Autore: tonino

Cazzié 

Cazzié v.t. = Rimproverare aspramente

Sgridare, riprendere qlcu per il suo comportamento scorretto.

Fàmmene jì, non vogghje jèsse cazziéte da pàteme. = Lasciami andare, non voglio essere rimbeccato da mio padre.

Possiamo far derivare questo verbo dalla locuzione italiana “prendere qlcu a pesci in faccia” nella versione volgare, ove – secondo l’uso napoletano – il sostantivo “pesce”, in senso figurato, vuol dire un’altra cosa.

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Cazzecòmbre

Cazzecòmbre s.m. = Gibbula

Gibbula-adriatica_La Gibbula nostrana (Gibbula adriatica) è una specie di piccola chiocciola di mare, della famiglia delle Trochidae.

Ho scoperto che esistono 90 specie di Gibbula, dalla Gibbula adamseni alla Gibbula zonata… Mamma mia questi scienziati quanto sono pedanti!

È comunissima trovarla sulle scogliere di tutto il Mediterraneo e del Mar Nero. Il guscio di una gibbula adulta è di 23 mm di altezza e di 19 mm de larghezza, tiene la forma di un cono ed ha 6 circonvoluzioni. Il colore è sul verde-giallo.

Non ha alcuna prestazione in gastronomia perché presenta un guscio spesso e di conseguenza un frutto piccolissimo.

Al plurale la “o” diventa stretta: cazzecómbre

Interessante per il nome curioso e popolare. L’etimo è molto oscuro. So solo che il termine è composto: la prima parte, cazze in altre parti della Puglia significa “schiaccia”…
In Puglia esiste anche un altro nome curioso: Cazzemarre

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Cazze-nìrje

Cazze-nìrje s.m.Cazzo-nero

Nomignolo molto curioso. Proviamo a dare una spiegazione plausibile?

Spiegazione seriosa: deriva da Scorzonero o Scorzonera (Scorzonera hispanica). Pianta provvista di un ciuffo di foglie lineari, dal cui centro parte uno stelo eretto alto fino a un metro, coltivata per la radice commestibile molto gustosa, simile alla pastinaca, scura, ritenuta un tempo un efficace antidoto contro il veleno delle vipere.

Spiegazione cazzosa: Probabilmente qualcuna è rimasta stravolta dopo aver avuto un incontro ravvicinato con un soldato americano di colore, e l’ha riferito il particolare anatomico all’amica curiosa.

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Cazze ‘u Rè 

Cazze ‘u Rè s.m. = Donzella, signorinella, pesce carabiniere, girella.

La Donzella (Coris Julis) è un pesce di mare dell’ordine dei Perciformi, fam.delle Labridee.
Raggiunge la lunghezza massima di 20 cm.
È una specie ermafrodita: gli individui (sessualmente attivi ad 1 anno) nascono femmine e invecchiando diventano maschi.
Studi hanno dimostrato che tutti gli individui che superano i 18 cm sono esemplari maschili. Il cambio di sesso dura circa 5 mesi.
È molto vorace e cresce su fondali rocciosi o nelle praterie di Poseidonia, fino a100 m. di profondità. Le uova, giallo-trasparenti, sono deposte tra aprile e agosto. (…fine della puntata di Quark. Notizie attinte in rete…)

Viene erroneamente considerato di scarsa qualità, e perciò ritenuto commercialmente non interessante.  Invece ‘u càzze ‘u Rè  pronunciato tutto d’un fiato, ‘u cazzurrè = il cazzo del Re) nella nostra ciambòtte, fa la sua porca figura (scusate il toscanismo alla Benigni).

Sono curioso di sapere perché si chiama in questo modo. Che possa avere la forma fallica è ammissibile, ma perché del Re?  Forse perché molto decorativo: osservate  la foto (scattata da me) e ammirate la sua bella cromatica livrea.

Nomi regionali :
Abruzzo: signurinella
Puglia: cazze de re (Bari), cazzu di rre (Salento)
Sardegna: ziguella, pisciu re
Sicilia: pizzirè, viriola, minchia di re, viola, carabiniere
Toscana: cazzo di re, nicchio

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Cazze

Cazze s.m. = Pene

Apparato genitale esterno maschile. Il pene è l’organo riproduttivo maschile, costituisce l’ultimo tratto delle vie urinarie, e viene chiamato anche membro virile.

Nella parlata odierna “cazzo” ha soppiantato l’ormai obsoleto (clicca→) pengöne. Assieme al siciliano “minchia”, è diffuso compreso in tutta Italia.

Il termine viene usato spesso nel linguaggio normale quale rafforzativo di un concetto, o come senso di impazienza, senza pensare a tanti sofismi sul suo significato anatomico:

Che cazze sté decènne? = Cosa diavolo stai dicendo?

Mantjine ‘sta cazze de schéle! = Reggi questa benedetta scala.

‘Stu cazze de Pavelócce ce mètte sèmpe ammjizze = Questo noioso Paolino si intromette sempre nei nostri discorsi.

E che cazze! (Forma breve EKK) = E che diamine! Ma insomma! Ma è sempre le stessa storia! Possibile? Ma non vedi che é tutto sbagliato? Potevi pensarci prima! ecc.

‘Stu cazze! = È la risposta generica nonsense a qualsiasi domanda inopportuna o molesta. I Romani dicono: “Sì, lallero”

Che cazze vé truanne? = Chi stai cercando? (Si vede che è nervoso?)

Addu cazze stéje ‘stu cazze de ‘mbrèlle? = Dov’è finito l’ombrello? (Si nota che ha fretta?)

C’jì presentéte cazze cazze = Si è presentato senza essere stato invitato (Si vede che è infastidito?)

‘Stru càzze ‘mpernacchiéte = Questo minchione addobbato con pennacchi (Si vede che è ridicolo e sciocco?)

Si’ proprje ‘nu chéca cazze = Sei proprio un rompiballe

Ha purtéte ‘sti cazze de dìsche? = Hai portati questi accidenti di dischi?

Töne ‘a chépe de càzze = Costui ha la testa senza discernimento, senza cervello, come un glande.

Grazzje au cazze! = Ti ringrazio per quello che mi stai dicendo, ma io lo sapevo già da tanto tempo. O anche: è ovvio che le cose siano così, non c’è bisogno di intervenir: hai fatto la scoperta dell’acqua calda! (Quelli più fighetti dicono: Grazzje a Orazzje = Ringraziamenti al sig. Orazio)

Te ne vjine cazze-cazze = Te ne vieni, con improntitudine, a fare una richiesta assurda.

Gli esempi possono continuare all’infinito: la fantasia non ha limiti.

Curiosità: il sostantivo in lingua italiana pene, dal latino pènem, acc. di pènis, probabilmente è stato costruito sul verbo latino/italiano pèndere. Quindi “pene” = quello che pende, che penzola.

Con il beneplacito dei maschietti che si vantano tanto delle loro capacità di sostenere prolungate erezioni….

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Cavezungjille

Cavezungjìlle s.m. = Calzoncini (alim.)

Dolce natalizio.

Calzoni di pasta sfoglia dolce con ripieno di miele, o ricotta, cioccolato, noci e canditi.

Una volta quando il cacao era un lusso, si imbottivano di ceci lessati, mosto cotto,e cannella.

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Cavezunètte

Cavezunètte s.m. = Mutandina

Precisamente la mutanda di cotone tipicamente maschile, con gambetta e apertura anteriore chiudibile a bottoncino. Ora si chiamano boxer sulla guisa dei grossi mutandoni usati dai pugili (boxeur).

È un termine non più usato. Ora semplicemente si dice ‘u mutande, quello da uomo e ‘u brachessüne quello da donna.

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Cavezöne alla zuàrre

Cavezöne alla zuàrre s.m. = Pantaloni alla Zuava

Alla zuàrre = Alla zuava, alla maniera degli Zuavi, spec. con riferimento a capi di vestiario di foggia simile alla divisa degli Zuavi.

Specificamente le gambe dei pantaloni non arrivavano alla caviglia, ma erano fermate sotto il ginocchio, con un bottone o un laccetto, e ripiegate ognuna in modo da formare uno sbuffo.

Erano i primi calzoni lunghi che un ragazzo indossava dopo essere andato con i calzoncini corti fino ai quattordici anni.

Erano un po’ curiosi. Li portavano anche gli adulti, in abbinamento a calzettoni a disegni a rombi e con colori scozzesi.

Fortunatamente sono andati fuori moda negli anni ’50.

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Cavezöne

Cavezöne s.m. = Calzoni, pantaloni

I puristi dicono che pantalone è un francesismo, e che in italianoi si deve dire calzoni, al plurale, come pinze, tenaglie, forbici, occhiali, perché formati da due elementi distinti quantunque uniti.

In dialetto diciamo ‘u cavezöne, come se fosse al singolare. Difatti due pantaloni si dice düje cavezüne.

Una volta si diceva che in casa è l’uomo che porta i calzoni, come per dire che ha autorità sulla moglie e sui figli.

Già, una volta.

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Cavezettére

Cavezettére s.inv. = Calzettaio/a

Chi produce o vende calze, chi lavora in una fabbrica di calze, chi ripara, rammenda calze.

Il soprannome deriva dal mestiere di una signora che confezionava in casa le calze (‘i cavezètte) e i guanti di filo con la macchina da maglieria.

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