Ammundené v.t. = Ammucchiare, accumulare
Deriva direttamente dallo spagnolo amontonar [Poner unas cosas sobre otras de manera desordenada o descuidada, formando un montón.]. Porre alcune cose sopra altre in maniera disordinata o senza cura, formando un mucchio.
È ad esempio il pietrisco ammundenéte = ammuchiato perché scaricato da un camion ribaltabile. formando ‘nu mendöne = un cumulo.
Categoria: A
Ammurechéte
Ammurechéte agg. = rauco, roco
Colpito da raucedine, alterazione della normale voce, ove appare aspra e stridula o bassa e cavernosa, tremolante, oppure con un tono più alto o basso (da Wikipedia).
Alcune volte è causata da raffreddori stagionali. Con le bevande calde e con la permanenza in ambiente caldo si risolve in poco tempo.
Altre volte è la conseguenza di grida incontrollate lanciate al campo sportivo per incitare i propri favoriti o …. per inveire contro le sviste dell’arbitro, notoriamente cornuto!!!
il Prof. Raffaele Stranieri, calabrese, asserisce che il termine deriva dal greco bragcos, bran’cos oppure brekhòs. Difatti nel suo dialetto si dice abbraghatu.
Altri ritengono che derivi dal latino raucus, ab raucatus
Ammurré
Ammurré v.i. = Impuntarsi, incaponirsi, recalcitrare
Ostinarsi con caparbietà, impuntarsi, recalcitrare.
Il verbo deriva dal latino ad murra (minerale duro usato anticamente per fare vasi e coppe).
Uì, ò ‘mmurréte cum’a ‘nu müle! = Eccolo, si è ostinato come un mulo. Si è impuntato. Non vuole ascoltar ragioni.
Ammurré significa anche agire in un modo irrazionale e non condivisibile, seguendo spazientiti il proprio istinto irruento.
Ammussàrece
Ammussàrece v.intr. = Imbronciarsi, impermalirsi, offendersi.
| Capita spesso che dopo un diverbio, anche per futili motivi, due persone rimangano imbronciate, inalberate, ognuna ostinata nelle proprie ragioni. Magari per un periodo più o meno lungo si tolgono anche il saluto! Deriva da musse = muso, nel senso di viso crucciato, broncio. Cum’ì ca nen vöde cchjó a Mattöje? Sté ammusséte pe tè? = Com’è che non vedo più Matteo? È imbronciato con te? Sì, sté ammusséte… amme fatte ‘na chjacchjarélle..(<-clicca). = Sì, si è offeso: abbiamo avuto una discussione, un piccolo diverbio… |
Amöre de Düje! (pe l’, o söpe l’)
Amöre de Düje! (pe l’) escl. = Amor di Dio! (per l’)
Una esclamazione generalmente usata per implorare benevolenza.
Mi viene in mente la storiella di quel barbiere che malvolentieri si prestò a sbarbare un poveretto perché gli era stato chiesto di farlo per l’Amore di Dio. Avendo usato sapone infimo e rasoio stagghjéte = non affilato, il suo gesto non fu affatto meritorio.
Come in italiano si usa anche per escludere qualsiasi dubbio o per dissentire da una nefandezza.
Per esempio se qualche pettegola sta insinuando una malignità sulla onorabilità o sull’illibatezza di una donzella.
Mariètte jì ‘na uagnöna aggarbéte! Pe l’amöre de Düje! Nen ce sté njinte da düce nè söp’a jèsse e nè söp’alla famìgghje söve! = Marietta è una ragazza assennata! Per l’amor di Dio! Non c’è nulla da dire né su suo conto, e né sulla sua famiglia.
Le persone più anziane usavano la formula söpe l’Amöre de Düje! = Sull’Amore di Dio!
L’italiano è ancora più variegato:
-Dio ce ne scampi e liberi
-Per carità di Dio
-Dio ce ne guardi
-Per l’amor di Dio
Àngeca töje (all’)
Àngeca töje (all’) loc.id. = All’anima tua!
È un benevolo rimprovero verso qlcn che ha sbagliato o che si è lasciato sfuggire una ghiotta occasione per migliorarsi o per trarne vantaggio.
Un po’ un eufemismo, senza significato perché àngeca simula “anima”.
L’imprecazione più cruda mannagghja a ttè! = maledizione a te!, esprime impazienza, contrarietà, stizza, disappunto. Invece quando si usa quell’àngeca che ha un suono simile, ma che non è proprio àneme si vuole imprimere al rimprovero un senso di delicatezza e affetto.
Come quando si dice mannàgghje a chitennósse invece dell’offensivo mannagghje a chitemmùrte, o per non essere addirittura blasfemi di dice “mannàgghje alla Majèlla”.
L’interiezione all’àngeca töje può coniugarsi al plurale:
A l’àngeca vostre! = Accidenti a voi
Mannagghje a chivennósse = Accidenti ai vostri cari.
Al plurale esiste la formula breve: Gghjachìve…
Ma questa la conoscono solo i monelli, avvezzi alle marachelle, quale invettiva dei malcapitati sfottuti.
Annuvelé l’ucchje
Annuvelé l’ucchje loc.id. = Confondere, sconcertare, agire freneticamente.
È una perifrasi tipica nostrana. Significa confondere qualcuno a causa del proprio comportamento frenetico.
Ad esempio il gioco movimentato fatto dai bimbi sotto gli occhi dei genitori creando confusione. Un po’ come dire annebbiare la vista per l’assenza di quiete.
Ovviamente il verbo della perifrasi può coniugarsi in modo passivo.
Basta! Me stéte facènne annuvelé l’ucchje! = Basta! Mi state creando una gran confusione!
Appanné
Appanné v.t. = Socchiudere e appannare.
Il verbo ha due significati.
- appanné = Socchiudere l’uscio di casa o gli infissi di una finestra o di un balcone.
Praticamente si accostano semplicemente i due battenti senza usare chiavi o altro, in modo da creare penombra e frescura all’interno.
Un’usanza prettamente estiva.
Giuà, appanne ‘a porte ca fé càvete = Giovanni socchiudi le porte ché fa caldo.
Con questo significato il verbo è usato anche in altri comuni della Capitanata. - appanné = appannare una superficie rendendola opaca.
Per esempio quello che si verifica alitando sulle lenti degli occhiali, oppure trasferendo delle bottiglie di bibite gelate dal frigo all’ambiente caldo.
Anche i fenomeni atmosferici come il freddo o l’umidità appannano internamente i vetri degli infissi.
Tutto ciò, come è facilmente intuibile, è causato dalla differenza di temperatura e dall’umidità dell’aria.
La velatura, specie quella che appare d’inverno sui vetri delle automobili lasciate all’aperto per tutta la notte, facilmente si condensa all’esterno e si appanna all’interno.
Ringrazio Matteo Borgia II per avermi suggerito questo termine.
Apparazziöne
Apparazziöne s.f. = Luminarie
Addobbo luminoso con cui si orna un luogo pubblico per una ricorrenza, una festa ecc.(Sabatini-Coletti).
Tecnicamente in italiano sono dette luminarie anche le luci di Natale. In dialetto l’apparazziöne è solo quella della Festa Madonne = Festa della Madonna, festa patronale.
Deriva dallo spagnolo aparar con il significato di “aggiustare; rendere uniforme, lineare; rendere più piacevole alla vista; togliere quello che è diseguale”.
Le ho sentite chiamare così da sempre. Attenti a non confondere apparazziöne con “apparizione”, visione.
Hanne accumenzéte a mètte l’apparazziöne = Stanno montando le luminarie. Si approssima la Festa grande
(Foto di Chiara Piemontese-2017)
Appuppacüle
Appuppacüle agg. = insolvente
Va bene anche scritto appuppa-cüle.
L’aggettivo è specifico per descrivere una persona indebitata, di dubbia moralità che spesso non fa fede ai suoi impegni.
Insomma uno che molla spesso una fregatura ai creditori.
Un cattivo soggetto che è bene tenere alla larga.
Vi consiglio di leggere l’articolo che dà origine a questo termine, cioè puppéte o appuppéte cliccando qui.