Quàgghje

Quàgghje s.m. e s.f. = Caglio, quaglia

1) – ‘U quagghje s.m. – Il caglio. Sostanza acida di natura animale o anche vegetale o chimica che si aggiunge al latte per farlo coagulare al fine di ottenerne formaggio.

2) – ‘A quagghje s.f. – La quaglia (Coturnix coturnix). Ė un uccello della famiglia dei Phasianidae. Preda di spietata caccia in tutta Europa, sopravvive grazie ad allevamenti, perché si adatta abbastanza bene a vivere in cattività. Apprezzate le sue carn

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Quagghjarüle

Quagghjarüle s.m. = Richiamo per quaglie.

Questo richiamo a borsetta è costituito da una piccola sacca di pelle di forma ovale, riempita di crini e fissata ad un fischietto di osso cavo, ricavato da una zampa di coniglio, tutto rigorosamente fatto a mano.

Ecco come funziona: si regge l’osso tra il pollice e l’indice della mano destra; la sacca naturalmente pende sullo stesso palmo, Si percuote la sacca contro l’altra mano: Due colpi brevi+una pausa, due colpi brevi+una pausa. Ciù-ciù … ciù-ciù… ciù-ciù….

Uscita l’aria al primo ciù, il crine raggomitolato all’interno, cessata la botta che lo ha compresso, si allarga e fa “inspirare” alla sacca l’aria per il secondo ciù.

Un piccolo oggetto che, per la sua costruzione, richiede abilità e passione, come tutte le opere d’artigianato.

Indispensabile ai cacciatori di una volta.
(Foto attinta dal web).

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Quàccheccöse

Quàcchecöse agg. = Qualcosa, Squisito

Pronunciato staccato significa “qualche cosa”, “qualcosa”:
Attjinde, avèsse da capeté quàcche cöse! = Attento, dovesse capitare qualche cosa (di spiacevole).

Pronunciato tutto d’un fiato, è un bell’aggettivo qualificativo: per la lodata stringatezza del nostro dialetto, sintetizza le eccellenti qualità qlco.

Ed esempio decanta la qualità di un vino, la gradevolezza di uno spettacolo, il gusto di un maricaretto, l’eleganza di un vestito, ecc.

Va vüte ‘u tiétre stasöre, fànne ‘na cummèdje ‘ndialètte ca jì quacchecöse! = Vai a teatro stasera, danno una commedia in diletto che è spassosissima. Come dire che è qualcosa di eccezionale.

Ziàneme m’ho fatte assapré ‘na ciambòtte ca jöve quacchecöse! =Mia zia mi ha fatto asaporare una zuppa di pesce che era qualcosa di sublime.

Assàgge ‘stu resòlje: jì ‘na quaccheccöse! = Assaggia questo liquore (fatto in casa): è squisito.

Agghje mangéte ‘u geléte de Tumasüne: jì pròprje quaccheccöse! = Ho mangiato il gelato di Tommasino: è gustoso (o prelibato, ghiotto, delizioso, gradevole, ottimo, a scelta, tanto è veramente buono)

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Quaccavjille

Quaccavjille s.m. = Tegame

Specificamente il termine indica una sorta di bacinella dai bordi molto alti, con uno o due manici, usata dalla nostre nonne per cuocere prevalentemente verdure (rucola e orecchiette, cime di rape, cavoli, ecc.).
Etimologicamente forse viene dal greco κακαβος (leggi cacavos)

Un po’ come la caccavella napoletana.

Si pronuncia anche quacquavjille oppure, in maniera più ruspante, ma forse più tradizionale quacquavjidde.

Con l’idioma ingentilito si può usare la voce cavedére, oppure tièlle, o anche tjèllózze.

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Quabbàsce

Quabbàsce avv. = Quaggiù

Ammessa la variante acquàbbàsce

Avverbio di luogo. Induca un punto in basso, vicino a chi parla e lontano da chi ascolta.

Indica anche un luogo posto in basso rispetto ad altri punti posti più in alto, sia come altitudine sia come latitudine geografica.

Acquabbasce ce sènde ‘na tambe de mecöne = In questo locale (sottostante al piano stradale ad es.) si sente una tanfo di muffa.

Che tjimbe ca fé a Bologne? Acquabbàsce sté sèmbe ‘u söle. = Che tempo fa a Bologna? Quaggiù splende sempre il sole.

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Putténe

Putténe s.f.= Prostituta

Donna che ha relazioni sessuali frequenti e promiscue dietro compenso in denaro.

Viene dal francese putain. Dal latino popolare Puta = fanciulla, che oggi ha valenza negativa che non ebbe invece all’origine: come il termine italiano putto/a= fanciullo/a, nelle raffigurazioni artistiche in pittura o scultura.

A putténe de màmete! = Esclamazione reattiva ad una provocazione pungente.

Ad una prostituta di lunga esperienza, scafata, scaltra, si attribuisce l’accrescitivo puttanöne, o scuföne o bagàsce.

Sinonimi:zòcchele, zucculöne, scröfe.

Per eufemismo si usa definire scrufèlle, come il toscano “maiala”, quelle ragazze troppo disinibite.

Che stéte a vedì Biutifù, quidde so’ quatte scrufèlle! = Che state a guardare “Beautiful”: quelle sono quattro puttanelle.

Ci tengo a precisare che queste sono solo mie conoscenze linguistiche e non di frequentazioni. Io sono una personcina seria, non un puttaniere!

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Puttanìzzje

Puttanìzzje s.f. = Meretricio, lenocinio

Mercimonio del proprio corpo. Prostituzione.

Ai tjimbe de jògge stanne numónne de puttanizzje = Al giorno d’oggi c’è molta immoralità (esistono molte azioni immorali, specie in ambito sessuale).

Il neologismo bunga-bunga traduce bene il nostro sostantivo.

La televisione annunciava giorni fa che in Italia in questi ultimi dieci anni la moralità è sensibilmente diminuita. Per me non è certo segno di “emancipazione”.

La conseguenza? Proporzionale aumento di puttanìzzje. E non mi scambiate per bacchettone, perché i fatti di cronaca quotidiani purtroppo non mi smentiscono.

Puttanìzzje designa anche il lenocinio, ossia l’azione di chi si adopera, come intermediario, per favorire la prostituzione o amori considerati illeciti, a scopo di lucro.

Per estensione: inganno, ladrocinio, raggiro, e chi più ne ha più ne metta.

Insomma tutto il repertorio del malazzjunànde.

Ma códde, che mestjire fé? Uhm, vé facènne puttanìzzje = Ma quello, che mestiere fa? Uhm, fa compiendo misfatti.

Il termine dialettale forse si rifà ad autori ottocenteschi. La “puttanicizia” è parola usata da Giuseppe Gioacchino Belli, e poi rilanciata da Carlo Emilio Gadda, per significare impudicizia, ed è una fusione tra puttanità (licenziosità, lascivia, per Pietro l’Aretino) e impudicizia.

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Putöje

Putöje s.f. = Bottega

Bottega, laboratorio per attività artigianale.
‘A putöje du falegnéme, du ferrére, du sàrte.

Sté alla putöje = Stare a bottega da qlcu: voler imparare il suo mestiere, fare l’apprendista.

‘U uagnöne d’a putöje = Il ragazzo di bottega, l’allievo apprendista.

‘A putöje sté japèrte! = La bottega è aperta.
Così si mette in guardia scherzosamente qualche amico distrattone, segnalandogli che la patta dei suoi calzoni non è stata chiusa.

Un termine ormai andato completamente in disuso, ricordato solo dagli ottantenni, è ‘u putejüne = il botteghino, che indica specificamente il negozio del tabaccaio, che ora si chiama tabbaccüne.

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Pustéle

Pustéle s.f. = Corriera, Pullman di linea

Mezzo di trasporto, adibito originariamente, con cambio di cavalli ogni 10 miglia, al servizio di posta. Nei secoli successivi faceva anche servizio passeggeri. Con lo stesso nome italiano di “il postale” è passato al dialetto, che stranamente ha assunto il genere femminile.

In altre parti d’Italia si è chiamato Torpedone, grosso mezzi di trasporto della marca “Torpedo”, e poi autobus (solo per servizio urbano), corriera, e infine pullman.

Jì passéte ‘a pustéle pe Matenéte? = È passato il pullman per Mattinata?

Storicamente il servizio di collegamento per tutta la Puglia era gestito della SITA di Firenze (Fondata nel 1913). Negli anni ’50 la ditta Arena operava sul servizio di linea Foggia-Manfredonia-Mattinata .

La ditta Palombo & Fusilli di Manfredonia nella stessa epoca, curava il servizio per Zapponeta-Barletta-Bari.

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Pùste

Pùstes.m. = Salvadanaio

Piccolo contenitore in terracotta, plastica o altri materiali, di diverse forme, nel quale, attraverso una fessura, si introducono le monete o le banconote che si vogliono risparmiare.

 

saLvadanaio

Io rammento un salvadanaio metallico, con manico pieghevole, rilasciato dal Banco di Napoli. Aveva una fessura sulla parete superiore per le monete metalliche, ed un foro laterale per le banconote, che si introducevano arrotolate come una sigaretta.

Una volta introdotte le monete non era più possibile farle uscire nemmeno usando forcine o uncinetti… A corredo c’era anche il Libretto di risparmio.  Periodicamente i genitori si presentavano al Banco di Napoli, unico possessore della chiave, e trasferivano l’importo del denaro contenuto dentro questo “puste” sul Libretto.

Ne ve jéte spennènne ‘sti solde! Mettìtavìlle ind’u pùste = Non andate a spendere questi soldi! Metteteveli nel salvadanaio!

Saggio invito dei nonni al risparmio.

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