Ficche-fìcche s.m. = Coito, rapporto sessuale
Scusate il termine osé… Fa parte della parlata locale.
Si usa ancora? O non si usa più? Non so!
Ovviamente io mi riferisco alla parte letterale, alla denominazione, non all’atto di fé ficche-ficche = Fare all’amore, accoppiarsi sessualmente, che si continuerà a fare finché ci saranno maschi e femmine a questo mondo.
Il termine è entrato nel linguaggio locale durante l’occupazione Alleata. I giovani soldati americani andavano a caccia di donne durante la libera uscita, e chiedevano indicazioni per raggiungere il bordello, allora funzionante in Via Cave, una traversa di Via Principe Umberto (attuale Via Antiche Mura).
Per farsi capire gli Americani chiedevano quick fuck = scopata veloce.
Figuratevi cosa capivano quelli che allora parlavano solo il dialetto..
Per assonanza capivano fik-fik, che somigliava al verbo ficcare, chiarissimo riferimento all’azione che intendevano compiere quei ragazzi, e li indirizzavano correttamente, facendosi capire a gesti.
Gli adolescenti chiamavano l’atto sessuale, di cui avevano solo una vaga idea: ‘i cöse purcjille = le cose da porcelli.
Ah ah ah, mi fa ridere ancora adesso quella buffa locuzione.
Sinonimi: sciammèrje, frechéte, chiavéte, ‘nzacchéte, strechéte, mbezzéte , ecc.
Nelle cose di sesso fortunatamente la fantasia non ha mai posto limiti.
Sgabello molto rustico fabbricato con legno di ferula, detto anche finocchiaccio selvatico, insomma la nostrana
2) Ferrètte = Forcina per capelli a forma di una U con i due gambi lunghi fino a 10 cm. Serviva a sostenere le trecce composte a crocchia, una sorta di toupet. Al plurale suona ferrjitte. Usato anche per liberare parti interne incrostate di tubi o anche (scusate) gli sfinteri anali occlusi (ndurséte) da semi ammassati di fichidindia,
Quello più piccolo, dai gambi aderenti, leggermente arcuati, è chiamato ferrettüne = ferrettino indifferentemente sia al singolare, e sia al plurale. Può essere anche di colore dorato per le pulzelle che hanno i capelli chiari, oppure nero o castano per le more.
Ortaggio commestibile di forma più o meno tondeggiante, colore bianco verdastro e sapore fortemente aromatico: finocchi al burro, gratinati, in pinzimonio.
Tappo di sughero usato prevalentemente per bottiglie di vino, fiaschi, damigiane, barilotti.