Tag: sostantivo maschile

Abburremjinde

Abburremjinde s.m = Esasperazione, odio

Limite estremo a cui può giungere una situazione, una passione ecc. Saturazione, misura colma.
Sono così stufo ed annoiato che mi fai aborrire qualsiasi altro tuo gesto o suggerimento. Mi hai colmato di contrarietà.

M’ha fatte venì abburremjinde! = Mi hai fatto giungere all’esasperazione. Mi hai causato un fastidio insostenibile. Saturazione, misura colma.

Sono così stufo ed annoiato che mi fai aborrire qualsiasi altro tuo gesto o suggerimento. Mi hai colmato di contrarietà.

Deriva da abburrì, (←clicca) = infastidire oltre misura.

Semplificando: M’abburrüte = Mi hai scocciato!

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Munezzére

Munezzére o munezzéle s.m. = Immondezzaio, discarica

Grande deposito a cielo aperto ove si conferisce la spazzatura di uno o più centri abitati.

Le discariche ora sono regolate da normative molto rigide per evitare inquinamento delle falde acquifere del sottosuolo.

Quando le mamme vedevano troppo disordine nella camera dei figlioli esclamavano:
E che àmme fatte quà,’u munezzére? = E che abbiamo fatto di questa camera, un immondezzaio?

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Tubbètte

Tubbètte s.m. = Ventosa di molluschi, cartuccia

Questo sostantivo ha due significati:

1) Ciascuna delle ventose che si trovano per tutta la  lunghezza tentacoli dei polpi, ben evidenti su due file.

Sui moscardini invece sono disposti su una sola fila.

Quelli delle seppie, dei calamari, e dei totani quantunque su due file, sono molto più piccoli

 

2) Fondello della cartuccia per fucile da caccia. Generalmente è di ottone o metallo non ossidabile e contenente l’innesco.
Sul fondello si inserisce il bossolo di cartoncino duro, o di plastica, contenente i pallini.

Per estensione dicendo tubbètte i cacciatori intendono la cartuccia intera non solo il fondello.

 

Esiste una specie di gioco/sfottò volgare che nomina questo tubbètte. È un dialogo tra una ragazza e il suo focoso innammorato.. Il nome maschile è adattato (Giuànne, Mecöle, Frangìsche, Tonüne, Lorènze, ecc.) di volta in volta dalla donzella che inizia il giochino.

Lei, orgogliosa: Mattöje jì ‘u müje!.(Matteo è mio)

Lui, ansioso: Accüme jì ‘u tüve? (Come è tuo?)

Lei, allusiva: Arméte.(Armato)

Lui, curioso: Che arme porte? (Che armi porta?)

Lei, maliziosa: Arme e tubbètte.(Arma  e cartucce)

Lui, rapido e conclusivo: Appuppe ‘u cüle,ca mò te lu mètte!..(Disponiti per una penetrazione)

Scusate la frase conclusiva esplicita del dialogo, ma io qui ho semplicemente riportato ciò che le mie orecchie innocenti ascoltarono molte vole durante la mia adolescenza..

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Cetrüle de mére 

Cetrüle de mére s.m.  = Oloturia, cetriolo di mare, cetriolo marino

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È un mollusco (Holothuria poli) comune nel Mediterraneo e nell’Oceano Indiano. Esistono 377 specie diverse di questo strano animale.

In Oriente una di queste specie, la Olothuria edulis, è considerata una vera leccornia col nome di Trepang.      Mi fa venire in mente il titolo di un libro di Salgari letto nella mia adolescenza  “I pescatori di Trepang“….  Non voglio nemmeno immaginare se sono davvero buoni da mangiare:  ce li mangiàssere löre!

«Mostra un corpo cilindrico allungato e rigido cosparso da tubercoli. Può raggiungere circa 22 cm di lunghezza. La colorazione dorsale è scura, di norma bruno-rossiccia o bruno-nerastra (mai totalmente nera), ma le papille hanno sempre l’apice bianco. Questa specie è spesso avvolta in uno strato di muco e ama cospargersi totalmente di sabbia e sedimenti. La parte ventrale è scura quanto quella dorsale ed è munita di corti pedicelli di colore bianco.»   (da Wikipedia foto e testo)

Il nome Oloturia è noto solo ai Biologi.

Localmente invece è conosciuto con appellativi fantasiosi:
Minchia di mare  (Sicilia ionica);
Sorci di mare (Sicilia occ.);
Cazzo di Mare (Puglia, Toscana, )
Stronzo di mare, ecc.

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Ciócce de mére

Ciócce de mére s.m. = Lepre di mare

Alla lettera significa ciuco, asino di mare.

«La lepre di mare (Aplysia depilans) e’ un mollusco gasteropode che vive in zone ricche di vegetazione come il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico. Solitamente di colore nero, puo’ anche avere tinte di colorazione che vanno dal bianco al rosso. La lepre di mare possiede una conchiglia trasparente, fragilissima. Solitamente vivono attaccate tra le rocce dove brucano il fondale (alla ricerca di alghe verdi e fanerogame) appallottolandosi per non farsi predare.

Le Lepri di mare, se disturbate o se si sentono in qualche modo minacciate, emettono una secrezione violacea che si credeva fortemente tossica e che causasse la caduta permanente di peli e capelli. Tanto che il nome scientifico della più comune Lepre dei nostri mari è in tal senso più che esplicativo: Aplysia depilans… In realtà si tratta di una sostanza totalmente innocua per l’uomo, ma utilissima per confondere le capacità olfattive di potenziali predatori».

(Descrizione e foto attinte dalla rete)

In Sicilia è detta sceccu (asino, ciuco) di mare, equivalente al nostro ciócce de mére.
Altri la chiamano Ballerina spagnola per l’eleganza con cui fa le sue evoluzioni.Ma forse la confondono con altri abitatori dei fondali, simiili a questa.

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Gelèppe

Gelèppe s.m. = Glassa

La glassa è una preparazione di cucina, soprattutto di pasticceria, con cui si rivestono, in tutto o in parte, alcuni dolci con lo scopo di abbellirli o di esaltarne il gusto.

Generalmente si prepara adoperando zucchero e albumi montati a neve. Altre preparazioni richiedono solo zucchero e poca acqua.

Questo termine, come molti prodotti dolciari, proviene dall’arabo gulab. I dolci ricoperti di glassa, cioè glassati. diconsi ‘ngeleppéte, 

Da noi serve per ricoprire scarielle  e tarallini alle uova (vedi foto), tipici dolci pasquali fatti in casa, detti anche simpaticamente ‘cchjalètte = occhialini.

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Canìstre

Canìstre s.m. canestro, cesto

Etimo certissimo: latino canistrum; greco kanastron

Indica un contenitore di varie grandezze, perlopiù in vimini o frammisto con coste di canna palustre.

Sempre di fattura artigianale, era dotato di un manico semicircolare, e veniva  usato nel mondo rurale per deporvi fichi, agrumi, fichidindia, olive, mandorle, lumache, uova, ecc,

Esistono anche dei sinonimi: Panére, panarjille = Paniere, panierino;  Cjiste, cjistarjille = cesto, cestino.

 

Con termine moderno si chiamano ‘i canestrelle quei molluschi bivalvi da noi sempre chiamati ‘i carècchje

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Pertüse

Pertüse  s.m. = Foro, pertugio

Buco, fessura, Per estensione si intende un. passaggio stretto, angusto

Deriva dal latino pertusum sup. di pertundo opp. da aperto .

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Sceròcche

Sceròcche s.m. = Vento di scirocco

È il nome di un vento che spira da meridione, caldo e umido perché attraversando il Mar Mediterraneo si carica di umidità.

Deriva dall’arabo shulúq, che ha lo stesso significato.

Nota fonetica: La “ò” di sceròcche =  scirocco, va pronunciata larga non come la ó di sceróppe = sciroppo

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Zingramjinde

Zingramjinde s.m=  Pettegolezzo

Esiste anche la variante zingarüje s.f.

Serie inopportuna e indiscreta di pettegolezzi, bugie e malignità continue e insistenti, tesi a mettere in cattiva luce qualcuno/a.

Ovviamente colui che mette in atto queste chiacchiere maligne è definito zìnghere o zingaröne, ossia zingaro,  univocamente considerata persona inaffidabile, scaltra, imbrogliona.

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