Quanne ‘u marüte jì puverjille, manghe ‘a megghjöre ‘u pöte vedì

Quanne ‘u marüte jì puverjille, manghe ‘a megghjöre ‘u pöte vedì

Quando il marito è poverello, nemmeno la moglie riesce a sopportarlo.

Ossia: se qlcn si trova in disgrazia, non ottiene conforto nemmeno dalle persone ritenute più vicine al malcapitato.

La storia è vecchia e si ripete sempre.

Quando il figliol prodigo, narra Gesù, possedeva denari, intorno a lui ruotavano tanti bei compagni di gozzoviglie. Quando finirono i suoi soldi, tutti gli “amici” scomparvero in un baleno.

Ringrazio la signora Nella, vedova di Tommasino il gelataio, per il simpatico proverbio suggeritomi.

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Quànne ‘u càzze mètte l’ògne e la fèsse mètte ‘a zampògne…

Quànne ‘u càzze mètte l’ògne e la fèsse mètte ‘a zampògne…

Scusate la trivialità di questo Detto. Credetemi non l’ho inventato io.

La traduzione è folgorante, cioè: “quando il membro virile genererà l’unghia e l’apparato genitale femminile originerà pene e scroto di dimensioni zampognesche…”

Questo Detto è pronunciato da qlcu spazientito per le richieste di un postulante, richieste che non possono essere eseguite perché esose o fuori della portata di chiunque. Il significato è lampante: cioè mai!

Domanda: Quann’jì ca m’ ha da dé ‘a màchene ‘mbrjiste? = Quando mi presterai l’automobile?
Risposta: Quànne ‘u càzze mètte l’ògne e la fèsse mètte ‘a zampògne. Cioè mai.

In questo caso è stato scelto zampogne solo per questioni di rima.

Viene pronunciato anche nel fare previsioni pessimistiche.
Tó tànne t’ha da laurié quànne ‘u càzze mètte l’ògne e la fèsse mètte ‘a zampògne! = Tu allora conseguirai la laurea quando accadrà un evento impensabile.

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Quanne ‘a jatte nen ce sté, ‘u sòrge abballe

Quanne ‘a jatte nen ce sté, ‘u sòrge abballe

topi ballanoQuando la gatta non c’è, il topo balla.

Un vecchio Detto che evidenzia il fatto che, senza alcun deterrente o controllo, l’uomo si lascia andare ad eccessi, stravizi, malefatte, soprusi, ecc.

L’Italiano che è insofferente a qualsiasi coercizione o alle regole del vivere civile (codice civile, codice della strada, codice etico, regole comdominiali, rispetto del bene pubblico, ecc.), in mancanza di controllo si lascia andare senza pensarci un momento.

Disse un giornalista che a fianco di ciascun Italiano ci dovrebbe essere un Carabiniere per controllarne il comportamento. Poiché questo non è possibile, assistiamo purtroppo a scempi, vandalismi di ogni genere, tazze rotte di WC e vecchi frigoriferi lasciati nei punti più impensati, eccessi di velocità dei veicoli, rumorosità insostenibile dei motorini, rifiuti sparsi fuori dall’apposito raccoglitore, bottiglie vuote di beveraggi lasciate sui muretti, a pochi metri della “campana”, inosservanza delle file agli sportelli, ecc. ecc. L’elenco è troppo lungo per continuare. Perché se percorriamo in auto qualche strada extraurbana e vediamo in lontananza una pattuglia della Polizia Stradale rallentiamo istintivamente? In quel momento noi siamo i topi che temiamo la gatta…

Mi piace associare l’immagine di questo Detto ad una classe di scolari. Che succede se la Maestra dovesse lasciare l’aula per qualche minuto? Pensate che i marmocchi se ne stiano fermi, zitti e composti ognuno nel proprio banco?
Quanne ‘a jatte nen ce sté, ‘u sòrge abballe!

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Quanne ‘a fèmene völe, fé chjöve e neveché

Quanne ‘a fèmene völe, fé chjöve e neveché

Quando una donna vuole una cosa, è capace di tutto pur di ottenerla.

Alla lettera significa: quando una femmina vuole fa piovere e nevicare. È chiaro che si tratta di linguaggio figurato.

Il Proverbio evidenzia la capacità, la caparbietà, l’ostinazione della donna, che trova sempre il modo di raggiungere il suo obiettivo, per l’indiscussa capacità di essere sempre persuasiva.

Una donna assennata usa questo carisma per evitare dissidi, e rancori. È operatrice di pace. Da premio Nobel.

Talvolta – fortunatamente in casi rari – questa sua peculiarità viene messa al servizio di una causa sbagliata. Non ci sono mezze misure: quando la donna ama oppure odia lo fa in maniera estrema!

È un’arma insidiosa capace di fomentare discordie e dissapori tra suo marito e la famiglia di lui. E il malcapitato si trova fra l’incudine e il martello….

Vince ovviamente la moglie che è capace di “far piovere e nevicare”!

Mi piace ricordare qui, a conferma della mie asserzioni, quello che recita il proverbio sui bastimenti a mare.

Ringrazio la lettrice Carmen Sovereto per il suo suggerimento.

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Quande jèrte jì ‘a frèvele, tand’acque sté sotte

Quande jèrte jì ‘a frèvele, tand’acque sté sotte

Il Detto contadino molto stringato significa: quanto alta è la ferula, tanta acqua sta sotto.

Ossia, esplicativamente: il fusto del finocchiaccio selvatico è così alto per merito delle abbondanti piogge primaverili.

I coltivatori quando vedono questa pianta bella rigogliosa se ne rallegrano perché, grazie alle copiose precipitazioni di primavera, anche le loro messi saranno abbondanti.

La misura della quantità di acqua misurata dal livello del suolo a scendere in profondità, paragonata all’altezza della pianta ovviamente è iperbolica. È impensabile in realtà, che siano caduti due metri di acqua. I metereòlogi parlano di centimetri di pioggia per metro quadrato e si allarmano quando questi superano i dieci.

Ringrazio Antonio Angelillis per la foto e Franco Rinaldi, autore di  questo suo interessante articolo, che Vi consiglio di leggere, dal quale ho preso lo spunto per compilare il mio:
http://www.statoquotidiano.it/27/05/2011/ferule-e-asfodeli-a-manfredonia/49605/

 

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Putténe e ruffiéne, alla vecchiéje mòrene de féme

Putténe e ruffiéne, alla vecchiéje mòrene de féme

Puttane e ruffiani, alla vecchiaia muoiono di fame.

Constatazione fatalistica o condanna morale?
Ricordiamoci che ruffiano  è colui che, per denaro o altro compenso o interesse personale, agevola gli amori altrui (è l’equivalente di mezzano, o magnaccia).

Esiste una variante:

Putténe e cavalle de carrozze:
böna geventù e mala vecchjèzze

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Purté ‘u giglje a Sant’Andònje

Purté ‘u giglje a Sant’Andònje

Portare il giglio a Sant’Antonio.

Ironicamente, se qlcu non si crea una famiglia, e si avvicina alla quarantina senza mostrare intenzioni di farlo, si dice uà purté ‘u giglje…., come se avesse fatto voto di castità al Santo raffigurato col giglio, simbolo di purezza.

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