Autore: tonino

Siccardüne

Siccardüne agg. = Segaligno, smilzo, mingherlino, scarno.

L’aggettivo si usa soltanto nella descrizione di una PERSONA di corporatura esile. Si pronuncia anche seccardüne.

Non si dice ‘n’àreve siccardüne = un albero esile… Ma un ragazzo, un anziano una signora seccardüne, sì, specie se lo si evidenzia per distinguerlo dagli altri.
Derfiva da sìcche = secco, asciutto, nel senso di pelle e ossa,senza un filo di grasso.

Canuscjüte a Mattöje Ciucchetèlle? Códdu giòvene siccardüne ca venöve a sciuppé i féve a Fundéna Röse? = Conoscete Matteo detto Ciucchetèlle? Parlo di quel giovine che veniva ad estirpare le piante secche di fave a Fonte Rosa?

Ecco, seccardüne, magrolino, per distinguerlo dagli altri giovani presenti quella volta nello stesso luogo.

Si dice anche sìcche-sìcche = smilzo, e al femm. sècca-sècche = esile.
Ho sentito anche un epiteto molto simpatico: pülesìcche = magro come un pelo,

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Sgutté

Sgutté v.t. = svuotare

Specificamente significa svuotare dall’acqua il fondo di una barca, di un recipiente, di una pozzanghera.

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Sgutte

Sgutte s.m. = Avvallamento

Infossamento, incavo del terreno, sconnessione della pavimentazione, che causa squilibrio all’andamento dei pedoni o dei ciclisti.

Il termine è usato indifferentemente anche al femminile. In questo caso suona sgòtte s.f.

Contrario, nel senso che invece dell’avvallamento si tratta di una sporgenza: ndrùppeche.

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Sguascianéte

Sguascianéte agg. = Deformato, ingrossato.

Specificamente: deforme nella persona, per l’eccessiva grassezza dovuta a ingordigia o a malattia.
Mi viene a mente il riferimento ai piedi sguascianéte che, dopo un’estate passata con gli zoccoli, non entrano più nelle scarpe.

Deriva dal verbo sguascianàrece = deformarsi.
Va bene per le persone e anche per oggetti vari, come per le ciabatte o le maglie deformate per il lungo uso.

Alcuni pronunciano squascianéte. Accettabile.

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Sguarré

Sguarré v.t. = Lacerare

Lacerare con violenza tessuti di qualsiasi natura: teli, lenzuola, mutande, camicie, tessuti muscolari umani o di bestie.

Anche questo verbo deriva dallo spagnolo desgarrar e significa stracciare, strappare.

Significa anche Squartare. Minaccia in realtà mai realizzata da nessuno. Significa: divaricare con forza le altrui cosce sino a divellerle. Quasi sempre, quando si pronuncia sguarré, si allontanano le due mani serrate a pugno, con i pollici rivolti verso il proprio petto, come se afferrassero le cosce di un galletto, o la biforcazione di un rametto, per spaccarlo in due parti con la viva forza delle braccia.

Richiamo delle mamme affettuose verso i figli intenti a giocare per strada: Mattöje!,…. Mattöje!!… Mattéjooooo!!!! , Pecché ca nen ce vine?!… Mòooje adda venì qua!! Se venghe allà, te sguàrre pe’ mizze!!! = Matteo, Perché non vieni? Adesso devi venire qui. Se vengo io là ti divido in due metà con la forza delle mie braccia.

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Sgrumé

Sgrumé v.t. = Sgrassare, deviscidare(*)

Specificamente significa togliere la mucosità che ricopre il polpo fresco,  detta  u lìppe (←clicca),  mediante “arricciatura” dei tentacoli prima di passarlo in cottura.

Lo stesso verbo sgrumé descrive l´operazione che asporta il viscido delle anguille vive. Mia madre usava la crusca o la farina, e mia nonna addirittura la cenere per l´indispensabile pulitura del capitone.

Operazioni ben note alle popolazioni locali.

NB
(*) Nel tradurre sgrumé  ho pretenziosamente inserito “deviscidare”, un verbo inesistente in lingua italiana.   Rende bene l´idea, cioè quella di asportare il viscido da una qualunque superficie. Molto di più di quanto faccia il generico”sgrassare”.
Ho solo tentato di definire un verbo univoco, che qualifichi l´azione con estrema chiarezza, senza pretendere di creare un neologismo.
Spero che  i Professoroni  dell´Accademia della Crusca, ma sopratutto i miei lettori,  mi vorranno perdonare!

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Sgrìbbje

Sgrìbbje agg = Sgraziato, malvagio, falso

L’aggettivo ha sempre e comunque una valenza negativa.

Vattìnne da quà, ‘sta sgrìbbje!= Vattene via, brutta racchia.

L’aggettivo è invariabile al singolare, al plurale, al maschile e al femminile.

Se proprio si vuol specificare il genere maschile, si dice sgrebbjöne = bruttone.

Secondo me sgrìbbje per la forte assonanza, derivi da “scriba”. Ritengo che il popolino durante le Funzioni religiose, sentendo che nel Vangelo Gesù definiva i farisei e gli scribi come falsi e ipocriti, ha facilmente collegato “scriba” a qualcosa di estremamente negativo, anche se non comprendeva esattamente chi fossero gli scribi e i farisei.

Come sempre, io esprimo opinioni personali, opinioni di per sé opinabi

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Sgregné

Sgregné v.t. = Digrignare

Accettata anche la versione sgrigné.

Far stridere i denti o fare certe smorfie quando, ad es, si addenta un’arancia agra, e si stingono le labbra, si aggrotta la fronte e si compiono altri movimenti mimici semi involontari.

Pecché quanne durmi te mìtte a sgregné i djinte? = Perché quando dormi ti metti a digrignare i denti?

Com’jì ca sgrìgne? = Perché digrigni denti?

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Sgravedàrece

Sgravedàrece v.i. = Partorire

Etimologicamente significa togliere un peso. In effetti la puerpera si è tolto un bellisimo peso dal suo corpo dando alla luce una creatura.

Il termine è specifico per gli animali femmina.

Era usato anche nella forma abbreviata sgravàrece.
Sinonimo figghjé = figliare

Riferito alla femmina umana, alla donna, alla mamma, questo verbo è molto riduttivo. La sua funzione di donna, nella specie umana, non è solo biologica, ma molto di più!

Ch’ò fàtte Sepònde, ce jì sgravedéte? = Che ha fatto Sipontina, ha partorito?

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