Maragghjöne

Maragghjöne s.m. = Mareggiata, cavallone

Burrasca marina che si verifica lungo le coste, caratterizzata da violente raffiche di vento tali da creare ondate altissime e rovinose.

Alto maroso: onda alta e violenta, tipica del mare in burrasca.

Filed under: MTagged with:

Maradòsse

Maradòsse sopr.

Soprannome di un simpatico personaggio, piccolo commerciante ambulante, che in gioventù girava per le strade con un carrettino carico di varie mercanzie trainato da un somarello. In età più avanzata esponeva le sue carabattole sul marciapiede della villa Comunale, vicino alla Chiesa Stella Maris.

Per l’etimologia , assolutamente sconosciuta, mi piace lavorare di fantasia:

a) può significare Paradosso, termine filosofico scient., “dimostrazione che, partendo da presupposti riconosciuti validi, arriva a conclusioni che sembrano contrastare col senso comune o che appaiono contraddittorie”.
Ma non credo che il popolino che affibbiava i soprannomi si intendesse di filosofia…

b) può derivare da Para dòs, ossia “per due” in lingua spagnola, parlata dagli Italiani emigrati nel ‘900 in Venezuela o in Argentina. Ordinazione al bar. “Un ruhm”. L’amico si accoda: “para dòs!”.

c) Il lettore Lino Brunetti dà la versione pervenutagli da sua madre, sarta di professione. La signora asserisce che “marados” era il nome straniero storpiato di una ditta di mercerie, era una marca in pratica. Il povero Maradòsse, defunto da pochi anni, lo lanciava come richiamo, quando si fermava agli incroci con la sua carrettella, all’epoca in cui tutti i nomi erano italianizzati per legge, cioé prima della guerra, per dare un tocco esotico al suo richiamo, alla sua mercanzia.

Filed under: Soprannomi

Mappüne

Mappüne s.f. = Straccio, cencio.

Va bene anche scritto mappïne, perché a mio giudizio le vocali ü ï sono omofone.

Il prof. Michele Ciliberti (che ringrazio) mi suggerisce che deriva dal greco “màppos” significa tovaglia, strofinaccio, straccio

Quindi: ‘mappina’ = piccola mappa.

Successivamente è passato a significare ‘pezza da piede’, tovagliolo di stoffa quadrato che i soldati italiani ricevevano in dotazione fino alla seconda guerra mondiale, con la funzione di avvolgere i piedi, a mo’ di calze.
I polpacci erano fasciati da una benda di stoffa di lana grigioverde, dello stesso colore dell’uniforme.

Lascio alla fantasia dei lettori immaginare lo stato pietoso in cui si riducevano queste mappïne dopo chilometri e chilometri di marcia.

Perciò il termine mappüne, dagli altari alla polvere, ha assunto un significato molto negativo.

Difatti lo si può riscontrare nella locuzione verbale fé a mappüne = strapazzare, bistrattare qlcn.

Simile all’altra locuzione fé a pèzze da pjite= maltrattare, umiliare.

Oggi significa più specificamente pezza, strofinaccio da cucina, cencio, straccio.

Etimologicamente potrebbe anche derivare, come diminutivo, da  màppele (attenzione all’accento sulla à).

Questa è una parte della rete da pesca, priva di armatura (ossia senza sugheri e piombi) non più utilizzabile perché lacerata, e destinata perciò alla spazzatura.

Filed under: MTagged with:

Mappélöne

Mappélone s.m.= Manrovescio

Ceffone inferto con il dorso della mano, al contrario di recchjéle che si dà con il palmo della mano.

In un modo o nell’altro..è meglio evitarli!!!

Se la sberla non è troppo forte, può chiamarsi: ‘u mappéle.

Da non confondere con ‘a màppele: cambia il genere, l’accento tonico e pure il significato

Se nen te sté ferme, mo’ te mènghe ‘nu mappelöne = Se non stai fermo, ora ti assesto uno schiaffone.

Da non confondere con il termine italiano mappale, ad uso dei geometri e degli agrimensori, relativamente alle mappe catastali.

Filed under: MTagged with:

Màppele

Màppele s.f.. s.m.= Rete da pesca, sberla

a) la màppele (al femminile-accento sulla à)) indica in effetti è solo una parte della rete, ossia il corpo centrale con maglie più fitte, collegata alla cimosa, ossia alla parte alta, quella unita alla sagola con i galleggianti, e alla parte di fondo, quella attaccata alla sagola con i piombi- Così unita, màppele, sóreve e chjómme(rete, sugheri e piombi) la rete è detta arméte= armata, ossia completa, pronta per la pesca.

Quando, nonostante le numerose rammendature, la rete non è più idonea, viene “disarmata”. Ossia si ricuperano la parte superiore e quella inferione, e si elimina la màppele, sostituendola con una nuova.

Se per caso io avessi capito male la spiegazione tecnica, riportandola quindi errata, accetto volentieri i vostri suggerimenti, pronto a correggere questo articolo.

b) ‘u mappéle (al maschile-accento sulla é) indica una sberla. (clicca qui ⇒ mappelöne)

Filed under: MTagged with: ,

Manzegnöre

 

Manzegnöre  s.m. = Monsignore

Appellativo di vescovi, patriarchi, abati mitrati secolari e di tutti i prelati facenti parte del corteggio del papa in cerimonie, o atti pubblici.

Presumo che sia la trasposizione del francese mon-seigneur = mio signore. I Francesi negli appellativi usano sovente il possessivo: madamemesdames = mia dama, mie dame = signora/e; mademoisellemesdemoiselles = mia damina, mie damine = signorina/e; monsieurmessieurs = mio signore, miei signori.

Da noi, per antonomasia, Manzegnöre è sua Eccellenza l’Arcivescovo in carica. Non c’è bisogno di indicare il nome: Manzegnöre e basta.

La gerarchia ecclesiastica impone che, rivolgendosi direttamente al Vescovo,  si debba usare il titolo di Eccellenza. Al Cardinale quello di Eminenza e al Papa l’appellativo di Santo Padre o Santità.
Se si fa loro un riferimento, su usa scrivere, o dire prima del nome: sua Eccellenza, sua Eminenza, sua Santità. 
Esempio:
Sua Santità Papa Ratzinger, tramite sua Eminenza il cardinale Giovanni Battista Re, assegnò a sua Eccellenza Monsignor Vincenzo Castoro, la Diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo.

Filed under: MTagged with:

Manuèlle

Manuèlle s.f. = Mandorla acerba

Presumo che derivi dalla contrazione di “mandorla novella”.

Ha un nome specifico perché noi Pugliesi la mangiamo con tutto il mallo, quando il guscio non ha iniziato la fase di indurimento e il seme – detto “frutto” – è ancora acquoso e dolciastro.

Per evitare fastidiosi mal di pancia se ne sconsiglia un uso esagerato.

Insomma la mènele, quantunque acerba, viene assalita sul ramo prima di crescere completamente.

Filed under: MTagged with:

Manùcchje

Manùcchje s.m. = Mannello, manipolo

Quantità di spighe che possono essere contenute in una sola mano prima di essere recise con la falce dal mietitore, quando non si usavano le macchine agricole per l’esiguità del campo.

Deriva certamente da “mano”.

I vari manùcchje, legati insieme costituivano la grègne, il covone.

Filed under: MTagged with:

Manöre

Manöre s.f. = Maniera

Modo particolare di fare, di agire, di comportarsi.

Al plurale fa manjireQuèdde töne ‘i manjire = Costei ha garbo, ha bei modi di prrsentarsi di proporsi.

Jü parle, e to fé de ‘n’ata manöre = Io dico una cosa e tu ne fai un’altra.

C’ì menéte ‘mbacce de quedda sorte de manöre = Mi ha aggredito verbalmente in una maniera strepitosa e inattesa.

Filed under: MTagged with:

Manopàtte

Manopàtte s.m. = Monopattino

Veicolo giocattolo formato da una pedana lunga e stretta con due piccole ruote e
un manubrio, che si aziona restando dritti con un piede sulla pedana e spingendo con l’altro a terra.

L’immagine mostra uno molto ben rifinito.

Quello fatto da noi invece era molto rustico e spartano.

La pedana e il manubrio erano connessi per mezzo della  ferratüre, ossia uno snodo con spinotto a occhiello, per congiungere l’asse verticale con quello orizzontale, e consentire la sterzata.
Sfilato lo spinotto i due assi si potevano sovrapporre per ridurre l’ingombro quando lo si riponeva in casa.

Il monopattino di legno della nostra generazione (1947-1950), rigorosamente costruito con le nostre mani. aveva  le ruote formate da cuscinetti a sfera “sballati”,  scartati dai meccanici perché logori

Mio padre, che era fabbro, mi costruì una ferratüre metallica che congiungeva le assi senza bisogno del consueto tacchetto di legno a supporto.

‘U manopàtte, ci impegnava in memorabili spericolate gare di velocità sull’asfalto liscio della discesa di Via del Seminario.  Alcuni lo facevano sdraiati sulla (clicca qui→) cariöle.
Se nessuno di noi ci ha rimesso la pelle, bisogna convincersi che esiste davvero l’Angelo Custode dei bambini. Per noi si è particolarmente impegnato dimostrando competenza ed efficacia!

Ogni tanto tornavamo a casa con abrasioni ad un ginocchio o ad un gomito a causa delle rovinose cadute…
Bisognava tacere e nascondere la ferita, altrimenti c’era pronto …il resto del carlino.

Filed under: MTagged with: