Tag: aggettivo

Tranganére

Tranganére agg. e s.m. = Profittatore, egoista

Soggetto non affidabile, che pensa solo al suo tornaconto.

Nonostante la dichiarata amicizia, si comporta slealmente, volgendo a favore suo tutte le occasioni.

Códdu tranganére!..Camüne sèmbe pe’ l’ògna specchéte = Quell’egoista! Cammina sempre con l’unghia spaccata.

Quando qlcn agisce con “l’unghia spaccata”,  ti ferisce anche se ti fa una carezza.

 

Certamente tranganére deriva ‘ngannatöre, ingannevole, che inganna (‘u sùnne jì ‘ngannatöre = il sogno è ingannevole).

Può forse anche significare “colui che tracanna, che ingoia avidamente”, ovviamente che pensa a se stesso, senza curare gli altri.

La desinenza è in -ére, come ferrére, stagnére, lattére, purtenére, ecc. si riferisce alle attitudini del soggetto: è dedito al ferro, alla latta, al latte, alla portineria….

Chi ha altre ipotesi? Scrivete, così poi ognuno calza il significato come meglio possibile alle proprie esigenze.

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Tedecüse

Tedecüse agg.= Che soffre il solletico

Chi o che è particolarmente sensibile al solletico.

L’aggettivo tedecüse (al femminile fa tedecöse) è intraducibile o non reso efficacemente con un “solleticoso” che in lingua è più riferito a un fatto che suscita interesse morboso che a una persona vulnerabile al solletico.

Nen me tuccànne ca jü so’ tedecüse = Non mi toccare che io sono molto sensibile al solletico!

Deriva ovviamente dal verbo (clicca→) tedeché  = solleticare, titillare.

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Svertuéte

Svertuéte agg. = Non virtuosa

Accettata anche la versione sbertuéte.

Dicesi di ragazza priva di virtù domestiche, nel senso che non sa e non vuole accudire la casa. Per lei cucinare, cucire, rammendare, pulire, stirare, fare la spesa, ecc. sono cose senza importanza.

Se riesce ad accasarsi, magari grazie alla sua bellezza, darà problemi al povero futuro marito.

Sinonimo: Giannètte= Ragazza civetta, che vuole sempre mettersi in mostra

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Sverdechéte

Sverdechéte agg. = Smunto

Che è magro, pallido, emaciato, smorto, sbiadito.

Il vocabolario online Sabatini è prezioso in questi casi. Grazie prof. Sabatini.

Un soggetto in queste condizioni è chiamato fàcce vèrde = viso verde…o più azzeccatamente sverdechéte, come dire, spregiativamente, “sverdeggiato”. Lo so che in italiano non esiste questo termine, ma solo per fare un accostamento che evidenzi il verde. Non voglio creare neologismi.

Grazie all’impagabile Enzo che rinvigorisce fattivamente questa opera, addirittura con uno sfottò.
Lo vado a classificare degnamente in quella categoria. Clicca qui: sìcche

Facce verde e senza chelöre, nemmüche de Criste e tradetöre.

Si usa anche sverdechéte per designare un soggetto che – assillato da troppe angherie e mortificazioni – dopo aver ingoiato a lungo bocconi amari, finalmente sbotta contro il suo vessatore.  Ovviamene verde di bile!

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Suzze

Sùzze agg. = Pari

Uguale,  identico, stesso: che non differisce dal simile per quanto riguarda una caratteristica (di età, di abilità, di peso, di altezza, ecc.).

I düte de la méne nen sò suzze = Le dita della mano non sono tutti uguali.
Questo antico proverbio rimarca la differenza (indole, opinioni, abilità, furbizia, malignità, correttezza, ecc.) che caratterizza ciascuna persona.

Al femminile fa sòzze, che non significa sozza, sporca…
Quiddi döje so’ sòzze = Quelle due sono uguali (di altezza, di peso, di età).

Mariètte e i cumbagne söve so’ jüna sozze = Mariella e le amiche sue sono della stessa (età, statura, indole, a seconda del contesto).

Enótele ca li squédre, so tutte ‘na sozze = È inutile squadrarli (confrontarli, misurarli)  costoro sono tutti della stessa misura

Jü e Giuànne süme sùzze = Io e Giovanni siamo della stessa età (o della stessa statura, o del medesimo peso). Il contesto fa comprendere in che cosa siamo uguali.

Azzardo un’ipotesi: forse, dico forse, deriva dal sostantivo sòcie = socio, in quanto partecipante in quota paritaria in un’associazione, in un’impresa, in una società.

Da questo aggettivo deriva il verbo assuzzé (←clicca).

Il prof. Michele Ciliberti – che ringrazio di cuore pubblicamente – mi scrive:
«In Boccaccio il sostantivo “sozzo” significa “compagno”, cioè essere pari nella combriccola. Deriverebbe dal verbo “suzzare” = asciugare; indicherebbe l’effetto e non l’azione di questo verbo, in quanto, una volta asciugato, è “reso uguale” a prima.
Nel tardo latino era “sotium” cioè essere della stessa altezza.»

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Süve

Süve s.m. = Sego, Suo

!) Sego. Generalmente è grasso di bue usato come lubrificante nelle ruote dei carretti. Anticamente era usato anche per fabbricare candele.

Quello del maiale è detto strutto o sugna (‘a nzogne)

Sinonimo di sudiciume.
Fa ‘na lavéte ammjizze ‘i schéle ca ‘ndèrre sté ‘u süve = Fai una lavata nel vano scale, ché a terra c’è sporcizia.

2) Suo, aggettivo possessivo. Si potrebbe dire correttamente ‘U süve süve = Il suo sego.

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Stùdeche

Stùdeche agg. e s.m. = Stupido

Dariva dal latino stolidum, Che è tardo nel comprendere, ottuso di mente, poco intelligente.

Al femminile fa Stòdeche.

Al plurale sia stùdeche sia stòdeche restano invariati.

‘Sàtele jì quìsti stùdeche = Lasciateli perdere questi stupidi.

Quìddi döje stòdeche = Quelle due stupide.

Accrescitivo invariabile al singolare: Stùdecacchjöne s.m, s.f. = Grosso/a stupido/a.

Al plurale femminile resta ancora uguale. Al plurale maschile fa Studecacchjüne.

Stùdeche ha una valenza, se possibile, ancora più negativa del normale ‘stupido’.

Stóbbete, aggettivo inv., più moderno, acquisito dalla terminologia italiana.

Anche per questo termine esiste l’accrescitivo stubbetacchjöne, con le stesse regole grammaticali.

Curiosità: stòdeche s.f. è sinonimo di scorreggia dal suono flebile…(scusate)

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Stròppje

Stròppje agg. = Storpio

Impedito o deforme negli arti, sciancato.

Talvolta lo si attribuisce a qlcu affettuosamente per rimproverarlo di qualche marachella o di qualche mascalzonata.

‘Stu stròppje, pecché nen me chiéme méje a telefene? = Questo mascalzone perché non mi telefoni mai?

In questo caso stròppje equivale a desgrazziéte= disgraziato, sempre simpaticamente.

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Strìtte-strìtte

Strìtte-strìtte agg. = Stringato

Riferito specialmente al prezzo che nelle estenuanti trattative tra il cliente e il commerciante deve essere concordato in modo che ci sia convenienza per entrambi.

Quande m’ha da fé strìtte-strìtte? = Qual’è l’ultimo prezzo che proponi?

Si dice infatti anche: l’óteme prèzze, al disotto del quale la trattativa non può proseguire.

Il commerciante cede, a furia di calare il prezzo, e dice alla fine che il suo margine di guadagno è estremamente risicato, stretto stretto, quasi a rimetterci…

Il fatto di trattare sempre sul prezzo è una consuetudine propria di noi meridionali, forse per contaminazione levantina. I commercianti che non vogliono arrivare a questo espongono il cartello “Prezzi fissi”. Le potenziali clienti, sempre le donne, però ci provano lo stesso….

Ricordo con simpatia Luciano De Crescenzo che nel libro “Così parlò Bellavista”, ad un suo personaggio napoletano trapiantato a Milano, fece chiedere uno sconticino anche alla Upim-Rinascente, accampando una “conoscenza” con la Signora Rinascente…

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Strèuse

Strèuse agg. = Stravagante.

Di persona o discorso o linguaggio bizzarro, estroso, fuori del comune, singolare.

Cìjì misse a parlé streuse = Si è messo a parlare in modo strano.

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