Tag: sostantivo maschile

Mucedjànde

Mucedjànde s.m. = Omicida, serial killer

Alla lettera: che va facendo omicidi.

Come se fosse il suo mestiere: che àrte fé? ‘U mucedjànte…

Che ha commesso un omicidio singolo o pluirimo.
Pluriomicida. Capace di commettere omicidi.

Più attenuato il significato nel linguaggio familiare. Significa che il soggetto tende, è portato ed è anche capace di compiere crimini. In questo caso sarebbe più appropriato usare malazzjunànte.

Ammessa anche la grafia mucidjànde.

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Mucciacöne

Mucciacöne s.m. = Rimpiattino

Gioco di ragazzi, detto anche nascondino, in cui uno a turno deve cercare i compagni che si sono nascosti.

Un bimbo viene sorteggiato dalla “conta”, ed è destinato a cercare i compagni. Egli si pone davanti al muro – che è la base operativa – e conta da 1 a 51. In questo lasso di tempo i suoi compagni si dileguano e si nascondono. Quando il “cercatore” si muove alla ricerca dei compagni lasca la base sguarnita.
Allora gli amici nascosti, uno alla volta, corrono verso di essa, toccano la parete e dicono: “Cinquantuno!” In questo modo sono salvi. Il primo che viene intravisto dal cercatore passerà di ruolo, da “braccato” a “cacciatore”.

A Monte Sant’Angelo è chiamato mucciajatte = Nascondi gatto. Il  che mi fa pensare che in origine, con pronuncia foggiana, poteva anche essere nascondi-cane, muccia-cüne….Da qui è facile cambiare la desinenza…

Il gioco del nascondino era conosciuto anche come mucciatòrje, termine ormai in disuso, e anche come “Cinquantuno trombone”. Perché trombone? Mistero….

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Mósse-spacchéte

Mósse-spacchéte s.m. . = Labbro Leporino

Il labbro leporino (labiopalatoschisi) e’ una malformazione neonatale che interessa il labbro superiore ed il palato provocandone una fessura piu’ o meno estesa.

Patologia abbastanza rara che si presenta con un taglio netto al labbro superiore e talvolta è interessato anche il palato, e crea problemi non solo estetici, ma funzionali.

La chirurgia plastica in questi ultimi decenni ha fatto passi da gigante, e perciò non si vedono più in giro soggetti sfigurati come in passato.

Esiste anche un soprannome crudelmente affibbiato alla persona colpita da questa patologia.

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Mósse

Mosse s.m. = Labbra, bocca umana. Malore fisico

A) Mòsse, al maschile ‘u mósse, pronunciato con la ó molto stretta) le labbra plurale.

Mò te mènghe ‘nu şkaffe ca t’abbòtte ‘u mósse = Ora ti assesto uno schiaffo che ti gonfia le labbra.

Il termine italiano muso, da cui deriva, indica la parte anteriore prominente della testa degli animali che include la bocca. Scherzosamente o spregiativamente: faccia, volto di persona.

B) Mòsse al femminile  ‘a mòsse si pronuncia con la ò larga. Intende per esempio un disturbo intestinale.

Tutte ‘na vòlte m’jì venüte ‘una mòsse de vìscere e so jüte da söpe e da sotte = Improvvisamente ho avuto un disturbo intestinale e sono andato per vomito e diarrea (scusate).

‘Stu càvete me fé venì a mòsse de stòmeche = Questo caldo mi reca disturbi allo stomaco.

Se colpisce altri organi interni (cuore o cervello) si dice jòcce s.f. (vedi)

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Mósce

Mósce s.m, s.f. = Mùssolo, floscio, gatta

1) Mósce s.m. = Mussolo (Arca Noae).
È conosciuto in italiano come Mùssolo o Arca di Noè. Si tratta di un mollusco bivalve ora molto apprezzato. Fino agli anni ’50 era considerato un cibo da poveri (come i munelècchje, pesci piccoli di sciabica, ormai introvabili).
L’ambulante che vendeva i frutti di mare aveva il suo grido, ca tànghe ‘a còzzela chjöne! còzzele e mósce, còzzele e carèccchje, uhé! = (Voi non sapete) che ho la cozza piena! Cozze e mussoli, cozze e canestrelle, ehi!

2) Mósce agg.= Soffice, floscio, lento.
Dipende dal soggetto cui fa riferimento l’aggettivo, per es. un pallone un po’ sgonfio, un muscolo non in tensione, o qls cosa che avrebbe dovuto essere rigido e che si trova in posizione di riposo…allora (ahimé) è mósce.

Anche qlcu che è lento nel mangiare, nell’agire è definito mósce.

Al femminile l’aggettivo è mòsce, e la “ò” suona larga.

3) Mósce s.f. = Gatto.
Specificamente al femminile è gatta, o meglio micia cui somiglia il termine dialettale. Dim.musciarjille s.m. e musciarèlle s.f. = micino/a, gattino/a.

Per estensione bambino/a magrolino/a, dai movimenti lenti e dalla voce flebile.

Quand’jì bèlle ‘stu musciarjille! ‘sta musciarèlle! = Quant’è bella questo gattino! (o questa micina!)

La Mósce è anche un soprannome.

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Mórme

Mórme s.m. = Pagello Mormora (Lithognathus mormyrus )

Pesce marino del Mediterraneo della famiglia degli Spàridi
Sparidae, dell’Ordine dei Perciformi Perciformes

Ottimo arrostito o in umido.

Denominazioni dialettali
Pagello mòrmora (Italiano); Murmoa, Murmua, Mormou, Mormua, Mormero, Mourmena, Mourmouna, Mormora, Mormo, Mormoa (Liguria); Mòrma, Mormiro, Mormùra, Pesse mòrmora (Veneto); Morma, Mormiro, Mormoro (Venezia G.); Murmuro (Toscana); Mormoro (Marche); Mùrmora, Mùrmuro (Abruzzi); Marmarozza, Pesce mormora, Mormillo (Lazio); Màrmele, Màrmora, Màrmoro, Màrmuro, Mùrmora, Mùrmoro, Mormillo (Campania); Càsciula, Càsciulu, Càsciolu, Càsciola, Còscele, Gàsciula, Vasciola, Gosciole, Osciola, Vòsciola, Vòscele, Vosciele, Màrmuro, Mùrmuro (Puglie); Aìula (Calabria); Ajola, Marmora, Ajoula, Ajula, Ajulu, Ajulu impiriali, Gajula (Sicilia); Bristanu, Vristanu, Ajulu, Mamungiuni, Murmilluni, Murruda (Sardegna). (notizia raccolta dalla rete)

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Mómmele

Mómmele agg. e s.m.= Debole, vile.

Epiteto offensivo che descrive un uomo di poco valore, debole fisicamente e/o caratterialmente.

Invariabile al maschile, al femminile, al singolare e al plurale.

Si pronuncia sempre rafforzando la “m” iniziale per enfatizzare l’aggettivo e il sostantivo, specie se è preceduto dall’artico ‘u e ‘nu = un, il.

Sì pròpete ‘nu mmómmele! = Sei proprio un fesso (agg.)
Giuànne jì mómmele = Giovanni è debole (agg.).

Usato come sostantivo ha il significato dell’aggettivo.
Uì, mò vóne ‘u mmómmele = Ecco, ora arriva il fesso (s.m.).

Al superlativo è mummelacchjöne

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Mollettöne 

Mollettöne s.m. = Termocoperta

Coperta a doppio strato di lana morbidissima, garzata e molto calda.

Faceva parte del corredo della sposa assieme alla trapunta.

 

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Möle

Möle s.m. e s.f. = Miele, mola, mela

1) ‘U möle = miele, sostanza fluida zuccherina, di colore variabile dal biondo al bruno, dolciastra, che le api producono succhiando il nettare dai fiori;

2) ‘A möle = mola, utensile rotante costituito da un disco di materiale abrasivo (in genere un calcare ricco di silice) usato spec. nella lavorazione di oggetti metallici o per affilare coltelli e forbici.

In dialetto è detta anche ‘a möle a smerìglje = Mola a smeriglio.

3) ‘A möle = mela, frutto commestibile del melo, albero della fam. delle Rosaceae (Malus communis) di forma pressoché sferica e rivestita da una buccia sottile di colore diverso a seconda delle varietà, con polpa biancastra, consistente e dolce o talvolta acidula.

Per evitare confusione, spessissimo si dice mulèlle: infatti sembra anche più facile da pronunciare.

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Móffle

Móffle s.m. = Sorso, sorsata, boccata

Quantità di liquido che si può inghiottire in una sola volta senza prendere fiato.

Per estensione si intende anche piccola quantità di liquido ingerito.

L’italiano fa distinzione tra sorso e boccata.
Sorso: quantità di liquido che si inghiotte in una volta.
Boccata: quantità che può essere contenuta nella bocca.

Da noi si dice móffle sia se in bocca va un liquido, sia se ci va aria o fumo.

‘U frigorìfre stöve sfascéte e manghe ‘nu móffle d’acqua frèške me putöve fé. = Il frigorifero era rotto e nemmeno un sorso di acqua freşche mi potevo fare.

Definiamo móffele anche quando il sorso è del tutto involontario, come nel caso del bagnante che durante la nuotata ingerisce acqua di mare per l’incresparsi dell’onda.

Agghje fatte ‘u móffele
 = Ho ingoiato acqua marina.

Quando eravamo giovincelli, senza soldi in tasca, chiedevamo all’amico che aveva già acceso la sua sigaretta.  In questo caso tradurrei móffle con boccata.

Che te sté fumanne? Famme fé ‘nu móffle = Che ti stai fumando? Fammi dare una boccata.

Mi hanno riferito di un aggettivo, usato scherzosamente da Ida Trotta durante un brindisi, per definire un vino di qualità: mufflüse, ossia che si fa bere volentieri.   Lo trovo delizioso e comprensibile nonostante sia un termine gergale, cioè usato in una cerchia ristretta di persone, non da tutti.

Esiste il diminutivo muffelìcchje  (pronunciato anche  mufflìcchje) = Sorsetto, goccetto
Quanne mange vogghje sèmpe ‘nu muffelìcchje de vüne = Quando mangio voglio sempre un sorsetto di vino (poco, per carità!).

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