Mesüre

Mesüre s.f. = Misura, misurazione.

Il termine indica l’insieme delle dimensioni (lunghezza, larghezza, ecc.) di un oggetto, o la misurazione, per esempio, che il sarto ci prende per confezionare un abito.

Stamatüne ‘u sarte me pìgghje ‘a prüma mesüre = Stamane il sarto mi prende la prima misura.

Il termine mesüre una volta indicava il volume di 100 ml di liquidi.
Come sinonimo si usava anche dire mjizze quinde = mezzo quinto (la metà di 1/5, dato che 1/5 di litro corrisponde a 200 ml).

Lelü’, va’ccatte ‘na mesüra d’ùgghje. = Lilino, va a comprare 100 grammi di olio.

Il suo sottomultiplo era ‘a mèzza mesüre o ‘u mesurjille = mezza misura o misurino equivalente a 50 grammi.

Il multiplo, pari a 200 ml, è chiamato ‘u quìnde = il quinto (di litro)

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Mestetöre

Mestetöre s.f.= Federa

Sacchetto di tela, munito di bottoni o di laccetti usato per ricoprire il guanciale.

L’origine del termine è “vestire” o “rivestire”= che veste, che ricopre come una veste. Sarebbe un termine come “vestitore” ma al femminile.

I nostri nonni nel periodo di carnevale da una federa piegata a metà con gli angoli accavallati all’interno, riuscivano ad ottenere un improvvisato cappuccio fratesco, che si ponevano sul capo per una estemporanea mascherata, completata da una lunga e spessa sottoveste sottratta alla nonna.

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Mešküne

Mešküne  sopr. = Meschino

Forse è una deformazione del titolo del famoso romanzo popolare “Guerin Meschino”.

Era il nomignolo del titolare di un’altra nota cantina (oltre alle già citate cantine di Ciumarjille, Nzaléte, Menjille e Pachjireche).

Ricordo La targa di latta dipinta di verde incernierata ad un’asta di ferro come uno stendardo che il vento faceva cigolare, con le fatidiche lettere V.D.V. Qualche altro vinaio faceva dipingere sul solito campo verde dell’insegna anche un Pulcinella a figura intera.

Avevo cominciato la prima elementare, e non riuscivo a capire che caspita volessero dire, e sopratutto come accidenti si dovessero leggere quelle fatidiche tre lettere vdv (udu, udv?).

Le lettere di “Cinema Pesante”, “Farmacia Murgo”, “Foto-ottica”, le leggevo bene. Ma quell’accidente di trittico VDV non mi lasciava riposare.

Mi ha svelato il mistero mio padre, cui finalmente decisi di rivolgermi. Significava semplicemente VENDITA DI VINO.

Fate una ricerca per vedere se a Manfredonia esistono ancora queste insegne. Forse non esistono più nemmeno le cantine: ora beviamo tutti il vino già imbottigliato dalle Cantine Sociali…

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Merìsse

Merìsse s.m. = soggetto strambo

Personaggio maschile che fa coppia naturalmente con Merèsse. per l’assonanza a jìsse e jèsse = lui e lei.

Quando si vede arrivare da lontano una coppia di persone un po’ strane, particolari per il loro modo di incedere o di vestirsi, si dice: ‘I vì, mo’ vènene Marìsse e Merèsse = Eccoli, ora stanno giungendo lei e lui.

Ironicamente si può identificare come “la coppia più bella del mondo”!

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Mercjöne 

Mercjöne s.m.= Contenitore

Al plurale fa mercjüne ed indica specificamente dei recipienti (damigiane, fiaschi, bidoni, scatoloni).

Indica anche qualcosa di ingombrante, di fastidioso, che sta sempre tra i piedi.

Esempio: “Che sso’ tutte sti mercjüne mmizz’a chése? Luàtele da mizze!” = Che cosa sono tutti questi recipienti per casa? Toglieteli di torno!

A volte può essere anche riferito alle persone per definirle ingombranti e sgraziate.

Un’amica spettegola con l’altra sull’imminente matrimonio della loro vicina per anni zitella, un po’ soprappeso e già avanti con gli anni e si sente rispondere: “Jì stéte affurtenéte, ch’jì c‘ha l‘avöv‘a pigghjé a quèdda merciöna vècchjie“. = E’ stata fortunata, (altrimenti) chi se la doveva prendere quella “damigiana” vecchia?

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Merachelüse

Merachelüse agg = suscettibile

Letteralmente sembrerebbe “miracoloso/miracolosa”, ma nel dialetto manfredoniano si usa per definire una persona che tende ad esagerare e che ingigantisce anche la minima sciocchezza, specialmente se si riferisce a escoriazioni, tumefazioni e altre sciocchezze di minima entità.

Il termine con cui ho tradotto, suscettibile, ha una valenza immateriale. Nel nostro caso è proprio nel senso di maggiore sensibilità al dolore fisico. Potrei dire ipersensibile, con una soglia del dolore molto bassa.

Molti soggetti alla sola vista di una iniezione cominciano a piagnucolare senza ritegno, ancorché adulti.
Ecco, questi sono i tipi “miracolosi”…

Al femminile fa merachelöse.

Grazie a Michele Murgo per il suggerimento.

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Mennózze

Mennózze s.f. = mammella

Organo ghiandolare proprio dei mammiferi, molto sviluppato nelle femmine; dopo il parto secerne il latte necessario al nutrimento della prole nei primi mesi di vita.

Ovviamente citato al plurale: ‘i mennózze

Inoltre questo termine anatomico indica anche le ovaie delle seppie, usate nel ripieno quando si cucinano con il sugo, fritte o a rijanéte (i sicce chjiöne = le seppie ripiene).

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Menjille

Manjille n.p. = Carmine

Diminutivo del nome proprio Carmine (ossia Carmenjille) affibbiato ad un altro titolare di cantina. Poi è diventato un soprannome.

Ricordo che questo signore fece arrivare per primo nella sua osteria un vino marsalato siciliano dolce e profumato.

Costava qualcosa in più dei robusti vini pugliesi, ma la domenica era quasi un obbligo ricorrere alla specialià di Menjille!

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Mengócce

Mengócce n.p. = Domenico

Domenico è un nome molto diffuso in tutta Italia, soprattutto al Sud. Deriva dal latino Dominicus, aggettivo derivato da dominus, “padrone”, con il significato di “padronale, del padrone”, ma in epoca cristiana prese il significato di “consacrato al Signore”.

L’onomastico si festeggia il 22 gennaio in memoria di Domenico, abate benedettino morto nel 1031.

In dialetto è Dumìneche, o – simile allo spagnolo Domingo – Dumìnghe.
Ricordo Maste Dumìneche Adabbo, fabbro, su Via Antiche Mura.

Poi i diminutivi sono MimìMimìnghe Mìnghe e Mengócce.

Quest’ultimo, amico di mio padre, di cognome Messina, faceva il sellaio in via Spinelli: Mengócce ‘u sellére.

Il lettore Domenico mi fa notare che la ricorrenza ricade ad agosto. Allora ho fatto una piccola ricerca.
In effetti i Santi che portano questo nome sono due.
-San Domenico abate benedettino (951-1031) – ricorrenza 22 gennaio.
-San Domenico Guzman (1170-1212) – ricorrenza 8 agosto.
Quest’ultimo è raffigurato insieme a Santa Caterina da Siena, domenicana (134-1380) nel famoso quadro della «Madonna di Pompei» mentre ricevono il rosario da Gesù bambino e da Maria.

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