Tag: sostantivo maschile

Lacjirte

Lacjirte s.m= Sugarello

Pesce comune del Mediterraneo, della famiglia (Trachurus Trachurus), considerato alla stregua del “pesce azzurro”

Caratteristica sui due fianchi laterali una fila di spinelle esterne.
Va bene al cartoccio, fritto o in umido, al sughetto.
Che derivi da qui il nome italiano sugarello? Può anche essere che il nome derivi da sughero, perché alla brace le carni tendono a presentarsi asciutte, stoppose o compatte come il sughero.

Ecco come viene chiamato nelle varie forme dialettali:

Suello, Suro, Sauro, Sugarello, Sughero, Sugherello, Tràule, Sorello, Suràlu, Sciuro, Sgombro bastardo, Savaro, Lacierte, Spicaluru, Occhione.

Per constatazione diretta ricordo che in Calabria è detto Sauro, e nel Tarantino Traule, o Suro o Surino.

Merceologicamente è ritenuto di scarso pregio. Trova invece degno apprezzamento nella cucina locale.

(Foto dal web)

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Jùrne

Jùrne s.m. = Giorno, pomeriggio

Il significato più ovvio è “giorno”, inteso come parte della giornata illuminata dal sole.

Jùrne indica anche una data remota o futura.

Còdde jùrne nen ce só jüte au càmbe = Quel giorno non ci sono stato allo Stadio.
Chjiche jùrne agghja vení a truàrete = Qualche giorno verrò a trovarti.

Il termine jùrne vale anche come pomeriggio.

Véche alla spiagge ´a matüne e ´u jùrne = Vado in spiaggia al mattino e al pomeriggio. [Viéta tè! = beato te! (ndr)].
Pomeriggio si traduce anche jògge e döpe mangéte. Quelli che dicono ´u pomerìgge usano un termine taroccato, non genuinamente manfredoniano.

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Jüne alla lüne

Jüne alla lüne s.m. = Gioco fanciullesco

Alla lettera signidica “Uno alla luna”.

Era un gioco che si svolgeva all’aperto: bastavano quattro o cinque bambini.

Si faceva la conta per stabilire chi andava “sotto”. Costui di chinava a 90° e gli altri, in successione, lo scavalcavano pronunciando ognuno, ad ogni scavalcata, un’interminabile serie di frasi che cominciavano con un numero.

Chi distratto non pronunciava il numero giusto, o sbagliava l’enunciato, passava immediatamente “sotto”.

Vediamo se ricordo la sequenza:

1 – jüne alla lüne = uno alla luna
2 – düje box= due, pugilato (termine introdotto dagli Americani delle truppe Alleate); per appoggiarsi sulla schiena del “sotto” nel salto, invece di posare le palme delle mani, si ponevano i due pugni chiusi: ecco perché il “due” era associato alla boxe, per i due pugni duri, che facevano un po’ male.
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3 – tre figghje (o tre fjiteò fatte ‘u Re = tra figli (o tre puzze) ha fatto il Re
4 – sbudelléte accüme a te! = smidollati come te
5 – particolare (in italiano)
6 – spreveligghje = briciole. Saltando si colpiva simpaticamente con una pedata, coordinando i movimenti, il culo del poveretto che stava “sotto”
7 – incrociatore (in italiano): cadendo si dovevano incrociare i piedi
8 – soldatino di piombo (in italiano).cadendo si doveva restare immobili per un attimo
9 – ….non lo ricordo…..
10 – pàste e cìcere= paste e ceci
ecc. ecc.

Quelli che lo hanno giocato e che hanno una memoria meno labile della mia sono pregati di replicare e completare la sequenza. Informatevi dagli zii o dai settantenni. Lo abbiamo giocato fino agli inizi egli anni ’50.

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Jazzebbànde

Jazzebbànde s.m. = Grancassa

Tipo di tamburo di grandi dimensioni, che nelle orchestrine da ballo si percuote tenendolo poggiato al pavimento; quello delle bande da giro invece era legato alle spalle del battitore mediante una cinghia.

Per la percussione si usa un pedale che aziona un braccetto terminante a palla. Azionato ritmicamente dal batterista per marcare il tempo questa palla batteva contro la pelle tesa della faccia interna della grancassa.

Sulla faccia esterna la grancassa recava scritto a grandi caratteri il nome dell’orchestrina lungo il bordo della pelle tesa. Al centro immancabilmente, a caratteri maggiori Jazz-band (pron. Jaas-bènd).
Per esempio “Roman-New Orleans JAZZ-BAND”

Quelli che non sapevano l’inglese hanno pensato candidamente che jazz-band, pronunciato all’italiana, fosse il nome del tamburo!

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Jatta-mamöne

Jatta-mamöne s.m. = Gatto mammone

Personaggio fantastico, come papunne, nannurche, jatta masciére.
Era uno spauracchio per i bambini evocata dalle mammine allo scopo di tenercli buoni.
Parlo al passato perché i bimbi di oggi sono scafati, e a queste cose non ci credono
Per la verità nemmeno noi ci credevamo troppo,  altrimenti saremmo cresciuti tutti complessati e senza alcun sostegno psicologico.

Il maggior deterrente alle nostre monellerie era la temutissima ciabatta volante!

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Jatechére

Jatechére s.m. = Commerciante

Generalmente queste persone esercitavano il commercio ambulante di pesci e prodotti del mare. Spesso si spingevano oltre le mura cittadine (a Foggia o a Monte e a S.Giovanni).

Erano detti anche jaddechére o vjatechéle.

Si usava questo termine per distinguerlo dal pescatore vero e proprio (‘u marenére), che raramente vendeva il suo pescato in proprio.

Nel Vastese (detti ugualmente viaticari) questi commercianti portavano i pesci nelle località interne e li barattavano con formaggi, olio, vino e prodotti della terra.   Ora con la motorizzazione diffusa, ognuno usa i propri mezzi per fare acquisti secondo necessità.

Il termine deriva dal latino viaticum = per la via. Quindi (venditore) ambulante.

Nell’antica Roma per viaticum si intendeva quanto (provviste, indumenti ecc.) era necessario per affrontare un viaggio.

Per “viatico” si intende ora, per estensione,anche la Comunione somministrata ai moribondi per affrontare l’ultimo viaggio.

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Jaròfene

Jaròfene s.m. = Garofano

Il garofano (Dianthus caryophyllus) è una pianta appartenente alla famiglia delle Cariophillacee e conta numerose specie.

È utilizzata come pianta ornamentale perenne nei giardini, o in vaso per terrazzi e appartamenti, dove può fiorire per molti anni.

È usata anche per usi trerapeutici. Difatti i chiodi di garofano hanno proprietà antisettiche, antidolorifiche e antibiotiche.

Nonostante tutte queste belle qualità, il termine è usato spregiativamente per descrivere una persona scapestrata, un bellimbusto sfacciato.

Uì, mò ce ne vöne ‘u jaròfene = Eccolo, ora si presenta lo sfrontato. Ossia si presenta come se non fosse accaduto niente, mentre…

Nota di fonologia. Come quasi tutte le parole che in italiano iniziano per ‘g’, in dialetto subiscono la trasformazione in ‘j’ o la perdono proprio: uèrre, uànde, jatte, jennére, uasté, jallüne, manejé, , ecc.. = guerra, guanto, gatta, gennaio, guastare, gallina, maneggiare,

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Jammarjille

Jammarjille s.m. = Gamberetti di scoglio

Il gambero pescato in mare aperto ha una taglia media di 10 cm, ed il corpo a forma cilindrica, rivestito da una corazza non molto coriacea, che durante la crescita cambia diverse volte per ricrearne una nuova.

Esistono circa 30 mila specie di gamberi in tutto il mondo.

I gamberi del genere Palaemon(Palaemon serratus eealaemon elegans), conosciuti col nome comune di gamberetti di scoglio, sono crostacei più piccoli, dalle abitudini soprattutto notturne, sebbene sia facile trovarne anche di giorno sollevando pietre o nelle pozze di scogliera.

I palaemon sono dei gamberetti generalmente molto ricercati gastronomicamente sia dagli uomini che dai pesci!  Difatti i pescatori dilettanti li catturano col retino, pochi per volta, allo scopo di usarli come esca.

Un tipo di gamberetto diffuso è detto mazzancolla (Penaeus kerathurus).

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Jallìcchje

Jallìcchje s.m. = Spicchio

Ciascuna delle parti staccabili, avvolte da una sottile pellicola, di cui è costituito il frutto degli agrumi.

In italiano il sostantivo “spicchio” indica anche ciascuna delle parti di cui, in numero variabile, è composta  la testa dell’aglio.

È detta “spicchio” anche una fettina di agrume tagliata  con il coltello a disco o a semicerchio, usata dai pasticcieri e dai barman  a scopo aromatico e decorativo.

In dialetto invece il termine è molto specifico, ossia indica lo spicchio naturale, avvolto nella propria pellicina, così come appare nella prima foto sotto il titolo.

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Jalle 

Jalle s.m. = Gallo, galletto

Dicesi anche  o jallócce o jaddócce.

Uccello domestico, maschio della gallina, con grande cresta e piumaggio vistoso specialmente nella coda.

Modo di dire, riferito ai Foggiani, che festeggiano il 15 agosto: Sanda Marüje ‘nu jallócce a tèste = Santa Maria, un galletto a testa. Non si bada a spese!

In tempo di ristrettezze, un pollo a testa era ritenuta una biasimevole enormità.

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