Tag: Verbo transitivo

Sciuppé

Sciuppé v.t. = Spiantare

Per estensione sconficcare, estirpare, sradicare, chiodare, cavare un dente, depilare le sopracciglia, ecc. Tutti questi verbi chiedono decisione ed una certa energia nella loro esecuzione.

Lunedì vònn’èsse sciuppéte i féfe = Lunedì bisogna estirpare le piante delle fave.

Sciuppéme i rafanjille = Sradichiamo i ravanelli.

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Schemmöve

Schemmöve v.t.= Spostare, rimuovere qlco.

Usato per lo più in modo figurativo, specie nel senso di muovere a compassione.

Enótele ca chjànge: a mmè nen me fé schemmöve pe njinde per njinde! = È inutile che piangi: non mi commuovi assolutamente.

Esiste la forma riflessiva :Schemmuìrece = Turbarsi, impressionarsi, intimorirsi, muoversi, spostarsi.

Ce so’ presendéte tre bandüte p’i pestöle pundéte, ma Mecöle nen c’jì schemmusse tande= Si sono presentati tre banditi con le pistole puntate, ma Michele non si è impressionato più di tanto.

Jüje lu chjéme e códde nen ce schemmöve da llà = Io lo chiamo e quello non si muove da lì.

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Scetté

Scetté v.t. = Vomitare, gettare

1) Espulsione totale o parziale del contenuto gastrico dalla bocca, per contrazione dei muscoli dell’addome e per antiperistalsi della parete gastrica. Preceduto da sensazione di nausea (scusare se sono stato troppo scientifico).

Fjirme ‘sta màchene, ca me töne a scetté! = Ferma questa auto, che mi viene da vomitare.

2) Buttare via qlco in quanto rotto, inservibile, vecchio e sim.

Ch’a da fé pe tutte ‘sti cöse vjicchje, scjittele! = Che devi fare con tutte queste cose vecchie, buttale!

Scetté, come suono, è simile al francese jéter.

La parlata moderna preferisce dire jetté e vumeché o, peggio, vumeté. (Vedi jetté lu sanghe).

Per renderlo trisillabo come l’italiano get-ta-re, qlcu pronuncia jet-té-je

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Scazzeché

Scazzeché v.tr. = Stuzzicare, stimolare

Specificamente si riferisce all’appetito.

Scazzeché l’appetüte = stuzzicare l’appetito.

Oh, màngiatìlle ‘stu scavetatjille ca fé scazzeché l’appetüte = Ehi, mangiatelo questo scaldatello per stimolare l’appetito.

Attenti all’accento. Anticamente si usava il sostantivo maschile ‘u scàzzeche  per indicare l’antipasto, o uno spuntino vario e improvvisato.
Si tratta di una serie di stuzzichini (olive, formaggi, affettati, sottaceti, sottolio, verdure grigliate).

È andato completamente in disuso (il termine, non gli stuzzichini!)…

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Scavedé

Scavedé v.t. = Bollire, cuocere, lessare

Far cuocere del cibo in liquido bollente.

I fabbri usano questo verbo, o il similare cavedjé, per indicare l’azione di porre un ferro nella brace della forgia per renderlo incandescente e poterlo battere fino alla forma desiderata.

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Scapulé

Scapulé v.i. = Cessare di lavorare

Chiudere la giornata di lavoro.
Smettere di lavorare o studiare, uscendo di bottega o da scuola

Jògge scapuléme chjù tarde, c’hamma fenèsce d’appezzeché ‘i màneche = Oggi cessiamo più tardi (di lavorare), ché dobbiamo ultimare di attaccare le maniche (al vestito)

Qlcu pronuncia scapelé.

È un verbo che viene dritto dal latino excapulare ossia: EX = fuori e CAPULUM = cappio. Quindi excapulare = uscire dal nodo, sciogliersi, liberarsi, venir fuori.

(Ringrazio il Prof.Gaspare Cirròttola per avermi fornito l’etimologia di questo verbo).

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Scangrjé

Scangrjé v.t. = Sgomentare, intimorire

Intimidire, far soffrire a causa di un evento o di un atteggiamento pericoloso o preoccupante.

Indurre qualcuno ad abbandonare, magari anche avvalendosi di minacce, cattive abitudini o tentazioni o atteggiamenti negativi.

Tante jì stéte ‘ncudda ‘ncudde ca l’ho scangrjéte a quedda puverèlle = Tanto l’ha assillata che ha atterrita quella poverina (che certamente lo eviterà sempre ‘stu desgrazzjéte).

Esiste anche la forma riflessiva scangrjàrece = ricredersi, pentirsi, scuotersi, cambiar atteggiamento per delusione o per ravvedimento.
Disabituarsi, abbandonare consuetudini, volontariamente o per trauma o anche per costrizione.
Come dire togliere una cancrena, togliere il marcio. Un intervento deciso e radicale.

Nannètte c’jì rumaste scangrjéte dau züte e mò nen ne völe sapì
= Annetta è rimasta sgomenta dal suo fidanzato e ora non ne vuole più sapere (di trovare marito; atterrita da quel soggetto, preferirà vivere da single: ma che le ha fatto quel mascalzone?).

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Scanagghjé

Scanagghjé v.t. = Indagare, investigare.

Esaminare, cercare di conoscere qlco. approfonditamente

Qlcu dice scanegghjé o scanigghjé confondendo la radice con canìgghje, = crusca.

Credo invece che il termini derivi da “scandagliare”: sondare, cercare di capire la profondità dei fondali servendosi di un peso, per lo più di piombo, assicurato ad una sagola che si cala in mare.

Ovviamente come linguaggio figurato per capire l’andamento dei fatti altrui.

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Scalvacché

Scalvacché v.t. = Scavallare

Scalvacché ‘i jàmme = scavallare le gambe, riportare le gambe accavallate in posizione parallela.

Me vògghje fé scavalché ‘u njirve = Mi voglio far scavallare il nervo (che mi provoca dolore muscolare)

Vedere Ngalvacché

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Scalefé

Scalefé v.t. = Riscaldare

Scaldare, rendere caldo qlco.

Scàlefe ‘i maccarüne de mezzjurne, ca me li mange mo’= Riscalda i maccheroni di mezzogiorno, ché me li mangio adesso.

Mìtte a scalefé ‘stu vòmere = Metti ad arroventare questo vomere (nella forgia del fabbro)

Famme scalefé mbacce ‘a stüfe, ca me fé frìdde. = Lasciami riscaldare vicino la stufa, ché ho freddo.

Scaturito dallo spagnolo escalfar con diretta derivazione dal latino excalfacere = riscaldare.

Coniugato in forma riflessiva è scalefàrece = Riscaldarsi

 

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