Arrascéte agg. = Bramoso, voglioso
Il lettore Fabio Sahadewa Brigida – che ringrazio pubblicamente – mi dà una sintetica definizione di questo aggettivo:
«Il termine è molto usato tra i giovani ed esprime un qualcuno che mostra di desiderare tanto qualcosa (anche sessualmente).»
Un sinonimo, riferito solo persona assalita dal desiderio sessuale, è arrapéte.
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Sestüse
Sestüse agg. = Nervoso, inquieto, eccitabile
Riferito a persona che mostra impazienza, nervosismo, ansia.
Scientificamente andrebbe scritto “səstüsə“. Non lo farò più.
Sté sestüse ‘u uagnöne = è irrequieto il bambino
Deriva dal sostantivo sóste (nella forma più arcaica si diceva sumasóste)
Il termine più antico “sèste” si è modificato in “sóstë” sempre con significato di ansia, inquietudine.
Al superlativo è “sumasóstë” = iper agitazione, nervosismo, concitazione.
Ma i bufali inquieti, almeno quelli allevati nelle nostre campagne, proprio non li vedo, perché sono sono sempre tranquilli a pascolare o a ruminare!
Che provenga da “siesta“? L’immobilismo totale della controra.
Lórde
Lórde agg. = Sporco, lurido, sozzo.
Aggettivo molto diffuso per indicare una frutta, un indumento, qualsiasi oggetto non pulito.
Al femminile si pronuncia con la “ò” larga.
Attenti alla pronuncia e alla grafia! Guardate questi esempi:
‘U giaccöne lórde = il giaccone sporco
‘A giacchètta lòrde = la giacchetta sporca.
Sinonimi:di lórde:
‘nzevéte, macchjéte, ammuffardüte, ‘ncaccavüte, ‘nfanghéte, ‘ntruzzeléte. ‘mbrattéte. Quest’ultimo mi sembra più garganico, ma è talvolta usato anche dai Sipontini, perché ugualmente comprensibile. .
In italiano la gamma è più ampia:
macchiato, imbrattato, inzaccherato, infangato, unto, bisunto, impataccato, sudicio, insudiciato, sozzo, lercio, lurido, lordo.
Smundéte
Smundéte agg. = scolorito, stinto
Che ha perduto il colore, o l’intensità, la vivacità del colore.
Sbiadito, riferito specificamente a tessuti o maglierie.
Succedeva con indumenti lavati con saponi aggressivi o anche per scarsa qualità dei coloranti, che dissolvevano una parte di colore nell’acqua di lavaggio, “contaminando” altra biancheria in ammollo nella stessa bagnarola.
Lazzaréte
Lazzaréte agg. = maloconcio, malridoitto
Qualcuno pronuncia anche lazzariéte.
Si descrive una persona con numerosi segni di percosse, con di abiti sbrindellati,
Ma che jì succjisse?Sté tutte lazzaréte = Ma cosa ti è accaduto? Sei proprio malmesso!
L’aggettivo deriva sicuramente dal racconto di Gesù quando parlava del ricco Epulone e del mendico Lazzaro, immaginato pieno di stracci e di ferite leccate dai cani.
A volte si usava la locuzione: Sté accüme a Sante Làzzere per descrivere lo stato miserevole di qualcuno male in arnese.
Ringrazio Amilcare per il suggerimento.
Zianjille
Zianjille agg. n.p. = Gracile, personaggio del presepio.
Questo aggettivo deriva dal nome proprio regionale Aniello, diffusissimo tuttora in Campania. Ricordiamoci che la nostra Puglia faceva parte del Regno di Napoli (o delle due Sicilie), e che Funzionari Amministrativi e Membri Militari napoletani erano presenti anche da noi.
Quindi Zianjille significa semplicemente Zio Aniello.
Probabilmente questa persona era minuta, magrolina, gracile, tanto che i nostri nonni l’hanno tramandata fino a identificarla con uno dei pupi del Presepio. Il famoso Zianjille ìnd’u presèpje.
Forse le nuove generazioni non ne hanno mai sentito parlare, ma il pupo Zianjille era il primo ad affacciarsi alla grotta del Bambinello, prima ancora dei pastori e delle pecorelle.
Gràvede
Gràvede agg. = Pregna, gravida. Donna che è in stato di gravidanza.
In italiano corrisponde a gravida, aggettivo riferito a femmina dei mammiferi, che è in gravidanza.
Anche la femmina umana è, scientificamente parlando, un mammifero. Le nostre nonne usavano gràvede. pröne, prègne, non altra definizione. Retaggio della civiltà pastorale e contadina.
Insomma la donna in attesa era definita con lo stesso termine usate per le coniglie, le gatte, le scrofe, le giumente, le pecore, e tutti gli altri animali femmine. Troppo riduttivo, anzi per me, è un po’ spregiativo. Le generazioni successive dicevano che la gestante si doveva accatté ‘u uagnöne = comprare il bambino.
Quelle attuali.usano ngìnde, aspette ‘nu uagnöne.
Sepònde sté gràveda gròsse = La signora Siponta è incinta ed è all’ultimo stadio di gravidanza, è ormai prossima al parto.
Noi monellacci di strada, sulle note della marcia di “Garibaldi fu ferito….”, l’inno dei garibaldini, cantavamo una canzonaccia oscena in dialetto che mi astengo di trascrivere per intero. L’amore per il lessico dovrebbe farmi superare ogni titubanza, ma io sono un timidone….
Ecco il riassunto della storiella: una figliola confida alla madre il suo stato di gravidanza. E la madre chiede lumi.
Alla poveretta fanno pronunciare le parole con una accento un po’ diverso, come per mascherare la sua origine manfredoniana.
Scrivo solo la prima parte:
– Màmma mamme me sènde gràvede..
– Figghja fìgghje chi t’à mundate?
– M’à mundate ‘u Guardiane, sòtt’u pònde de Regnàne… ecc. ecc.
Mamma, mamma. mi sento incinta.
Figlia, figlia, chi ti ha fecondata?
Mi ha ingravidato il Guardiano sotto il Ponte di Rignano…
Anche qui si usano i verbi montare, ingravidare. Lo stesso linguaggio usato per le bestie.
Potrei anche trascrivere il seguito, ma non vorrei che i benpensati diano l’ostracismo a questo mio faticoso lavoro a causa di una sciocchezza….
Se qualche “mascalzone” della mia età conosce il resto della canzonaccia, lo faccia lui nella replica a questo articolo!
Acchiaranzéte
Accenechéte
Accenechéte agg. = Concentrato, assorto
Quando qlcu è così assorto nei suoi pensieri, o intento ad eseguire un difficile lavoro manuale, dicesi che sté accenechéte = è assorbito, preso, immerso, raccolto. Si può usare anche l’agg. ‘ngenechéte.
Credo che questa condizioni, detta ‘ngecalènze. indichi uno stato di cecità mentale che non consente di vedere altro che l’opera cui si è intenti.
Grazie al lettore che si firma Muzio Scevola per il gradito suggerimento.
Accedendéte
Accedendéte agg. = Infortunato
Il termine è un andato nel dimenticatoio perché si è imposto da anni il barbarismo andecappéte = handicappato.
Persona che si trova in una condizione di handicap, di svantaggio, perché colpita da menomazione fisica temporanea o permanente, o psichica.
Handicap, se non sbaglio, nel mondo dell’ippica significa ostacolo. Beh, immaginate qlcu nella sedia a rotelle quanti ne trova sulla sua via.
Può riferirsi a persona piena di malanni (poliomielite, artrite, artrosi, sciatica, fratture, osteoporosi, ecc.). Insomma è pieno di accidenti, come una partitura musicale piena di diesis o bemolli, che non agevolano la lettura della musica ai poveri dilettanti come me.
Forse porebbe somigliare a “incidentato”, coivolto in un incidente stradale, Dio ne scampi. Quindi malridotto, inchiodato a letto o in una carrozzella.
Sinonimo: acciuppenéte