Mese: Maggio 2018

Sgagnéte

Sgagnéte agg.s.m.sopr.= Sdentato

Riferito a qlcu di qcn. che ha perso alcuni o tutti i denti per carie, piorrea, traumi o altre amenità del genere.

La persona senza denti.

Esiste anche un soprannome: io ricordo Lelüne ‘u sgagnéte = Michele Ciociola, bravo autista e bravissimo meccanico di TIR

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Sfussé

Sfussé v.t. = Esumare, dissotterrare

Disseppellire, togliere una salma inumata nella terra,  per trasferirla dalla fossa e tumularla in un loculo di muratura.

Questa operazione, disciplinata da severe norme igieniche secondo un Regolamento cimiteriale stabilito dal Comune, può avvenire solo dopo un lungo periodo di giacenza del cadavere nella sepoltura.

Opera eseguita dal becchino (clicca→), u šcattamurte e dai suoi aiutanti in presenza dei familiari del defunto.
Uno spettacolo pietoso che induce a riflettere sulla caducità della vita. Non tutti riescono a sopportarlo.

In verbo sfussé ovviamente è usato anche in altri contesti.

Esempio  n. 1  (reale):
Quando il frumento si conservava in silos sotterranei, vere e proprie fosse, si usava lo stesso verbo per indicare l’apertura del deposito al momento del prelievo.
A Foggia esiste una Piazza chiamata Piano delle Fosse. Lo stesso nome Foggia e’ dovuto a quelle “fosse” del grano. Foggia deriva da Fovea, in latino fossa.
A Cerignola il luogo delle Fosse per il grano è diventato  un’attrattiva turistica.

Esempio n. 2 (figurato):

«Si dice anche ‘nu murte sfusséte per dire di un viso dal pallore di morte (magari per lo spavento o la colpa di qualcosa) ma anche di un qualcosa dimenticata o desueta , morta, e tirata d’un tratto fuori o in discussione (sfossata = riesumata).»

Un po’ come quando scherzosamente si citano i “santi tarlati”…(clicca→ qui)

Testo virgolettato mi è stato inviato dall’amico dr. Enzo Renato, cui va il mio sentito ringraziamento.

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Sfulecja-pìppe

Sfulecja-pìppe s.m. = Scovolino. Stasatore

Strumento a spazzola o a spirale atto a stasare il cannello della pipa. Scovolino.

Ora non si fuma più la pipa. Sarebbe meglio non fumare comunque!

Si usava scherzosamente per descrivere qlcu troppo smilzo e nero di carnagione

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Sfulecé

Sfulecé v.t.= Sgrommare, sturare

Liberare un tubo, un condotto da ciò che lo intasa, o scaccolare le narici.

Specificamente è riferito al cannello e al bocchino incrostati della pipa.

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Sfrjiche

Sfrjiche s.m. = Molestia, disturbo,

Sensazione di fastidio, di disagio causata da qcn. o da qcs. che turbi la serenità, il benessere spirituale o fisico. Disturbo, fastidio, scocciatura, insofferenza, ecc.

A qlcu particolarmente molesto, dopo aver a lungo sopportato le sue insistenti richieste o discorsi, gli si urla spazientiti: Giuà, sì pròprje ‘nu sfrjiche! = Giovanni sei proprio un rompiscatole.

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Sfrìngele

Sfrìngele s.m. = Ciccioli

I ciccioli sono un prodotto alimentare ottenuto dalla lavorazione del grasso presente nel tessuto adiposo interno del maiali, durante la preparazione della sugna.

Portando ad una certa temperatura il grasso, tutti i residui di carne vengono “cotti” e si presentano un po’ come i corn-flakes.

Si mangiano caldi con un po’ di sale. Una volta raffreddati si conservano in frigo e possono essere usate nella preparazione di pizze e torte salate.

Sono ipercaloriche, una bomba di colesterolo. Ora che nelle nostre campagne non si allevano più i maiali, sono scomparsi dal mercato.

Il termine è usato sempre al plurale.

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Sfresciüne (de)

Sfresciüne (de) agg. = di striscio, rasente.

L’aggettivo si riferisce a colpo (d’arma da fuoco, di randello, di mano, di piede, ecc.) che non colpisce in pieno il bersaglio secondo l’intenzione di chi lo sferra, ma solo di striscio.

Scherzosamente si usa anche l’espressione rècchje-rècchje quando il colpo non ha colpito il bersaglio, ma lo ha solo sfiorato.

Senza arrivare ai casi gravi, diciamo che quando nel gioco del calcio si “svirgola”, la palla è colpita de sfresciüne e perciò non va nella direzione voluta dal calciatore.

Figuratamente quando un argomento non viene affrontato direttamente lo si propone de sfresciüne, diremmo in italiano che lo si accenna “di traverso” o lo si fa intendere “tra le righe”.

Un proverbio genovese riferisce che ‘si parla alla suocera perché la nuora intenda’.

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Sfreddàrece

Sfreddàrece v.i. = Assottigliarsi, calare di peso

Credo che il verbo derivi dal sostantivo sfrido, calo quantitativo subito da una merce, un materiale, un prodotto, ecc. durante la lavorazione, il magazzinaggio o il trasporto. (De Mauro – Il dizionario della lingua italiana).

So’ tre müse ca stéche facènne ‘a cüra dimagrànde, e nen me so’ sfreddéte pe njinde = Sono tre mesi che sto facendo la cura dimagrande e non sono per nulla calato di peso.

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Sfrechéte

Sfrechéte agg. = Esausto, spossato

Estremamente prostrato fisicamente o psichicamente.

Me sènde sfrechéte, jògge nen vogghje fé njinde = Mi sento spossato, oggi non voglio far nulla.

Oh, Mattö’, accüme te sjinde? Eh, stéche tutte sfrechéte = Ehi, Matteo, come ti senti? Eh, sono molto abbattuto.

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Sfrecànde

Sfrecànde agg. = Sfrontato,  sfottente, provocatore.

Atteggiamento di chi per sua indole è portato a canzonare, dileggiare, punzecchiare e sbeffeggiare gli altri. Ha sempre la battuta pronta.

Talvolta anche il suo abbigliamento, la sua noncuranza, la sua sfacciataggine sono sfrecande

Quando si mantiene entro certi limiti è un vero simpaticone che mostra intelligenza.

Ovviamente deriva da sfreché = sfottere, canzonare.

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