Lu sazzje nen cröde au dejüne

Lu sazzje nen cröde au dejüne

La persona sazia non considera di chi è digiuno.

Egoismo, insensibile al disagio altrui.

Notate che il termine dejüne è diverso da quello più antico, desciüne, usato ora solo dagli anziani.
La versione desciüne si avvicina molto al francese jeûne (privation de nourriture = mancanza di nutrimento).

Ho ancora nelle orecchie la frase di un amico che raccontava di una sua disavventura ed era comblétamènde desciüne = digiuno da molto tempo.

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Scàlfete cüle, scàlfete frègne, alla fàcce de chi ho mìsse i lègne.

Scàlfete cüle, scàlfete frègne, alla fàcce de chi ho mìsse i lègne.

Si attribuisce questo Detto ad una donna che davanti al focolare si compiacque del suo stato di benessere.

Scaldati culo, scaldati f***, alla faccia di chi ha messo la legna.

Si ottiene un beneficio, e invece di essere grati alla persona generosa, la si deride sfacciatamente.

Il mondo spesso va in direzione opposta alla logica.

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Sàzzje jì lu majéle! ‘Ngrasse ‘u cüle e nen fé méle

Sàzzje jì lu majéle! ‘Ngrasse ‘u cüle e nen fé méle

Sazio è il porcello! Ingrassa il culo, e non fa male.

In verità il termine iniziale di questo detto sarebbe Sònze, ma non so trovargli un significato plausibile e penso che sia una deformazione di Sàzzje.

È una “giaculatoria” che la neo mamma recitava al suo pargoletto quando, dopo avergli somministrato il latte, sentiva provenire dal figlio un sonoro ruttino.

Ecco un altro detto, recitato dopo un singhiozzo del poppante:

Sàzzje jì ‘u purcellózze, c’jì anghjüte ‘u vudeddózze = Sazio è il porcellino, si è riempito il budellino.

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Sande Lavrjinze, amànde de frustjire

Si vocifera che il nostro Santo protettore, San Lorenzo Majorano, Vescovo di Sipontum nel V secolo, ossia vissuto qui 1500 anni fa, prediliga accordare i suoi favori ai forestieri piuttosto che si Manfredoniani. D’altronde egli stesso, forestiero perché turco, nativo di Costantinopoli, si “affermò” proprio qui a Manfredonia…

‘U Napluténe jì venüte a Mambredònje p’i pèzze ‘ngüle…Ah, Sande Lavrjinze!… = “Il Napoletano” è arrivato a Manfredonia con le toppe sul fondello dei pantaloni calzoni (era poverissimo, e qui si è arricchito) Ah San Lorenzo..(tu prediligi i forestieri e trascuri i Manfredoniani, che razza di protettore sei?).

Si dice altresì anche che chiunque mangi la rüche de Sepònde = la ruchetta selvatica di Siponto (un po’ come accade a quelli che gettano una moneta nella Fontana di Trevi a Roma), siano destinati a tornare a Manfredonia, e con l’aiuto di Sande Lavrjinze, a restarvi definitivamente.

Senza scomodare i Santi, io sono convinto che la fortuna arrida agli audaci. Se un forestiero viene a Manfredonia e si installa con un’attività commerciale o artigiana, o professionale in genere, lo fa perché è dinamico, ha iniziativa, voglia di agire. In un luogo ove i nativi sono forse un po’ troppo apatici è ovvio che faccia fortuna.
Il merito va dato all’uomo intraprendente, non al Santo.

Comunque si vede che i Manfredoniani hanno confidenza con il loro Protettore, tanto che scambiano il gesto benedicente della sua mano destra con un “outing” della sua golosità, facendogli dire che aveva fatto fuori un paniere di trecento fichidindia! M’àgghje mangéte trecjinde fechedìnje!. Non penso minimamente che sia un’espressione blasfema, bensì una umanizzazione di un Santo, nostro amico, che ci confida la sua umana debolezza verso un prodotto locale.

Comunque se volete approfondire la conoscenza del nostro Patrono, cliccate qui:
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91920 o anche su: http://it.wikipedia.org/wiki/San_Lorenzo_Maiorano

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Sand’Andùnje, màškere e sùne

Sand’Andùnje, màškere e sùne

Sant’Antonio, maschere e suoni.

Questo Detto ci ricorda che dal giorno della ricorrenza di Sant’Antonio Abate, Santo eremita egiziano, vissuto nel III secolo, protettore degli animali domestici, ufficialmente inizia al periodo di Carnevale.

Il 17 gennaio infatti iniziavano a farsi vedersi in giro delle persone adulte in maschera e a udirsi le musiche adatte. A partire da questa data e per ogni giovedì, chiamato ‘giovedì grasso’, e fino al Carnevale giravano per la città gruppi di ragazzi e bambini mascherati.

Generalmente denominate ‘i màškere = le maschere. Invece ‘i sùne = i suoni, indicavano le orchestrine da ballo una volta impegnate intensamente nel periodo di Carnevale.

Questa festa da sempre è molto sentita  dalle popolazioni sipontine.
I nostri padri e i nostri nonni le hanno dato molta importanza, quando non esistevano altre forme di divertimento.
Con l’avvento del grammofono si organizzavano facilmente festicciole in famiglia, sbaraccando il letto per ottenere spazio da utilizzare come pista da ballo, specie nelle abitazioni al piano terra.

Ma è superfluo spiegare ai Manfredoniani che cos’è il Carnevale, perché lo portiamo nel nostro DNA.

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Sant’Andröje, ‘u möse fenìsce…

Sant’Andröje, ‘u möse fenìsce…

Ecco il Detto completo: Sant’Andröje, u möse fenìsce, venüte uagnü a ppegghjé ‘i pìsce.

Ossia: S.Andrea, il mese finisce (perciò) venite ragazzi a catturare i pesci.

Veramente si doveva dire ‘u möse fenèsce , ma non fa rima con pìsce!

Ci accontentiamo della licenza poetica….

Questo proverbio antico si riferisce al fatto che a fine novembre, ricorrenza di S.Andrea Apostolo (dice la mamma di un nostro lettore, figlia e sorella di pescatori) i pesci per il freddo si spingono verso i fondali più bassi, quindi più facili da catturare!

Ringrazio Michele Murgo per il prezioso suggerimento di sua madre.

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Sande Necöle, a Natéle diciannöve

Sande Necöle, a Natéle diciannöve

San Nicola, a Natale diciannove

Come per altri Santi, viene nominato San Nicola per fare rapidamente un conto mnemonico dei giorni di attesa al Natale.

Difatti la ricorrenza di questo Santo – dispensatore di doni, assurto nei Paesi anglosassoni quale simbolo stesso del Natale con il nome di Santa Claus (Nicholaus) – ricade il 6 dicembre.

Ovviamente sommando il 6 al 19 arriviamo alla Data del 25 dicembre.

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Sànde e benedìtte!

Sànde e benedìtte!

Santo e benedetto.

Questo è un detto liberatorio e di ammirazione e di gratitudine verso qlcu che merita ogni lode per il suo atteggiamento favorevole o per la sua disponibilità.

Si usa dire anche quando si è ricevuto un dono, una raccomandazione, un consiglio, ecc. molto gradito.

Usato anche riferito ai soldi spesi bene per l’acquisto di qlcs di veramente utile e di cui si è pienamentre soddisfatti, come ad esempio  scarpe comode, busto ortopedico, climatizzatore efficiente, ecc.

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Sanda Luciüje, a Natéle ‘a tredeciüne

Sanda Luciüje, a Natéle ‘a tredeciüne

 

Santa Lucia, a Natale la tredicina. Cioè dal giorno di Santa Lucia (13 dicembre) a Natale ci vogliono 13 giorni.  Per contare correttamente si comincia proprio dal giorno 13.
Anche questo è una maniera mnemonica per ricordare l’approssimarsi del grande evento di Natale.

Tredicina, detto sulla scorta di decina o dozzina o ventina ecc.

Storicamente la Vergine Lucia di Siracusa, convertita al Cristianesimo subì la persecuzione di Diocleziano, e fu uccisa diciassette secoli fa.
Si ritiene erroneamente che alla poveretta furono estirpati gli occhi prima di darle la morte. Infatti l’agiografia la raffigura mentre sorregge con una mano la palma, simbolo del martirio, e con l’altra un piatto in cui sono posati i suoi occhi.  Questi esprimono il simbolo della vista, della luce. Quindi Lucia = luce.

Curiosità:  un amico ha scritto, in maniera enigmatica: sanda luc a natl trdcn… Dopo un attimo di sbandamento ci sono arrivato…

La tradizione manfredoniana impone il consumo delle fave (‘i féfe aggraccéte = aggrinzite).

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Sanda Cungètte, a Natéle diciassètte

Sanda Cungètte, a Natéle diciassètte

Santa Concetta, a Natale mancano diciassette giorni.

Un modo mnemonico per contare i giorni che mancano al Natale dall’8 dicembre.

Pio IX l’8 dicembre 1854 proclamò il Dogma della Immacolata Concezione di Maria,   Maria sine labe originali concepta = Maria senza peccato originale (fu) concepita. Quest’ultimo verbo (concepta) era più agevolmente  pronunciato “Concetta”.  Diventò presto nome proprio femminile, come anche “Immacolata”, usati largamente fino a pochi decenni fa in prevalenza nel Sud Italia.

Questa vigilia veniva commemorata dai ragazzini con un grandioso falò (‘a fanöje). Per alimentare il fuoco tutti i bambini giravano casa per casa chiedendo “‘na lègna a Sanda Cungètte“. Le massaie avevano tutte in casa una discreta provvista di legna da ardere, poiché non era ancora comparso il gas in bombole per uso cucina, e ne davano volentieri un pezzo ai questuanti.

Altri eventi, non secondari, che tradizionalmente cadevano in questa vigilia:
-l’allestimento del Presepio;
-la preparazione delle pèttole;
la cena di “magro”, essendo giornata di astinenza dalle carni, consistente in una spaghettata condita con sughetto di baccalà o anche di cicale e sparroni.

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