio

Cacciatore o addomesticatore di serpenti.

La credenza popolare attribuiva al settimo figlio maschio di una famiglia numerosa, la capacità di addomesticare i serpenti e di non temere il loro morso.
Quale segno inequivocabile della sua confidenza con gli ofidi, egli ostentava, nella parte inferiore della lingua,  un notevole rigonfiamento di due vasi sanguigni.

Costui, il prescelto, il predestinato dopo altri sei fratelli, avvalendosi della protezione di San Paolo (da cui il nome sanpaulére = seguace di San Paolo) veniva chiamato per disinfestare dai serpenti qualche dimora di campagna o anche di paese.

Ovviamente queste cose non hanno alcun fondamento scientifico, e al giorno d’oggi tutt’al più strappano un sorriso di compiatimento per l’ignoranza che ci avvolgeva fino agli anni ’60 del Novecento.

La tradizione abruzzese, tuttavia, ripone in San Domenico Abate la fiducia per la protezione dal morso dei serpenti, non in San Paolo.
Ognuno confida nel Santo che più gli aggrada. I Santi fortunatamente non temono la concorrenza, né hanno invidia come gli umani.

In Abruzzo i serpai (o serpari) avvolti dalle loro graziose bestioline, il primo giovedì di maggio sfilano in processione a Cocullo (AQ), come nella foto che campeggia all’inizio di questo articolo, attinta dal web.

Il sostantivo sanpaulére è accettabile anche scritto sampaulére, perché più vicino alla sua reale pronuncia.

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Sangiuannjille

Sangiuannjille s.m. = Sughetto

Il termine è usato anche in Basilicata per designare un sughetto veloce con olio, aglio, peperoncino e pomodori pelati, fatto per condire un’improvvisata spaghettata con gli amici.

Francamente non so la derivazione del nome, che alla lettera significa “San Giovannino”.

Posso azzardare un’ipotesi: in epoca in cui i pomodori si preparavano in casa conservandoli in bottiglia o a pezzetti o sotto forma di passato, era raro che si usassero i pelati in scatola.

Quelli che si trovavano in commercio erano della famosa marca Cirio di San Giovanni a Teduccio (Napoli). Ecco, “San Giovanni” era diventato sinonimo di barattolo di pelati da chilo.
La lattina piccola, ovviamente, doveva essere “San Giovannino”.

Non pretendo di dare una spiegazione ad ogni cosa, per carità, ma mi sembra abbastanza plausibile questa ricostruzione etimologica.

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Sangiuànne

Sangiuànne s.m. = Padrino di battesimo

Dobbiamo un po’ rifarci al Vangelo. San Giovanni il precursore e cugino di Gesù, si autodefiniva ‘voce che grida nel deserto’ e viveva coperto di pelli e si nutriva di locuste (puah).

Venne chiamato il Battista, il battezzatore, perché battezzava i convertiti alla Parola di Dio con l’acqua del Giordano. Ebbe la ventura di battezzare Nostro Signore presentatosi al fiume.

L’altro San Giovanni, il più giovane degli Apostoli, cui Gesù morente affidò sua Madre dalla Croce, fu detto l’Evangelista essendo l’autore del 4° Vangelo e dell’Apocalisse.

Per secoli a Manfredonia ‘u Sangiuànne era colui che faceva da padrino in questa cerimonia, ed era rispettao moltissimo, come se fosse entrato nella parentela. Si chiamava anche ‘u cumbére Sangiuànne = Il padrino di Battesimo.

Tra lui ed il battezzato si stabiliva un legame davvero filiale. Lo si chiamava ‘compare’ e partecipava a tutti gli eventi belli e brutti della famiglia del figlioccio.

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