Sputàzze

Sputàzze s.f. = Sputo

Saliva che si espelle dalla bocca, spesso unito ad altri escreti dell’apparato respiratorio.

Quando qlc oggetto non è solido si usa dire sté appezzechéte p’a sputazze = Sta incollato con lo sputo. Notoriamente lo stputo non ha alcuna proprietà coesiva.

Si dice anche sputàcchje s.f.

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Sputacchjéte

Sputacchjéte s.f. = Sputo

“Proiettile” lanciato nella volgarissima azione di sputare la saliva in segno di disprezzo verso qlcu.

Anche lo scaracchio buttato stomachevolmente per terra dalle persone affetti da bronchite cronica (puah!).

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Spusté

Spusté v.i. = spostare, impazzire

In effetti sembrerebbe ovviamente solo il verbo spostare.Invece ha un significato più grave: impazzire.

Ma forse perchè se si sposta una rotella nel cervello si ammattisce davvero.

Cum’jì sì’ spustéte? = Com’è, sei impazzito? Si dice a qlcu che fa delle proposte o delle avances esagerate.

Che fé, spuste e vé ‘ncarròzze? = Che fai, impazzisci e vai in carrozza?

Qui spuste=impazzisci, perche sembri meno offensivo, lo si confonde con spuse=sposi, e naturalmente va in carrozza scoperta con il/la consorte.

In Germania dicono simpaticamente “ha una vite allentata”, ovviamente nel cervello.

Comunque quello che è spostato, è certamente il cervello. Infatti  ha cambiato posto, è altrove, e perciò, come si dice in italiano, è “fuori di testa”

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Spurtesé

Spurtesé v.t. = Perforare

Passare qcs. da parte a parte, trapassare (una parete, una lastra metallica, una porta, ecc.).

Deriva da pertüse = foro, pertugio.

Quindi significa fare un buco, traforare, sforacchiare, ecc

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Spunzéle

Spunzéle s.f. = Cipollotto

Si tratta del giovane turione della cipolla, all’inizio della crescita, quando il bulbo è ancora di forma cilindrica e non ha ancora cominciato ad assumere la classica forma tondeggiante come il cipollotto nocerino.

Ha aspetto bicolore: la parte interrata, commestibile, è bianca, mentre le foglie cresciute fuori terra sono di un bel verse scuro.

Vengono raccolte in primavera e sono dolcissime da mangiare crude in insalata.
Ma sono usate anche in cucina per preparare delicati soffritti.

Non so spiegarmi l’etimologia e nemmeno la somiglianza di spunzéle con l’aggettivo italiano sponsale, relativo agli sposi.

Chi mi aiuta?

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Spungeché

Spungeché v.t. = Pungere, bucare, incidere

Generalmente il verbo si usa per indicare l’operazione chirurgica fatta in casa per incidere un foruncolo allo scopo di svuotarlo del materiale purulento.

Con le migliorate condizioni igienico-alimentari, la comparsa dei foruncoli è cosa rarissima.

Quando ero bambino io tutti eravamo soggetti a questo doloroso inconveniente. Le nostre mamme usavano l’ago grosso disinfettato alla fiamma per bucare la pelle tesa della tumefazione e favorire la fuoruscita del pus.

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Spïnapùrche

Spïnapùrche s.f. = Topo di mare

Si può scrivere anche spünapùrche.
Finalmente ho reperito, grazie all’amico Amilcare Renato, il nome scientifico di questo animaletto marino che produce le famigerate spünapurche.

Il Topo di mare (Aphrodita aculeata) è un anellide invertebrato, che raggiunge la lunghezza massima di 20 cm, e vive semi sommerso dal fango sui fondali marini dei Mediterraneo, nel Atlantico settentrionale e nel Mare del Nord fino a 200 metri di profondità. Di forma ovale e piatta, ha il corpo a 40 segmenti ricoperti di pelo iridescente e contornato da aculei rigidi, atti alla sua difesa dai predatori.

Ritengo che, durante la pesca a sciabica o a strascico, il Topo di mare viene a contatto con il pescato e rilascia i suoi micidiali sottilissimi aculei, di circa 1 cm, che si conficcano, per sfregamento, nelle carni dei molluschi (seppie, calamari), e tra le squame di alcuni pesci, cefali e sparroni in particolare.

Le massaie temevano che, durante la pulitura di questi pesci, le spünapùrche trafiggessero la pelle delle loro dita, o che rimanessero nascoste all’interno dei pesci, e perciò non li compravano volentieri. Per sbarazzarsi di questi pesci “infestati” di “spine”, i pescatori li vendevano a prezzo vile.

La foto (reperita in rete) riprende il Topo di mare in posizione dorsale.

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Spüna-grosse

Spüna-grosse s.f. = Succhiello, trivellino

Il succhièllo (chiamato anche trivellino) è un piccolo utensile manuale utilizzato in falegnameria, che permette di praticare dei piccoli fori nel legno senza ricorrere all’ausilio di un trapano.
Quello illustrato qui a sinistra è formato da un unico tondino di ferro dal diametro di 5 mm. e per le sue dimensioni è chiamato spenelècchje= trivellino.

 

Esistono quelli con impugnatura di legno a forma di T di diametro maggiore, anche superiore a 25 mm. Un vero e proprio trapano, che si aziona a due mani, a metà giro per volta.

Ammessa la grafia spenagròsse spenelècchje e spinaröle , secondo le dimensioni.

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Spugghjé

Spugghjé v.t. = Spogliare

Svestire qlcu., togliergli di dosso gli indumenti, denudarlo.

Nella forma riflessiva spugghjàrece = spogliarsi, svestirsi, togliersi gli indumenti.

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