Tag: sostantivo femminile

Chjüse 

Chjüse s.f. = Chiusa

Nel senso di terreno recintato corrisponde benissimo all’italiano “chiusa”.

Specificamente, almeno nelle zone Garganiche, la chjüse indica un terreno sì recintato, ma coltivato ad alberi, specialmente olivi o mandorli.

Ricordo un nome dove mia nonna andava in gioventù a raccogliere le olive: ‘A Chjüse ‘i Sande = La Chiusa Delli Santi (cognome sipontino) o dei Santi (toponimo).

Rammento anche ‘A Chjüse ‘u Baröne = L’oliveto del Barone Cessa, dove mio nonno faceva il Curàtolo, il fattore, l’uomo di fiducia.

Era ubicata sulla via per Macchia, nel luogo ove ora sorge il Centro Commerciale.

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Chjuàzze 

Chjuàzze s.f. = Acquazzone, piovasco

Copioso rovescio di pioggia improvviso ma di breve durata. Talvolta accompagnato da vento.

Ammessa anche la versione chjuvazze, chiaramente riferita al verbo chjöve = piovere

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Chjórme

Chjórme s.f. = Ciurma, equipaggio, gruppo.

Gruppo di uomini addetto ad una specifica incombenza, come ad es. mantenere il governo della barca, o svuotare a spalla un carico di merce dalla stiva di un natante, ecc. Precisamente sono uomini sottoposti al comando di un capo-ciurma (traducibile in dialetto con chépe-chjórme).

In genere è usato in senso spregiativo.

Per estensione si intende un gruppo di persone piuttosto numeroso e compatto, magari un po’ prepotente o chiassoso. Qualcuno identifica anche un gruppo di specifico di preti che segue la processione, o è intento a celebrare un interminabile Pontificale, come dire cungröje = congregazione.

Quelli che si associano su facebook fanno parte di una chjórme?

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Chjìreche

Chjìreche s.m. e s.f. = Peto, chierica

Secondo il genere, maschile o femminile, il sostantivo cambia di significato.

1) ‘a chjìreche s.f. = chierica; rasatura circolare della sommità del capo portata obbligatoriamente da alcuni religiosi e, per estensione, zona calva sulla sommità del capo;

2) ‘u chjìreche s.m. = Peto, scorreggia, gas intestinale emesso rumorosamente.

Vi rimando a chjirecóne (←clicca)

Digitate nel rettangolino bianco la parola “scorreggia” e cliccate su “cerca”. Vi delizierete con tre paginette dedicate a questo argomento di carattere olfattivo…..

Volutamente qui non aggiungo alcun commento per evitare facili sconvenienze, perché io sono una personcina educata.  😉

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Chjèppe

Chjèppe s.f. = bazza, cheppia alosa

1) Chjèppe = Alosa  (Alosa fallax o Alosa alosa, o Clupea alosa) Pesce marino dal ventre argenteo e dal dorso azzurro-verde, commestibile, presente nel Mediterraneo. Vive in banchi nelle acque costiere, si adatta anche alle acque salmastre o dolci.
Risale i corsi d’acqua nel periodo della riproduzione, dove è oggetto di pesca sportiva.
Pesce di lunga vita: può raggiungere anche i 25 anni (da Wikipedia).

Le sue carni generalmente non sono apprezzate perché molto spinose. Ma noi Manfredoniani troviamo il modo di renderle accettabili grazie alle nostre brave massaie che le preparano degnamente.

2) Chjèppe = Bazza. Mento molto prominente, allungato e sporgente. Esiste anche il soprannome Chjèppe, attribuito evidentemente a qualcuno dal mento protuberante.

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Chjàveche 

Chjàveche s.inv. e agg. = Chiavica

Il sostantivo femminile chjàveche indica la rete fognaria in genere e in particolare quella feritoia alla base del cordolo dei marciapiedi, una cateratta, per far defluire le acque piovane (o le cacche dei cani) direttamente nella fogna. Nelle giornate calde erano maleodoranti, per queste le hanno bonificate eliminandole.

In napoletano si chiamano “saettelle”: nei film i malviventi inseguiti in città vi buttavano la pistola per mostrare di essere “puliti” alla perquisizione della polizia.

Per estens.: Chiaveche s.inv. Persona brutta o spregevole (paragonata a una puzza insopportabile).
‘Nu chjàveche fetènde me stöve arrubbànne ‘a màchene = Un farabutto puzzone tentava di rubarmi l’automobile.

Quando qualcuno è stanco, spossato, dolorante dice: me sènde ‘na chjàveche = mi sento un cesso.

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Chjarchjòlle 

agg. e s.f.= Loquace

Chjarchjòlle è un vezzeggiativo di chjachjerdöne.

Si riferisce ad una bimba loquace, chiacchierina, ciarliera. Bambina simpatica, accattivante.

Avì ca mò vöne ‘a puparèlla, ‘a chiarchjòlla nòste = Eccola che arriva, la bambolina, la ciarliera nostra.

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Chjandèlle 

Chjandèlle s.f. = Plantare, soletta

Sottopiede per calzature.

Le solette sono fatte di sughero, feltro, cuoio, tessuto a spugna, ecc. e vengono adoperate per agevolare la comodità delle scarpe. Esistono solette ortopediche, e in questo caso sono specificamente chiamate plantari. Esistono anche plantari con rialzo per aumentare di qualche centimetro la statura delle persone che soffrono della loro scarsa prestanza.

Presumo che chjandèlle etimologicmente derivi da chjànde nel senso di pianta del piede con cui è destinata a combaciare e soggiacere.

In gergo volgare, per lo stesso motivo, fàrece ‘na chjandelle significava (o significa ancora): avere un rapporto sessuale.

Ringrazio il lettore Amilcare Teo Renato per il suggerimento.

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Chjachjaròsche

Chjachjaròsche s.f. = Escremento animale.

Specificamente la cacca dei topi, nera e tondeggiante, o quella delle mosche attaccata ai vetri.

Anche quella degli ovini che rimane attaccata alla loro lana, quantunque abbia un nome specifico (vedi: il sinonimo tròzzele).

Per estensione qls macchia vistosa su indumenti da lavoro (grembiuli, tute, ecc.)

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Chiurlànde

Chiurlànde s.f. = Ghirlanda

Quando io ero ragazzo, si diceva proprio così, chiurlànde. Ora si preferisce usare un termine ibrido: i coröne = le corone.

È una vistosa corona di fiori, usata ahimè solo nei cortei dei funerali, per accompagnare il defunto al cimitero, ove veniva ammucchiata nella spazzatura, assieme alle altre, per la gioia degli operatori cimiteriali.

Dal numero delle ghirlande che seguivano il feretro i passanti valutavano il ceto sociale e l’importanza del defunto. Venivano portate a piedi, da due persone, per impinguare il corteo. Tutte vanità, che giovavano ai vivi e non ai morti.

Quelle usate a Manfredonia consistevano di due rami di palma fissati tra loro e poi infiorate e decorate da un largo nastro viola, sul quale erano indicati a lettere dorate i nomi comuni dei committenti: gli zii, gli amici, i cugini, mamma e papà, ecc.

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