Tag: sostantivo maschile

Cèveze

Cèveze s.m. = Gelso

Al plurale fa Cjìveze

Albero con foglie cuoriformi, di cui si nutrono i bachi da seta, che produce piccoli frutti commestibili.

Il frutto (Morus alba) è carnoso, color giallastro/bianco con sapore dolciastro, con una punta acidula, matura in giugno luglio.


Il Gelso nero (Morus nigra) è molto simile alla specie precedente. Ha foglie più piccole e produce frutti nero-violacei e piu’ saporiti.

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Cetrüle

Cetrüle s.m. = Cetriolo

Cetriolo (Cucumis sativus)
Pianta erbacea annuale rampicante della famiglia delle Cucurbitaceae, dotata di foglie ruvide, fiori gialli, frutti allungati, fragranti, carnosi, commestibili.

Figuratamente:
. persona sciocca e insulsa.
Ma sì pròprje ‘nu cetrüle! = Ma sei proprio uno sciocco!

. membro virile.
Allusivamente riferito ad un tipo cazzuto ‘Nu bèlle cetrüle.

Sapete la storia dell’ortolano?  Cliccate qui.

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Cèsse

Cèsse s.m. = Gabinetto, latrina

Oltre al significato di “stanzino da bagno” come si dice ora, il termine designava negli ann i ’30 specificamente la sola tazza del W.C., che – con l’avvento della fognatura – sostituì nelle nostre case il notissimo (clicca →) ruàgne.

Praticamente, non essendoci ancora l’acqua corrente in tutte le case, era una specie di imbuto, uno scaricatoio di feci e acque luride, anche quelle del bucato a mano, o della pulitura del pesci.

Scherzosamente se qualcuno chiedeva in italiano: «Che è successo?» La risposta era automatica: «C’jì rótte ‘u cèsse» = Si è spaccata la tazza del W.C. (o si è occlusa la conduttura di scarico). Ma fortunatamente solo per la rima.

Ovviamente cèsse è adoperato spregiativamente nei confronti di una persona, un film, uno spettacolo, un cantante, un ballerino ecc..

La ricerca sull’origine del termine mi ha postato al consueto latino:  recĕssu(m), deriv. di recedĕre ‘ritirarsi’.
Ricordo che nelle antiche stazioni ferroviarie, rifacendosi al latino, c’era la scritta “ritirata” e addirittura “cessi”

Visto che mi trovavo ho cercato anche WC, che  significa water closet, ossia acqua accumulata. Insomma la cassetta dello sciacquone!

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Cerotte

Ceròtte s.m. = Cerotto, Lumino stearico

Non si tratta solo del cerotto per medicare le piccole ferite, tipo Salvelox, peraltro entrato da pochi anni nella parlata locale!

Negli anni ’20 venne posto in vendita il Cerotto Bertelli per alleviare per via percutanea il dolore alla schiena, ora sostituiti da DropMed, Flectadol e simili.

 

 

Per ceròtte Intendiamo in dialetto quel piccolo contenitore di plastica cilindrico, generalmente di colore rosso, blu o bianco, talora decorato con immagini devozionali, contenente una materia combustibile, di solito cera (da cui il nome ceròtte) e uno stoppino.

Viene acceso e posto generalmente su un portaceri votivo, davanti alle immagini sacre, o davanti ai loculi cimiteriali in segno di preghiera e devozione.

Fino agli anni ’60, quando non esisteva ancora la plastica, la cera che diventava liquida per effetto del calore emanato dallo stoppino acceso, era trattenuta da un piccolo scodellino di carta oleata con i bordi pieghettati, uguali i pirotti usati dalle pasticcerie per contenere cioccolatini e dolcetti.

I venditori di lumini si piazzavano lungo il viale che porta al cimitero e lanciavano il loro grido: Ceròtte! Ceròtte p’a làmbe! = Lumini, lumini stearici per la lampada votiva.
In dialetto con il termine lumüne = lumino si intende solo quello a olio.

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Ceregnuléne

Ceregnuléne agg.s.m. e sopr.= Cerignolano

Qualcuno pronuncia anche Cerugnuléne

agg. relativo a Cerignola. Vulüve cerugnuléne = Olive cerignolane
s.m. Persona nativa di Cerignola = ‘U Ceregnuléne vènne ‘scarpe?= Il Cerignolano vende le scarpe?

Esiste anche Ceregnuléne come soprannome.

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Centìmetre 

C

Centìmetre s.m. = Metro da sarto.

E’ una fettuccia di stoffa cerata (ora di materiale plastico) larga 2 cm e lunga un metro e mezzo, marcata da 1 a 150, una tacca per ogni centimetro, che serve ai sarti per prendere le misure.

Ha una faccia di colore giallo e l’altra di colore grigio e le due estremità rinforzate con una fascetta metallica.

Ha una particolarità: per calcolare la metà della misura presa, reca stampata sul lato destro un’altra scala che segna la la mezza misura.

Per esempio in corrispondenza di 60 c’è 30, e in corrispondenza di 61 e di tutti i numeri dispari c’è una freccia.

Utilissimo ai sarti semi analfabeti dei tempi passati, con poca dimestichezza con i numeri.

In dialetto lo chiamano centìmetre solo quello ad uso deii sarti.

Quello adoperato dai falegnami, dai fabbri o dai muratori è chiamato mètre = metro.

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Cendröne

Cendröne s.m. = Chiodo

Accettabile anche scritto centröne.

Parola di chiara origine greca: κέντρον (leggi kèntron = chiodo).

Chiodo grossissimo, conficcato alla parete, che reggeva la corda per stendere i panni, o il cìceno, piccolo orcio di terracotta per contenere acqua.

E’ anche un noto soprannome.

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Cèmece

Cèmece s.m. = Cimice

Le Cimici dei letti (Cimex lectularius), cioè le cimici più diffuse, sono una specie di piccoli insetti dal corpo piatto e ovale appartenenti all’ordine dei Rincoti. Il loro colore predominante è il marrone.

Possono provocare in alcuni soggetti dopo la puntura delle reazioni allergiche ma non trasmettono malattie come gli altri parassiti dell’uomo.

Le migliorate condizioni igieniche generali hanno allontanato dai nostri territori anche questo parassita.

Al plurale fa cìmece.

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Cecerjille

Cecerjille s.m. = Chicco di grandine

Deriva, per la somiglianza morfologica, da cècere = cece (vedi)

Il termine è usato sempre al plurale. Difatti non cade mai un solo chicco di grandine!

Ma’, sté facènne ‘i cecerjille! = Mamma, sta grandinando!

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Cècere

Cècere s.m. = Cece

Pianta erbacea della fam.delle Fabaceae (Cicer Arietinum).

Cècere al plurale fa cìcere.

In Italia la coltivazione non è molto diffusa a causa delle basse rese e della scarsa richiesta; viene consumato principalmente nelle regioni meridionali.

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