Tag: sostantivo maschile

Bruzzöne 

Bruzzöne s.m. = Giaccone pesante e privo di qualsiasi ricercatezza.

In effetti si tratta di un giaccone, talvolta senza maniche, ricavato dal vello degli ovini cucito grossolanamente.

Usato dai pastori che menano al pascolo le loro greggi. Utilissimo a questa gente che doveva restare tutto il giorno al’aperto, sotto i rigori del freddo invernale.

Era confezionato con la pelle all’interno e la lana all’esterno.

Siccome i pastori nella Puglia piana, per l’antichissima consuetudine della transumanza – ossia lo svernamento delle pecore, condotte attraverso i tratturi, dalle zone montuose innevate al Tavoliere delle Puglie – erano abruzzesi, presumo che l’indumento fosse tipico di quella gente. Ecco perché si chiama bruzzöne, come per dire di foggia abruzzese.

Più tardi, e questo lo ricordo bene, è passato a designare qls indumento pesantissimo che tenesse caldo.

Te sì mìsse ‘nu sorte de bruzzöne! = Ti sei messo (addosso) cotal tabarro!

Filed under: BTagged with:

Brasciöle

Brasciöle s.f. = Involtino

Il termine somiglia al sostantivo italiano ‘braciola’.

Nelle altre parti d’Italia se uno ordina al ristorante una braciola, si vede portare una fetta di carne di bue, di vitello o di maiale cotta sulla brace o alla griglia.

In Puglia ha un’altra connotazione. Si tratta di carne di vitello o di cavallo tagliata a fette, condita e arrotolata, e tenuta stretta con del filo bianco di cotone, oppure con alcuni stecchini.

L’interno è condito con aglio (o noce moscata grattugiata per quelli che hanno lo stomaco delicato), prezzemolo, uva passa, pinoli, pecorino grattugiato, prosciutto cotto, ecc… La fantasia non manca alle massaie pugliesi.

Dopo aver preparato le brasciöle le nostre massaie le cuociono al ragù per condire le orecchiette.

Nessuna si sognerebbe di farle ai ferri!

Brasciöle è anche un soprannome locale. Evidentemente il nomignolo è stato affibbiato a qualcuno che le vendeva o le gustava particolarmente.

Filed under: BTagged with:

Brachessüne 

Brachessüne s.m. = Mutanda da donna

Indumento “scandaloso” usato dalla ventenni sfacciate nell’immediato dopoguerra.

Era di cotone, ovviamente bianco, e, udite udite, sgambato, e con un merlettino rosso o giallino lungo il bordo inferiore.

Le ragazze fino ad allora avevano adoperato mutande lunghe fino al ginocchio, come i calzoncini dei calciatori: figuratevi cosa dicevano le loro mamme.

Fino agli anni ’50 le mutande da donna, erano confezionate in casa uguali ai box degli uomini, con tanto di gambetta, più o meno lunga a seconda della stagione.

Poi sono arrivate sulle bancarelle dei mercatini le prime mutande di cotone già confezionate, sgambate,con l’elastico largo in vita, chiamate slip.

Gli slip da uomo con l’apposita apertura, e quelli da donna intere, a triangolo, erano tutte in cotone filato bianco a coste.

Siccome fino ad allora le mutande si chiamavano tutte vréche = “braghe” (= Ciascuna delle gambe di pantaloni o mutande da uomo) qualcuno pensò che quelle femminili si dovessero chiamare vrachèsse = “braghesse”, (come dottorèsse).

Ovviamente il passo successivo venne da sé. Da vrachèsse a brachèsse e quindi brachèssüne per la loro dimensione ridotta rispetto a qelle maschili.

Notate l’influenza spagnola già evidenziata, tra la b e la , come spiegato nella “Fonologia e ortografia”.

C’era una canzonaccia che circolava tra gli studenti dell’epoca, ora tutti attempati pensionati: cominciava come la famosa canzone napoletana ” ‘A cammesella” e poi naturalmente finiva con…e ljivete ‘u brachessüne!

Ora esiste una mutandina da donna, tipo file interdentale, chiamato perizoma.

Un amico veneziano ha sentenziato: “na olta par vedar el cul se spostaa le mudande, adesso par vedar le mudande se sposta el cul”. C’è bisogno della traduzione?

Filed under: BTagged with:

Boss

Boss s.m. = Dirigente, Manager, Capo squadra, Intestatario di Azienda, ecc.

Il termine inglese è giunto tale e quale qui da noi per merito degli emigrati in America. L’ho visto incluso addirittura nel vocabolario della lingua italiana come acquisito.

Per la sua brevità il sostantivo, volto soltanto al maschile, ‘u Boss, è accattivante, si ricorda facilmente, e dà un senso di familiarità e viene citato anche con una sottile ironia. Ecco giustificato il suo successo.

In ambiente domestico si intende indicare il Capo famiglia. In ambito lavorativo il Direttore della scuola, il Capo mastro, il Responsabile dell’Ufficio, il Direttore, ecc.

Un termine che ha diffusione anche nel linguaggio malavitoso. Il Boss è il Capo di associazioni mafiose. E questo boss non è detto in modo ironico ma in maniera maledettamente seria fin dai tempi di Al Capone.

Filed under: BTagged with:

Bommüne

Bommüne s.m. = Bambino

Va bene anche la grafia omofona Bommïne

Usata soltanto, per antonomasia, per indicare il Bambino Gesù nel presepio. San Gesèppe, la Madonne e ‘u Bommüne.

Una storpiatura linguistica come se si volesse rendere in dialetto una parola italiana.  Difatti il bambino, inteso come neonato, è detto:
‘u/’a criatüre (m e f.) = la creature
‘u/’a uagnöne = il o la bambina
‘u peccenìnne = il piccolino
‘a peccenènne = la piccolina

Stanotte uà nàsce ‘u Bommüne = Siamo alla vigilia di Natale.
Mò àmma mètte ‘u Bommüne jìnd’u presèpje = Ora dobbiamo posare il Bambinello dentro il presepio.

Ho anche ho sentito il diminutivo ‘u Bammenjille = Il Bambinello. Chiaro il termine simil-italiano.

Un tenero ricordo della mia infanzia. Ho assistito alla Messa di Natale in Cattedrale. avevo otto anni, ossia nel 1948: a mezzanotte, quando è nato ‘u Bommïne, assieme ai canti e all’incenso, all’interno della Chiesa, con mia somma meraviglia, furono liberate dall’altare maggiore alcune colombe bianche, certamente in segno di “pax hominibus bonæ voluntatis“.
Esse volando passarono sulle nostre teste attraversarono tutta la navata e si andarono a posare sulla balconata dell’organo, al di sopra dell’ingresso principale.
Un’altra volta un bontempone, siccome la corrente elettrica  era altalenante a causa del maltempo, disse durante la fase del buio:
Nen sapüme se stanotte se uà nasce mascule o  fèmene…

Filed under: BTagged with:

Böje 

Böje s.m. = Boia

Epiteto rivolto affettuosamente nel linguaggio familiare, ai bambini che fanno birbonate e marachelle.

Mado’, ccùme àgghja fé pe ’stu bböje? Ne la fenèsce méje… = Madonna, come (ho da) devo fare con questo boia? Non la finisce mai

Significato letterale = boia, carnefice, esecutore di condanne a morte.

Pensate che coraggio doveva avere costui: mettere il cappio intorno al collo del condannato, e azionare la botola o issarlo a braccia sulla forca, sospendolo finché non sopraggiungeva la morte. Oppure, nei tempi più antichi, calare manualmente la mannaia sul collo del malcapitato poggiata sul ceppo e troncarla di netto. Con la rivoluzione francese la ghigliottina gli ha risparmiato questa incombenza: ma era sempre il boia ad issare la lama e a farla calare.

Chissà se era retribuito bene!

Filed under: BTagged with:

Bófele

Bófele s.m. soprann. = Bufalo.

Mammifero da latte che si è ambientato nella nostra zona grazie alla presenza di numerosi acquitrini.
Molto ricercata la mozzarella derivata dal latte di bufala.

Riferito a un uomo lo identifica come un tipo grande, grosso e gran mangione (‘u bófele = il bufalo).e si pronuncia con la ó stretta.

Al femminile indica una donna grossa e lattifera come una bufala (‘a bòfele = la bufala) e si pronuncia con la ò larga.

Filed under: BTagged with:

Bianghjé

Bianghjé v.t.= Imbiancare,tinteggiare

Coprire con uno strato di tinta bianca, spec. pareti, soffitti o infissi.

Nel sud Italia e della Spagna per secoli si è usato tinteggiare le case a calce.

Si diluiva la calce spenta in acqua e si davano due mani di bianco sulle pareti e sulla volta con un pennello innestato in cima ad una canna di palude.

L’operaio addetto a questo servizio era ‘u bianghjatöre = l’imbianchino.

Filed under: BTagged with:

Bianghjatöre

Bianghjatöre s.m. = Imbianchino

Operaio, artigiano che esegue lavori di tinteggiatura.

Siccome anticamente la tinteggiatura si eseguiva solo a calce, è ovvio che si parlasse di bianco, come il termine imbianchino, del resto.

Le case venivano imbiancate anche all’esterno con grassello di calce diluito in acqua.

Con linguaggio moderno si dice anche Pettöre nel senso di tinteggiatore, non di chi fa i quadri.

Pe’ refrešké ‘a chése agghje chiaméte ‘u bianghjatöre = Per rinfrescare la casa ho chiamato l’imbianchino.

 

Filed under: BTagged with:

Bezzùche

Bezzùche agg. e s.m.. = Bigotto

Bigotto, devoto, pio, timorato di Dio

Al femminile fa Bezzöche.

Il termine femminile ha assunto una valenza negativa, non perché le donne frequentassero spesso la Chiesa e tutte le funzioni.

Le donnette molto bezzöche erano ritenute chiacchierone, tagghja-tagghje, e nenie viventi.

In effetti anche i più bei canti gregoriani in bocca a loro sembravano nenie strascicate talmente tanto da far addormentare i bimbi.

Non parliamo poi della storpiatura del latino!
Et anticum documentum.. diventava com’è antico lu cunvento

Tutto un programma.

Filed under: BTagged with: ,