Spése agg. = poco profondo, piano
Aggettivo specifico per indicare il piatto piano, in contrapposizione a quello fondo, detto (clicca→) cuppüte o cheppüte
U piàtte spése e ‘u piàtte cheppüte = Il piatto piano e il piatto fondo
In italiano significa: pieno di speranza e ottimismo, che intravede una svolta degli eventi favorevole alle proprie aspettative.
In dialetto ha una valenza negativa, perché il soggetto non fa nulla, ma proprio nulla per la realizzazione dei suoi progetti.
Giuànne fé ‘u speranzùle = Giovanni si comporta da speranzoso, ottimista.
Insomma speranzùle quale sostantivo è diventato sinonimo di stangachjazze mazzangànne škenjille = pelandrone, scansafatiche, sfaticato, ecc.
‘Ssa lu pèrde a ‘stu speranzùle = Lascalo perdere quel fannullone.
1 : Spacchéte agg. = rotto, tagliato, spaccato.
2 – Fé ‘a spacchéte (p’a chjazze) = Fare una passeggiata per il Corso ed esporsi all’ammirazione degli altri con insistenza e vanto.
Söte agg. e s.f. = Calmo, seta, sete
1) Söte agg. = Pacato, sereno, controllato, tranquillo, quieto.
Esortazione ai bambini vivaci: Stàvete söte! = State quieti!
Di’ au mére: stàtte söte! Di’ al mare: resta fermo (impossibile)
2) Söte s.f. = La seta, fibra tessile ricavata dal bozzolo del baco da seta.
Tènghe ‘na camecètte de söte = Ho una camicetta di seta.
3) Söte s.f. = La sete, bisogno fisiologico di bere, che si manifesta con una sensazione di asciuttezza della bocca o della gola.
Me stéche murènne de söte = Mi sto morendo di sete.
L’aggettivo specificamente è riferito, solo al femminile, a ragazza vivace, briosa, effervescente ma poco propensa a svolgere lavori domestici.
Non credo che si sia mai visto un ragazzo smanajùle…
Insomma bella e piacevole nel divertimento, ma in casa decisamente škenèlle= scansafatiche.
Deriva certamente da smànje = smania, desiderio incontenibile, voglia impaziente…di andare a divertirsi.
Škètte agg. = Genuino
Puro, genuino, non in allarme, ignaro, immune da malizia o da furbizia.
Va bene anche se l’aggettivo non è riferito a persone: ‘stu vüne jì škètte! = questo vino è genuino.
L’amico Luciano Nicola Casalino che ringrazio, completa la definizione dicendo testualmente:
«Verosimilmente potrebbe apparire una derivazione da “schietto”, ma, “manfredonianamente” parlando significa tutt’altro: ignaro, quasi sprovveduto, semplice.»
Škenjille agg. s.m. = Pelandrone, pigro , scansafatiche.
Credo che il termine škenjille derivi da “schiena” nel senso di schiena delicata, tanto fragile da non potersi piegare alla fatica, né svolgere qualsiasi attività fisica…
Altri lo fanno derivare dal latino ex chinatum = che non può stare chinato, poverino.
Non può nemmeno stare davanti a un Computer.
Al femminile è škenèlle.
Anticamente erano pronunciati škenjidde e škenèdde, (come è in uso tuttora a Monte S.Angelo, in molte località garganiche e perfino a Cerignola)
Škattüse o šcattüse agg. = Dispettoso
Che si comporta in maniera irritante, indisponente, per ripicca.
Evògghje a chjamé, Giuànne fe sèmbe ‘u šcattüse = È inutile chiamarlo, tanto Giovanni si comporta sempre in maniera dispettoso, e percio non si avvicinerà mai.
Credo che voglia alludere al fatto che ti fa “crepare” (škatté) ma non muove dito per assecondarti.
L’aggettivo si usa soltanto nella descrizione di una PERSONA di corporatura esile. Si pronuncia anche seccardüne.
Non si dice ‘n’àreve siccardüne = un albero esile… Ma un ragazzo, un anziano una signora seccardüne, sì, specie se lo si evidenzia per distinguerlo dagli altri.
Derfiva da sìcche = secco, asciutto, nel senso di pelle e ossa,senza un filo di grasso.
Canuscjüte a Mattöje Ciucchetèlle? Códdu giòvene siccardüne ca venöve a sciuppé i féve a Fundéna Röse? = Conoscete Matteo detto Ciucchetèlle? Parlo di quel giovine che veniva ad estirpare le piante secche di fave a Fonte Rosa?
Ecco, seccardüne, magrolino, per distinguerlo dagli altri giovani presenti quella volta nello stesso luogo.
Si dice anche sìcche-sìcche = smilzo, e al femm. sècca-sècche = esile.
Ho sentito anche un epiteto molto simpatico: pülesìcche = magro come un pelo,
Sguascianéte agg. = Deformato, ingrossato.
Specificamente: deforme nella persona, per l’eccessiva grassezza dovuta a ingordigia o a malattia.
Mi viene a mente il riferimento ai piedi sguascianéte che, dopo un’estate passata con gli zoccoli, non entrano più nelle scarpe.
Deriva dal verbo sguascianàrece = deformarsi.
Va bene per le persone e anche per oggetti vari, come per le ciabatte o le maglie deformate per il lungo uso.
Alcuni pronunciano squascianéte. Accettabile.