Tag: sostantivo maschile

Pennüte

Pennüte s.m. = posidonia, alga marina

Alga nastriforme dei bassi fondali detta Posidonia oceanica.
Presente in praterie sui fondali sabbiosi ed è un eccellente habitat per tutte le specie di pesci.

I nastri di Posidonia staccati dal fondo dal moto ondoso e le alghe morte in genere accumulati alla rinfusa sulla riva sono detti nel nostro dialetto ‘a peléme e conosciuti nel mondo col nome generico di banquettes (accumuli).

Abbiamo un esempio estivo di accumulo di alghe sulla battigia della spiaggia libera al Castello, ove la raccolta avviene raramente, non come nei vari Stabilimenti balneari, ove la rimozione avviene quotidianamente.

Il mare deposita in inverno sugli arenili delle sfere di varia grandezza (da 4 a 8 cm) formate da fibre morte di posidonia e zostera (erroneamente ritenute da noi monelli quali escrementi di delfini) aggregate dal moto ondoso e dette scientificamente Egagropili. La fantasia popolare le ha chiamate:
palle di mare, palle di Nettuno, polpette di mare, patate di mare, o kiwi di mare

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Pengöne

Pengöne s.m. = Pene

Nel significato proprio di membro virile è usato poco ai nostri giorni. Si preferisce il diffusissimo cazze. Tuttavia pengöne evidenzia, non solo dal punto di vista grammaticale, la taglia e la stazza all’accrescitivo, perciò presumibilmente in posizione di combattimento.

Vale tuttavia come equivalente di minchione, cazzone: epiteto per definire un sempliciotto senza malizia. ‘Stu pengöne chjüne d’acque! = Questo minchione pieno di acqua (ossia inservibile, non utilizzabile, inutile).

Esiste anche il soprannome di Pengöne.

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Pénecùtte

Pénecutte s.m. = Pancotto

(foto di Amilcare Renato)

Piatto rustico a base di pane secco o raffermo, bollito in acqua con aglio, e alloro, talvolta con l’aggiunta o la sostituzione di altri ingredienti, come rosmarino, cime di rape, patate affettate, rucola, cipolle, ecc.Ai miei tempi era la prima pappa che si dava ai neonati per svezzarli dal latte materno. Non esistevano ancora gli omogeneizzati!

Diciamo che è un piatto povero, perché le nostre nonne non buttavano nulla che fosse commestibile. Riciclavano il pane durissimo rendendolo appetitoso specie agli sdentati (sgagnéte).

Quello che rende il tutto sublime è l’olio garganico extra vergine di oliva, preferibilmente di Macchia, versato in abbondanza direttamente sui pezzi di pane, e magari con l’oliera di latta a becco lungo (l’ugghjarüle).

Un vero rito per un trionfo gastronomico. Altro che piatto povero!

Scherzosamente si definisce pénecutte o pénecutte-e-paténe una persona di corporatura sovrabbondante, eccessivamente flemmatica, lenta nei movimenti e nell’agire.

Esiste anche il soprannome pénecùtte, forse perché calzante alla conformazione del personaggio cui fu affibbiato il nomignolo, grosso e flemmatico, perfettamente rispondente ai “requisiti” sopra descritti.

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Pemedurjille

Pemedurjille s.m. = Pomodorino

Non è solo il diminutivo di pemedöre = pomodoro (Solanum lycopersicum).

Pemedurjille è un pomodoro piccolo, rotondo, dolcissimo, che si conservava appeso per i picciuoli in lunghi serti per l’inverno. Rappresentavano, con qualche oliva nera salata e un solo filo di olio, il condimento per un tozzo di pane, quasi per tutti i Manfredoniani, la cena consueta quotidiana.

Veniva chiamato pedemurjille de l’ùrte = pomodorino dell’orto, per distitguerlo da quello dei campi, adatto maggiormente per far conserve e sughi.

Con l’avento del pomodoro Ciliegino di Pachino, reperibile tutto l’anno, non si fanno più quei serti rossi che facevano bella mostra di sé nei negozi di fruttivendolo o nelle nostre case.

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Péle

Péle s.m., s.f. = Palo, seme (di carte da gioco), pala

1) Péle s.m. = legno lungo, appuntito, che si conficca nel terreno, allo scopo di reggere una giovane pianta o sostenere una rete di recinzione, ecc.

2) Péle s.m. = ciascuno dei quattro “semi” o “colori” che contraddistinguono le carte da gioco. In quelle italiane sono: coppe, denari, spade, bastoni per indicare rispettivamente i beoni, i ricchi, i soldati di ventura e i malfattori (quattro categorie di uomini da prendere con le molle). Nelle carte dette “francesi” (o da poker, ormai universali, entrate anche nella nostra cultura) sono: cuori, quadri, fiori, picche.

3) Péle s.f. = pala, arnese da lavoro, formato da una lama d’acciaio fissata a un manico di legno. Viene adoperato per raccogliere ammucchiare terra, pietrisco, ecc. Quella con la lama di legno e il manico molto lungo è usata per porre e ritirare il pane dal forno.

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Pegnùle

Pegnùle s.m. = Strobilo (detto pigna, o cono)

Il sostantivo pegnùle indica il cono degli alberi di pino (Pinus pinea), chiamati appunto conifere.

Stranamente in dialetto non esiste un termine per indicarne la pianta come l’italiano Pino (Pino marittimo, Pino Loricato, Pino Silvestre, Pino Cembro o delle Alpi, ecc.).

Si ricorre alla locuzione l’àreve d’i pegnùle = albero delle pigne.

I pinoli si chiamano ‘i summènde d’i pegnùle = i semi delle pigne. Usati nell’industria dolciaria e nella preparazione del “Pesto alla Genovese”, un piatto ormai diffuso in tutta Italia.

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Pedòcchje

Pedòcchje s.m. = Pidocchio

Insetto parassita dell’uomo. Il pidocchio (Pediculus humanus capitis) è semitrasparente, di colore che varia dal bruno al bianco-grigio. Le uova (lèndini) sono biancastre translucide della dimensione di circa un millimetro.

Fortunatamente le condizioni igieniche ci consentono di liberarci di questi fastidiosi animali, del tutto scomparsi dal nostro territorio

Al plurale la ò di pedòcchje si pronuncia stretta, pedócchje

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Pedeciüne

Pedeciüne s.m. = Peduncolo, picciuolo

Il peduncolo è un gambo piccolo e sottile che sostiene un organo vegetale. Per esempio quello del pomodoro, della ciliegia, della mela, della foglia, del riccio di castagna. ecc.

Per estensione a Manfredonia intendiamo con pedecjüne anche i filamenti di bisso che fuoriescono dalle cozze e che le tengono attaccati agli scogli.

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Peddìtre

Peddìtre s.m. = Puledro

È il cavallo giovane, il piccolo degli equini in genere.

Noi abitatori di città lo chiamavamo più semplicemente cavallócce = cavalluccio.

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Pecciöne

Pecciöne s.m. = Vulva

Definizione scientifica: Insieme degli organi esterni dell’apparato genitale femminile, situati sotto il trigono urogenitale e dinanzi al pube. Al plurale fa pecciüne.

Volgarmente è detta peccjàcche s.f., peccjacchélle s.f.. peccjacchjille s.m. e peccjaccöne s.m. a seconda dell’età e soprattutto dell’avvenenza della sua posseditrice.

Talora, sempre volgarmente, è detta anche perchjacche s.f. e ciànne s.m.

‘U pecciöne de màaaamete! = Urlo di reazione di ragazzini vittime di un fallaccio durante le fasi di gioco di calcio alla terra gialla (Piazzale Ferri) quando gli arbitri erano gli stessi giocatori, e non c’era l’uso di rotolarsi per terra dopo aver preso la botta.

Un simpatico sfottò: Che te mànge pe’ ciöne? Pecciöne! = Che mangi per cena? Piccione!
L’ambiguità è data dalla doppia c…

Comunque ciöne s.f. = cena, è un termine abbastanza recente.

Divertentissimo il sostantivo sciacqua-pecciöne per significare una sbobba, una minestra senza sapore, una brodaglia insipida.

Meglio che mi fermi qui, altrimenti questo mio faticoso lavoro di ricerca linguistica rischia di essere bloccato dai benpensanti.

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