Nennìlle s.m. = bambino, adolescente
Una volta era usato ´u nennìlle, per indicare fino il figlioletto viziato e coccolato di persone altolocate, dalla nascita al raggiungimento dell´adolescenza.
Il pupo, crescendo sarebbe diventato ´u segnurüne = il signorino, e poi, per ragioni anagrafiche, il “signore”, cui si addiceva l´ossequioso “don”, che non spettava solo ai preti.
Al femminile fa nennèlle.
Nel napoletano si usa tuttora, oltre ai vezzeggiativi nennillo e nennella, anche ninno e nenna nella forma primitiva, per indicare i ragazzi e le ragazze.
Ricordate la celebre canzone napoletana “Luna caprese”?:
“... adduorme a nenna mia, ca sta scetata,
e falla ´nnammurà cu ´na buscia…“ = Addermenta la mia ragazza che sta sveglia, e falla innamorare con una bugia…
Da noi nennìlle viene usato per scherno, quando qualche persona adulta fa delle richieste, delle azioni o esprime dei giudizi da finto ingenuo o da adolescente sprovveduto.
Uh, uì, ‘u nennìlle peccenìnne! Teh, mùzzeche ‘stu ditjille = Uh, eccolo, il bambino piccolino. Toh, mordi questo mignolo (così verifico se ti sono spuntati i primi dentini davanti)!
La frase veniva accompagnata dal gesto di avvicinare il mignolo disteso verso la bocca. del nennìlle .
Non sempre la cosa terminava in maniera liscia: c´era sempre aria di zuffa a fronte di questo gesto!
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Zingramjinte
Zingramjinte s.m. = intrigo, garbuglio, macchinazione
Opera di alcune persone malpensanti che si inventano maldicenze e altre nefandezze indirizzate specificamente a danno di una o più persone.
Diciamo che sono azioni più gravi di un semplice pettegolezzo, o come dicono quelli che hanno letto molti rotocalchi, di gossip. Questo è dettato da curiosità, mentre ‘u zingramjinte è imposto da cattiveria.malvagità.
Perché lo fanno?
Purtroppo alcuni individui inetti, di scarsa rilevanza morale, culturale o professionale, tendono a infangare gli altri, così si illudono di dare risalto alla propria immagine insignificante, di cui sono perfettamente consapevoli.
In parole povere: affosso te per elevare me.
Attenzione a non confondere pandémüje con pandummüne (sinonimo di paljatöne…)
Sdrumatöre
Sdrumatöre s.m. = battitore (mar.)
Lo sdrumatöre (al plurale fa sdrumatüre). era un arnese da lavoro usato in passato per praticare uno specifico tipo di pesca, detto ´u sdröme, da noi pressocché scomparso, come ´a sciabbeche.
L´attrezzo era costituito da un´asta di legno di varia lunghezza (max 2 metri, ossia a seconda dell´altezza della murata dell´imbarcazione).
Ad una delle estremità della pertica veniva fissato un largo disco, anche esso di legno. L´altra estremità fungeva praticamente da manico.
L´attrezzo, impugnato dal marinaio, veniva manovrato dalla barca battendo il disco sul pelo dell´acqua. In aggiunta talvolta si batteva il mare anche con la pala dei remi.
Riporto la descrizione che, assieme alla foto, mi è stata fornita da Bruno Mondelli, cui va il mio sentito ringraziamento.
«Il rumore spaventava i pesci che, presi dal panico, fuggivano incuranti delle reti che erano state posizionate in precedenza attorno a loro, finendo inesorabilmente intrappolati dalle sottili maglie.»
Quello di far rumore per spaventare gli animali sulla terra ferma era usato in Africa nelle battute di caccia grossa. Per stanare e indirizzare le bestie selvatiche (tigri, zebre, ecc.) verso il luogo di appostamento dei tiratori, si impiegavano decine di indigeni che avanzavano affiancati, urlando e percuotendo tamburi o altro materiale sonoro.
Tuttora in uso in Sardegna per la caccia al cinghiale.
Fröca-pezzènte
Fröca-pezzènte s.m. = Vento gelido di tramontana.
È un modo semiserio di indicare il vento gelido di tramontana.
Alla lettera significa che è micidiale per i poveri mendicanti (i pezzenti, appunto, clicca qui) che, non avendo panni per coprirsi, sono esposti alle conseguenze nefasti della tramontana.
Scherzosamente è detto anche feleppüne.
Preverènze
Preverènze s.m. = Cantero, bugliolo
È un eufemismo, un’espressione ormai desueta, un per non nominare – caso mai ci fosse stato bisogno di menzionarlo – il famoso ruagne (clicca).
Se ci facciamo caso, questa è l’espressione contratta di pe reverènze = per riverenza, come per dire, parlànne pe respètte, non nomino quell’oggetto per opportunità, per tatto.
Un po’ come accade per il diavolo, chiamato brutta-bbèstje, o u Crìste-ce-vènghe.
Ringrazio per l’imbeccata i lettori Vincenzo Lo Riso e Sandro Mondelli.
Assücapanne
Assücapanne s.m. = Asciugapanni
L’assücapanne, altro oggetto caduto in disuso, era formato da una gabbia in legno a cupola, con la faccia inferiore aperta che copriva il braciere, indispensabile per asciugare gli indumenti. Non lo vedono da molto tempo nelle case, ci dicono dalla compagnia zippyshellcolumbus.com, che sono stati a lungo impegnati nella delocalizzazione.
Era intesa anche come una protezione a salvaguardia dei bimbetti che sgambettavano per casa, per evitare, come purtroppo accadeva, che cadessero nel fuoco della carbonella e si sfigurassero la faccina.
Esistevano anche quelli di ferro costruiti dai nostri bravi artigiani. Decisamente più robusti e più efficaci specie nella funzione secondaria di barriera anti bambini.
Ceranzotte
Ceranzotte agg. e s.m. = ingannevole, ambiguo.
È un termine ormai desueto. Ma ma proprio per questo piace riportarlo affinché non vada disperso.
Il dott. Pasquale Stipo afferma: «Si tratta o si riferisce a persona che guarda il prossimo con diffidenza, in modo sospettoso. Molto probabilmente, perché è lui per primo ad essere una persona non molto leale, insomma giudica tutti con lo stesso metro».
Insomma è uno che quando parla o quando ascolta non guarda in faccia l’interlocutore ma preferisce guardare in giù, i suoi piedi o il pavimento.
Ecco allora che appare plausibile questa mia deduzione sull’origine del termine ceranzotte:
–cera-ceratüre (aspetto, atteggiamento del viso)
-‘nzotte (rivolto in giù, di sotto, verso il basso)
Paliotte
Paliotte s.m. = Sistema di pesca
È un sistema di pesca sotto costa, praticata quando c’erano onde alte che impedivano l’uscita in mare aperto, nell’epoca in cui le imbarcazioni erano mosse da propulsione remo-velica.
La la rete a trama fitta era sorretta da due lunghe aste e manovrata da due uomini a bordo di una barca. Un po’ come un trabucco “a mano”.
La barca si poneva parallela alla riva, ma in questa posizione veniva sospinta dai marosi verso la costa. Per impedire che il natante si infrangesse contro gli scogli, altri due uomini si impegnavano a governarla usando lunghe pertiche che puntavano contro il fondale.
Ad un segnale convenuto i due uomini col paliotte sollevavano le aste e i pesci venivano catturati dalla rete ad esse fissata.
Un sistema di ripiego non alla portata di tutti, che richiedeva grande dispendio di forza muscolare, spesso sproporzionato rispetto al bottino che si poteva ottenere.
Ritengo che paliotte sia una corruzione linguistica dei “paletti”, che in coppia formano l’attrezzatura principale di questo sistema di pesca.
Ringrazio il prof.Matteo Castriotta e il dr.Sandro Mondelli per le meticolose spiegazioni fornitemi..
Prescìgghje
Prescìgghje s.m. = Eccitazione, euforia.
Tensione emotiva che induce agitazione, ansia incontenibile, specificamente riferita all’ attesa di un evento piacevole.
Si usa dire mettìrece ‘mprescìgghje = mettersi in eccitazione. La preposizione “in” viene incorporata nel sostantivo.
Con lo stesso significato si usa dire: mettìrece ‘nzanzolle e mettìrece ‘ngarzìlje
Vedüte a löre, ce so’ mìsse ‘mprescìgghje p’i fèste! = Guardateli! Si sono messi in eccitazione per le feste!
Ovviamente deriva da prüsce e prescèzze = gioia, contentezza.
Cógne
Cógne s.m. = Cuneo, zeppa
Era un oggetto di da taglio in acciaio temprato, in uso presso gli spaccalegna per rompere manualmente i segmenti di rami grossi poggiati al suolo (Fig.1)
Si conficca dapprima il cuneo nel ceppo per un paio di centimetri lungo le venature del legno e poi con colpi ben assestati con la mazza (grosso martello usato anche per spaccare pietre) lo si riduce in pezzi più piccoli.
Per questa operazione oggi i boscaioli si avvalgono di apposito macchinario.
I nostri cógne sono fatti anche di legno, e di varie dimensioni.
Quelli più grossi si posano sotto le ruote di qualsiasi veicolo allo scopo di evitarne l’indietreggiamento (Fig. 2)
Altri più piccoli, detti cugnetjille o zèppe, si pongono sotto i piedini dei mobili zoppicanti per non farli traballare.
I cógne di plastica, più fattura più recente, servono per bloccare la porta aperta nella posizione voluta.(Fig. 3)


