Mese: Maggio 2018

Jennére

Jennére n.p. = Gennaro

Deriva dal latino Ianuarius, un derivato di Ianus, “Giano”, dio bifronte dell’inizio e del passaggio, successivamente dato ai bambini che nascevano a gennaio.

Significa “dedicato a Giano”.

L’onomastico si festeggia il 19 settembre in memoria di San Gennaro, martirizzato nel 305 .

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Jazzebbànde

Jazzebbànde s.m. = Grancassa

Tipo di tamburo di grandi dimensioni, che nelle orchestrine da ballo si percuote tenendolo poggiato al pavimento; quello delle bande da giro invece era legato alle spalle del battitore mediante una cinghia.

Per la percussione si usa un pedale che aziona un braccetto terminante a palla. Azionato ritmicamente dal batterista per marcare il tempo questa palla batteva contro la pelle tesa della faccia interna della grancassa.

Sulla faccia esterna la grancassa recava scritto a grandi caratteri il nome dell’orchestrina lungo il bordo della pelle tesa. Al centro immancabilmente, a caratteri maggiori Jazz-band (pron. Jaas-bènd).
Per esempio “Roman-New Orleans JAZZ-BAND”

Quelli che non sapevano l’inglese hanno pensato candidamente che jazz-band, pronunciato all’italiana, fosse il nome del tamburo!

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Javezé ‘na pröte da ‘ndèrre

Javezé ‘na pröte da ‘ndèrre loc.id. = Beneficare, 

Significato letterale: alzare una pietra da terra.

Mi ricordo la scena finale del film “Schindler list”, quando gli Ebrei scampati ai campi di sterminio, sollevavano una pietra da terra e la posavano sulla tomba di Schindler. Un bel gesto di riconoscenza che dimostrava che costrui era stato un “uomo giusto”, che in linguaggio semitico equivale a “santo”.

Il significato metaforico è molto più nobile. In questo caso sollevare una pietra significa fare un’opera di bene, consistente, sacrificandosi in propio in maniera sostanziosa per “sollevare” qlcu da una situazione critica.

Se vogliamo fare qualche esempio basta ricordare l’elenco delle opere di misericordia della dottrina cristiana:
dare da mangiare agli affamati, vestire gli ingnudi, visitare gli infermi, consolare gli afflitti, ecc.

Ecco l’esempio suggerito da Enzo Renato: Javezé ‘na pröte da ‘ndèrre. Si dice dello sposare una donna povera, senza niente.

Mia nonna diceva che “si devono sposare le carni, non i panni”. Ossia si deve sposare la “persona” per le sue doti morali, e non per i suoi beni materiali.

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Jattaröle

Jattaröle s.f. = Gattaiola

Piccola apertura nelle porte che permette il passaggio dei gatti.

Usata prevalentemente nelle case di campagna. Ma ricordo di averne vista una anche in Via Maddalena.

Ora credo che non c’è bisogno di gattaiole: i gatti domestici vengono rimpinzati di cibo, mentre anticamente si davano da fare essi stessi per procurarselo, e avevano bisogno di entrare e uscire in libertà.

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Jatta-mascjére

Jatta-mascjére o anche solo Mascjére s.f. = Strega

Donna che, secondo un’antica superstizione popolare, era dotata di poteri malefici derivanti dai suoi rapporti con il demonio.

Mascjére= maga, che compie magie

Mia nonna, classe 1876, spiegò perché si diceva jatta-mascjére.

C’era una strega che per intrufolarsi nella casa di un sarto, si tramutò in gatto e passò per la gattaiola.

Costui, per scacciarla di casa, le lanciò dietro la mezza-škanéte = “mezza-pagnotta” di legno, centrandola in pieno.

Il giorno dopo incontrò per strada una sua conoscente che si lamentava, tutta piena di dolori, e lo fissava con lo sguardo truce.

Da ciò il sarto capì che proprio lei, in veste di gatto, fu il bersaglio del suo lancio.

La mezza-škanéte era un pesante semicerchio di legno dal diametro di 50 cm. e spesso 10 cm, usato come ausilio dai sarti per stirare le parti difficili di maniche di giacca.

I ragazzi di oggi usano il termine sdröje per designare la strega.

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Jatta-mamöne

Jatta-mamöne s.m. = Gatto mammone

Personaggio fantastico, come papunne, nannurche, jatta masciére.
Era uno spauracchio per i bambini evocata dalle mammine allo scopo di tenercli buoni.
Parlo al passato perché i bimbi di oggi sono scafati, e a queste cose non ci credono
Per la verità nemmeno noi ci credevamo troppo,  altrimenti saremmo cresciuti tutti complessati e senza alcun sostegno psicologico.

Il maggior deterrente alle nostre monellerie era la temutissima ciabatta volante!

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Jatta-a-rianéte

Jatta-a-rianéteGatta in tortiera

Sapete che cos’è la rianéte: una tortiera di patate al forno con pezzi di carne di agnello, o di baccalà, o di coniglio.

Beh, per ingannare qlcu gli si propinava la carne di gatto al posto di quella del coniglio.

Quindi Jatta-a-rianéte è sinonimo di inganno, frode, raggiro.

A meno che la pietanza di gatto non venga servita ad un Cinese o a un Vicentino, notoriamente ghiotti di gatti.

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Jatechére

Jatechére s.m. = Commerciante

Generalmente queste persone esercitavano il commercio ambulante di pesci e prodotti del mare. Spesso si spingevano oltre le mura cittadine (a Foggia o a Monte e a S.Giovanni).

Erano detti anche jaddechére o vjatechéle.

Si usava questo termine per distinguerlo dal pescatore vero e proprio (‘u marenére), che raramente vendeva il suo pescato in proprio.

Nel Vastese (detti ugualmente viaticari) questi commercianti portavano i pesci nelle località interne e li barattavano con formaggi, olio, vino e prodotti della terra.   Ora con la motorizzazione diffusa, ognuno usa i propri mezzi per fare acquisti secondo necessità.

Il termine deriva dal latino viaticum = per la via. Quindi (venditore) ambulante.

Nell’antica Roma per viaticum si intendeva quanto (provviste, indumenti ecc.) era necessario per affrontare un viaggio.

Per “viatico” si intende ora, per estensione,anche la Comunione somministrata ai moribondi per affrontare l’ultimo viaggio.

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Jastöme

Jastöme s.f. = Bestemmia

Parola o frase ingiuriosa verso la divinità o le cose sacre.

Con valore attenuato, imprecazione, espressione offensiva verso qcs. o qcn.

Improperio lanciato verso cose o persone cui si deve rispetto; maledizione  rivolta  in modo molto volgare in direzione di qualche persona che ha commesso torti o nefandezze.

Ma’ Giuànne m’ho jasteméte ‘i mùrte = Mamma, Giovanni ha imprecato contro i miei parenti morti.

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Jastemé

 Jastemé v.t. = Bestemmiare

Ingiuriare cose o persone cui si deve rispetto; maledire in modo molto volgare.

Ma’ Giuànne m’ho jasteméte ‘i mùrte = Mamma. Giovanni ha imprecato contro i miei parenti morti.

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