Tag: aggettivo

Streméte

Streméte agg s.inv.. = Sfinito, unto

1) Streméte agg = Stanco, sfinito, sfibrato, sfiancato, ecc.

2) Streméte s.m. = Persona che ha ricevuto il Sacramento dell’Estrema Unzione.

Dopo il Concilio Vaticano II del 1983 questo Sacramento è stato denominato “Olio degli infermi”.

Il Concilio, oltre a cambiarne la denominazione, ha stabilito che è lecito somministrarla anche più volte se il soggetto, fortunatamente per lui, dopo l’Unzione sacra, se la cava e rimane ancora in ‘questa valle di lacrime’.

Ecco perché si diceva stremé: dare l’Estrema Unzione, perché era l’ultima Azione svolta a favore di una persona ancora in vita.

Quindi la persona scampata veniva etichettata come streméte= che ha già ricevuto l’Unzione estrema.

Come accadeva spesso, il popolino non acculturato ha mischiato il sacro e la superstizione. Ragion per cui lo streméte, essendo stato a un passo dalla morte, ha acquisito poteri particolari: guai se si metteva a sendenzjé e guai a colui che si buscava una sua sendènze!

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Strazza-parjinde

Strazza-parjinde agg. = Lontani parenti

Definisce delle persone che sanno di appartenere alla stessa famiglia, magari con lo stesso cognome, ma che non sanno definire il loro grado di parentela a causa delle scarse frequentazioni.

Nüje düje avrìmme ‘a jèsse strazza-parjinde = Noi due dovremmo essere parenti alla lontana.

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Stracquatöre

Stracquatöre agg. e s.m. = Tregua

Termine tipico della marineria locale.

Indica, nella stagione invernale, l’apparire di una sola giornata di sereno dopo una serie di giornate di maltempo.

Come per dire che la cattiva stagione si fosse stancata (stracquéte) di imperversare ed ha voluto regalato una giornata di tregua prima di riprendere le avversità.

Approfittando delle condizioni meteorologiche favorevoli i pescatori cercavano di ‘rubare’ una giornata i lavoro con una rapida battuta di pesca.
Jògge jì stracquatöre, abbjàmece!” = Oggi è (il tempo ci dà una giornata di) tregua, avviamoci!

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Steffüse

Steffüse agg. = borioso, fanatico, tronfio.

La lingua italiana ci offre come sinonimi una caterva di aggettivi: arrogante, immodesto, presuntuoso, superbo, tronfio, fanatico, gonfio, spocchioso, supponente, saccente, vanaglorioso, vanitoso, burbanzoso, orgoglioso, pretenzioso, sentenzioso, altero, altezzoso, sdegnoso, sprezzante, superiore, tracotante.

A noi Manfredoniani basta una sola parola per liquidare questo soggetto antipatico: steffüse, nel senso che lui ci ha stufato, che il suo atteggiamento ci procura un senso di disgusto. Come dire:stomachevole.

Ovviamente esiste il suo corrispondente al femminile: stefföse

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Stangachiàzze

Stangachiàzze agg. = Sfaticato

Persona molto pigra a cui piace vivere evitando il più possibile ogni sforzo e lavoro.

Si stanca addirittura a passeggiare il piazza.

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Stagnizze

Stagnizze agg. = Sodo, massiccio, consistente.

È un aggettivo del gergo marinaresco, e vuole evidenziare specificamente le carni sode e massicce di certi pesci, come ad esempio quelle del tonno. ‘U tónne töne i carne bèlle e stagnìzze = Il tonno ha le carni belle e sode.

Per estensione si attribuisce a persone robuste, avvezzi alle fatiche fisiche, instancabili. Insomma nel significato di possente, prestante, aitante, vigoroso.

Ringrazio i lettori Aronne Del Vecchio per l’imbeccata e Luigi Rubino per la definizione corretta.

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Stagghjéte

Stagghjéte agg. = Non tagliente

Oggetti che non tagliano più tanto bene,e che occorre affidarli all’arrotino (mulafùrce) per il ripristino dell’affilatura

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Sprudènde

Sprudènde agg. = Imprudente, sfacciato.

Che manca del dovuto rispetto; sgarbato, villano; che travalica le norme più elementari di educazione.

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Spèzza-petturéle

Spèzza-petturéle agg. = Gagliardo, forzuto.

In origine era un aggettivo per indicare un cavallo da tiro, robusto, instancabile, così volenteroso di lavorare che spezzava i pettorali tanta era la foga e la gagliardia che metteva nel suo lavoro

Successivamente fu usato con ironia in indicare le persone scansafatiche, che non hanno alcuna voglia di lavorare.

Mattöje uà venì a darece ‘na méne? Sòrte de spezza-petturéle! = Verrà Matteo a darci un aiuto? Ma proprio lui che notoriamente è un grande pelandrone!

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Spessedüte

 

Spessedüte agg. = Inefficace, senza potere.


Aggettivo riferito principalmente a farmaci che non posseggono più la loro efficacia, perché scaduti.

Il Prof. Michele Ciliberti mi ha gentilmente fornito  l’etimologia del termine. Anche questo è derivato dal latino ex potior, che significa “non avere più potere”, quindi anche “scadere”.

L’aggettivo spessedüte si riferisce anche a cibi, aromi, bevande, gesso, cemento conservati per lunghissimo tempo e che si sospetta che non siano più buoni.

Specificamente per gesso e cemento in italiano si dice “spresato” oppure “snervato”, cioè che non è più in grado di idratarsi, di fare presa, di indurire.

Per gli altri prodotti si possono usare dei sinonimi:  inefficace, avariato, guasto, o altro. Ma il nostro “spessedüte” (che ha perduto la sua efficacia) è sicuramente più immediato e universale.

Quando io ero monello, assieme a un a gruppetto di ragazzini vivaci, andavamo a burlare il bravo farmacista don Carlo Giornetti in Corso Roma, gridando dalla strada verso l’interno della Farmacia: -“Don Carlüne, Don Carlüne, vènne i medeciüne spessedüte!” = Don Carlino vendei farmaci scaduti!
Immediatamente poi ce la davamo a gambe, temendo una sua reazione, che in verità non c’è mai stata, perché don Carlino Giornetti era un vero signore d’altri tempi.
Chiunque altro esercente si sarebbe precipitato da dietro il bancone fin sull’uscio del negozio ed avrebbe graziosamente urlato contro di noi fuggiaschi qualche colorito improperio [“ghjachiv’è mùrte e stramurte, ‘sti fij-de-zòcchele!”, ecc.] ma  Don Carlino no, per merito della sua indole bonaria e del suo stile di gran signore. Me lo immagino addirittura con un mezzo sorriso in risposta alla nostra bravata…
La signorilità dei Giornetti è prerogativa anche dei suoi nipoti fino ai giorni nostri.

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