Mese: Maggio 2018

Müte

Müte s.m. agg. = Imbuto, muto

1) Müte s.m. = Imbuto. Arnese di forma conica terminante con un cannello che, inserito nel collo di una bottiglia o altro recipiente, consente di travasare liquidi.

2) Müte agg. = Che non può parlare perché affetto da mutismo: essere m. dalla nascita oppure che non parla perché non vuole parlare, o resta senza parole per una forte emozione. ‘Stu uagnone jì müte = Questo ragazzo è muto.

3)Müte s.m.: colui o colei affetti da mutismo. Jì arrevéte ‘u müte = E’ arrivato il muto.

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Mutéje

Mutéje v.t. = Cambiare

Con riferimento a bambini, mettere indosso biancheria o abiti puliti o diversi da quelli precedentemente indossati. Si usa anche cangé = cambiare.

Come riflessivo si usa in verbo mutàrece.

Ajire me so’ mutéte = Ieri mi sono cambiato (la biancheria intima).

La locuzione latina Mutatis mutandis = Cambiate le cose che vanno cambiate, ha indotto il popolinol a capire che vanno “mutate” le mutande…

Io credo che il sostantivo mutanda derivi proprio da questo verbo.

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Mutarjille

Mutarjille s.m. = Imbutino

Imbuto di piccole dimensioni per travasare profumi o altri liquidi in boccettine dall’imboccatura stretta.

Da giovanotti, diciamo a metà deglianni ’50, prima dell’invenzione della lacca o del gel, usavamo ungere la capigliatura con brillantina. La Palmolive e la Linetti producevano due tipi di brillantina: quella liquida oleosa, e quella solida dalla consistenza della gelatina appiccicosa che teneva in ordine la pettinatura anche nelle giornate ventose.

Per risparmiare qualche soldino, usavamo la bottiglietta ormai svuotata della Palmolive per comprare la brillantina venduta sfusa dall’anziano droghiere Vincenzino (Vecenzüne) aiutato da suo figlio, il giovine Viscardo, (il cui negozio, passato alla terza generazione, è tuttora esistente di fronte al Castello).

Allora il pazientissimo Viscardo usava ‘u mutarjille, l’imbuto con un sottilissimo cannello che si inseriva agevolmente nel foro stretto della nostra bottiglietta: con 50 lire ci riempiva la boccetta che con il prodotto di marca costava ben 120 lire!

Ricordo ancora il profumo della Palmolive: era il profumo…della nostra giovinezza!

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Mustazze

Mustazze s.m. = baffi, mustacchi

Dal francese moustaches (pronuncia mustaš).

L’insieme dei peli che crescono sopra ciascun lato del labbro superiore dell’uomo e ahimè anche su quello di alcune donne ipertricose.

Consolatevi ragazze, perché “la donna baffuta è sempre piaciuta”!

In dialetto si intendono sempre al plurale, come forbici, pinze, occhiali, ecc.: ‘i mustazze.

In italiano si usa al singolare nella locuzione familiare “mi fa un baffo” = non me ne importa niente, non mi turba affatto. O quando proprio si vuole specificare: il baffo destro, o il baffo sinistro.

Dall’epoca della guerra fredda, seguendo lo slogan invocativo dei comunisti romani (Ha da venì Baffone!), è entrato nell’uso il termine bafföne per designare il gran baffuto Stalin che nell’immaginario popolare, come un inflessibile castigamatti, avrebbe “messo le cose a posto”.

Sulla scorta di ciò ho sentito dire anche baffètte per indicare quelli sottili ed eleganti come quelli di Errol Flynn (foto). O anche quelli inquietanti di Adolf Hitler o quelli simpatici di Charlie Chaplin (Charlot), o di Oliver Hardy (Ollio)

Temo che mustazze sia un termine quasi desueto. Si usa solo per evidenziare quelli belli imponenti e corposi.

In effetti riconosco che è più semplice usare baffe, baffette, bafföne, baffüne, termini ormai entrati di prepotenza nel nostro dialetto.

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Mustacciùle

Mustacciùle s.m. = Mostaccioli

Dolce secco natalizio a base di farina, zucchero, aromi e mandorle spezzettare.

Si ricavano dall’impasto tanti panetti a losanga di 10 cm di lunghezza maggiore.

Si infornano allineati su una apposita larga teglia di latta (‘a ramöre = la lamiera).

Si conservano a lungo perché asciutti.

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Mustaccé

Mustaccé v.t. = Riempire di schiaffi qlcn.

Esempio: “Statt’attìnd ca mò te mustaccjöje de sanghe! ” = Bada, che con una sberla di faccio sanguinare il naso, in modo che la tua faccia, così conciata, sembri dotata di baffi.

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Mušiške

Mušiške (o musiškes.f. = Carne secca.

Veniva preparata dai pastori abruzzesi in transumanza nel Tavoliere, allorquando una pecora moriva per soffocamento da erba secca, o si azzoppava, o per altre cause.

Essi ne mangiavano subito ciò che potevano.
Non avendo altro modo di preservare la restante carne, la disossavano, la spezzettavano (e forse la salavano, non so bene), e la facevano seccare in modo da poterla conservare a lungo.

La musìške rappresentava una formidabile riserva di cibo in inverno.

Quando la volevano usare, ne mettevano alcuni pezzi a bagno (proprio come si fa con il baccalà) per farla rinverdire, e poi la cuocevano regolarmente come se fosse carne fresca.

Ora è pressocché introvabile, perché se muore una pecora, grazie alla rapidità delle comunicazioni, gli Abruzzzesi ne fanno arrosticini entro le successive 24 ore.

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Muserjille

Muserjille o mesurjille s.m. = Misurino

Piccolo recipiente graduato o di misura nota, usato per il dosaggio di quantità limitate di sostanze liquide, in grani o in polvere. Anche il contenuto di un misurino.

Generalmente si intende quello della capacità di 50 ml, poiché la mesüre equivaleva a 100 ml.  Il contenitore o il contenuto veniva detto mèzza mesüre

Mìtte ‘nu mesurjille d’ùgghje = Metti (in pentola) 50 grammi di olio.

Ai miei tempi tutto si vendeva sfuso, dal sale, alle sigarette, dallo zucchero al concentrato di pomodoro.

Pochi avevano la possibilità di fare provviste, perché i soldi erano pochi, e si cucinava solo se si disponeva di contanti.
Quindi i negozianti erano disposti anche a vendere a mesurjille, addirittura a mjizze mesurjille = a mezzo misurino = a 50 ml per volta.

Era chiamato mesurjille anche una coppetta di legno tornito usato dai venditori di bruscolini davanti ai cinema. Il grido di questi era: Salatjille, salatjille, quàtte sòlde ‘u muserjille! = Bruscolini, bruscolini, a 20 centesimi a misurino.

Data la quantità esigua del suo contenuto mesurjille era usato anche per descrivere qlcu esile, gracile, poco sviluppato, meschino nel senso di stentato, miserino (che ha assonanza con muserjille).

È corretta anche la pronuncia mesurjille, da mesüre = misura.

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Musecànde

Musecànde s.m. = Musicante

È detto generalmente al plurale perché si riferisce a coloro che suonano in un gruppo orchestrale o in una banda.
Viene usato anche il sinonimo sunatüre = suonatori, musicisti, strumentisti.

Il termine musecànde ha talvolta una valenza spregiativa, non tanto per le eventuali scarse doti artistiche e tecniche, quanto perché i soggetti ingaggiati per allietare battesimi e matrimoni, facevano man bassa spudoratamente dei cumblemènte= taralli, biscotti, dolcetti e liquori distribuiti nel rifresco.

Erano tempi duri, e quando si poteva arraffare qualcosa da portare a casa i musecànde non badavano a critiche.

Qualcuno riempiva sfacciatamente di cibarie la custodia della fisarmonica e a fine serata portava via lo strumento sfoderato sulla spalla. Cose da non credere, specie se il festino era “ricco”, come quelli che si facevano a Macchia, con puperéte, scaldatelli, ceci arrostiti, pizzarelle, pagnottelle con savezìcchje, ecc.

Ecco perché dire musecànde era come dire morti di fame. Ora i veri musicisti, diplomati al Conservatorio, rischiano la fame ugualmente, perché non riescono a trovare posto come orchestrali, né nella Scuola, tanto meno come Docenti nei Conservatori, perché la Cultura in Italia è del tutto svilita.

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Muscelìcchje

Muscelìcchje agg. = Mingherlino

Al femminile è muscelècchje

Persona minutina, magra, sparuta, smagrita.

Molte ragazze, purtroppo, si sottopongono a diete ferree, così da da rischiare l’anoressia, e diventano scarne, eteree. Non sanno che a noi maschietti invece piace vederle piuttosto in carne!

Tande ca jì muscelècchje, ca assemègghje a ‘na sarde assecchéte au söle! = Tanto è smagrita che sembra una sardina seccata al sole!

Usato anche come sostantivo: Quèdda muscelècchje mo ce la porte u vjinde! = Quella ragazza magra, ora (è così leggera) che il vento se a porta via.

Secondo me deriva da musce = moscio, floscio, debole, senza forza, in forma diminutiva

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