Tag: sostantivo maschile

Ndàcche

Ndàcche s.m. = Taglio.

Il termine in dialetto ha valenza maschile, ‘u ‘ndacche, e indica specificamente un taglio profondo, derivato da un fendente di coltello, di rasoio, prevalentemente dato in modo preterintenzionale.

Altro significati: tacca, intaglio, innesto, ferita, taglio chirurgico.

Il verbo è ‘ndacchéQuanne u varevjire m’ho fatte a vàreve, m’ho ‘ndacchéte sotte ‘a basètte..

Al femminile si può chiamare ‘a spaccàzze = spaccatura.

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Navegànde

Navegànde s.m. = Marinaio

In dialetto marinaio, che ho usato quale termine corrispondente, significa addetto alla pesca, pescatore.

In italiano marinaio ha due significati:
1 – Chi lavora abitualmente, in varia forma, sulle navi.
2 – Militare non graduato appartenente al corpo della marina.

Noi adoperiamo per il significato 1 il sostantivo navegànde = navigante, ossia specificamente chi fa parte dell’equipaggio di una nave mercantile, e che perciò naviga per professione per tutto il mondo da un porto all’altro su navi da trasporto.

Ringrazio il dott.Enzo Renato per il suggerimento.

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Nannùrche

Nannurche s.m. = Orco.

Nannùrche era lo spauracchio che le nostre mamme ci paventavano per indurci a stare buoni.

Ce lo descrivevano come un cannibale che mangiava i bambini e che era dotato anche di una voce bestiale.

Se qualcuno alzava la voce un po’ troppo, veniva invitato a calmarsi con: “Statte calme, ch’assemìgghje a Nannurche!” = Calmati, che sembri un orco.

Per rendere l’invito più perentorio, si aggiungeva la dimora dell’orco perché faceva assonanza: Nannurche abbàsce a l’ùrte = l’Orco giu nell’orto.

Meno male che noi non siamo venuti su complessati, dopo tutte queste cose orribili ci hanno raccontato le mamme e le nonne! Roba da film horror

Ma noi monelli facevamo credere di temere l’orco, e sotto sotto ce la ridevamo…

Non so se esisteva al femminile Nannòrche… Un’orchessa ci avrebbe fatto ridere al solo nominarla!

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Nanarjille

Nanarjille s.m. = Strùffolo

 

Prodotti dolciari tipici del sud-Italia

Si tratta di tocchetti di pasta dolce ricavati da un cannello di farina zucchero e burro.

Una volta fritti,vengono ricoperti di miele o vünecùtte = vino-cotto, ossia mosto di uva o di carrube bollito e addensato.

In Campania si chiamano “struffoli”, nel Salento in Sicilia e in Calabria “porcedduzzi”. Ho letto anche il termine “cicerchiata” usato in Italia Centrale (Marche, Umbria, Abruzzo e forse Toscana).

Durano anche un mese, ma… solo se sono conservati sotto chiave!

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Nammechéte

Nammechéte agg. e s.m. = Empio

Ammesso anche ‘nnammechéte e ‘namechéte.

Chi o che non rispetta le cose sacre, sacrilego.
Per estensione: irriverente verso istituzioni e tradizioni consolidate.

Credo che alla lettera significhi: “che è inimicato” (con Dio o con il Codice penale), parola dotta sfuggita a un prete sul comportamento scellerato di qlc farabutto.

Ne lu dànne avedènze a códdu nammechéte! = Non gli dare retta a quell’infame.

‘U nammechéte (Crìste-ce-vènghe) per antonomasia  a Monte, senza nominarlo, era considerato quello che sta sotto i piedi di San Michele!

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Nagghjire

Nagghjire o anche Chépe-nagghjire s.m. = Capo frantoiano.

È il numero uno nella gerarchia tra gli operai addetti al frantoio oleario. Gli operai sono detti (clicca→) trappetére = frantoiani.

È lui che sceglie i collaboratori, che contratta la molitura e l’eventuale vendita di olio.

Siccome il ruolo chiede una forte personalità, viene definito scherzosamente chépe-nagghjire anche chi possiede un deciso carisma, un’aura da leader.

Il termine è quasi in disuso, perché nessuno più frequenta i frantoi, dato che questi ultimi, moderni e funzionali, necessitano di poco personale, in grembiule bianco, lindi e puliti come gli infermieri.

Probabilmente deriva da “nocchiero”  che, nel linguaggio della marina militare italiana, indica colui chi dirige i servizi marinareschi di bordo.

Grazie a Enzo Renato per il suggerimento.

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Müte

Müte s.m. agg. = Imbuto, muto

1) Müte s.m. = Imbuto. Arnese di forma conica terminante con un cannello che, inserito nel collo di una bottiglia o altro recipiente, consente di travasare liquidi.

2) Müte agg. = Che non può parlare perché affetto da mutismo: essere m. dalla nascita oppure che non parla perché non vuole parlare, o resta senza parole per una forte emozione. ‘Stu uagnone jì müte = Questo ragazzo è muto.

3)Müte s.m.: colui o colei affetti da mutismo. Jì arrevéte ‘u müte = E’ arrivato il muto.

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Mutarjille

Mutarjille s.m. = Imbutino

Imbuto di piccole dimensioni per travasare profumi o altri liquidi in boccettine dall’imboccatura stretta.

Da giovanotti, diciamo a metà deglianni ’50, prima dell’invenzione della lacca o del gel, usavamo ungere la capigliatura con brillantina. La Palmolive e la Linetti producevano due tipi di brillantina: quella liquida oleosa, e quella solida dalla consistenza della gelatina appiccicosa che teneva in ordine la pettinatura anche nelle giornate ventose.

Per risparmiare qualche soldino, usavamo la bottiglietta ormai svuotata della Palmolive per comprare la brillantina venduta sfusa dall’anziano droghiere Vincenzino (Vecenzüne) aiutato da suo figlio, il giovine Viscardo, (il cui negozio, passato alla terza generazione, è tuttora esistente di fronte al Castello).

Allora il pazientissimo Viscardo usava ‘u mutarjille, l’imbuto con un sottilissimo cannello che si inseriva agevolmente nel foro stretto della nostra bottiglietta: con 50 lire ci riempiva la boccetta che con il prodotto di marca costava ben 120 lire!

Ricordo ancora il profumo della Palmolive: era il profumo…della nostra giovinezza!

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Mustazze

Mustazze s.m. = baffi, mustacchi

Dal francese moustaches (pronuncia mustaš).

L’insieme dei peli che crescono sopra ciascun lato del labbro superiore dell’uomo e ahimè anche su quello di alcune donne ipertricose.

Consolatevi ragazze, perché “la donna baffuta è sempre piaciuta”!

In dialetto si intendono sempre al plurale, come forbici, pinze, occhiali, ecc.: ‘i mustazze.

In italiano si usa al singolare nella locuzione familiare “mi fa un baffo” = non me ne importa niente, non mi turba affatto. O quando proprio si vuole specificare: il baffo destro, o il baffo sinistro.

Dall’epoca della guerra fredda, seguendo lo slogan invocativo dei comunisti romani (Ha da venì Baffone!), è entrato nell’uso il termine bafföne per designare il gran baffuto Stalin che nell’immaginario popolare, come un inflessibile castigamatti, avrebbe “messo le cose a posto”.

Sulla scorta di ciò ho sentito dire anche baffètte per indicare quelli sottili ed eleganti come quelli di Errol Flynn (foto). O anche quelli inquietanti di Adolf Hitler o quelli simpatici di Charlie Chaplin (Charlot), o di Oliver Hardy (Ollio)

Temo che mustazze sia un termine quasi desueto. Si usa solo per evidenziare quelli belli imponenti e corposi.

In effetti riconosco che è più semplice usare baffe, baffette, bafföne, baffüne, termini ormai entrati di prepotenza nel nostro dialetto.

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Mustacciùle

Mustacciùle s.m. = Mostaccioli

Dolce secco natalizio a base di farina, zucchero, aromi e mandorle spezzettare.

Si ricavano dall’impasto tanti panetti a losanga di 10 cm di lunghezza maggiore.

Si infornano allineati su una apposita larga teglia di latta (‘a ramöre = la lamiera).

Si conservano a lungo perché asciutti.

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