Mese: Maggio 2018

Fracetüme

Fracetüme s.f. = Fradiciume, putredine, putridume.

Chiaramente deriva da fràcete = marcio,anche in senso morale.

Insomma è porcheria, schifezza, sozzeria, sudiceria ecc. in senso materiale; in senso lato è immoralità, disonestà, corruzione, malcostume, decadimento, depravazione… basta così?

Quando sento parlare delle gesta di certi personaggi pubblici gli epiteti, come vedete, non mancano nella nostra lingua per definirli.
In dialetto basta fracetüme, che li racchiude tutti in una mirabile sintesi!

Filed under: FTagged with:

Fràcete

Fràcete agg. = Marcio

Che è in avanzato stato di decomposizione, spec. di odore e aspetto disgustoso; andato a male, guasto.

Figuratamente: moralmente corrotto, degenerato, propenso a danneggiare il prossimo.

Filed under: FTagged with:

Frabbecatöre

Frabbecatöre s.m. = Muratore

Operaio edile che lavora nella costruzione di strutture in muratura.

In genere quelli di Manfredonia sono capaci di assolvere diverse incombenze: pavimentisti, piastrellisti, intonacatori.

I più abili, con accertate attitudini vengono “promossi” Maste = maestro, capomastro.

Difatti egli guida altri subordinati nell’esecuzione dei lavori seguendo direttive superiori.

Gli spetta il titolo di Maestro anche quando diventa titolare di un’impresa edile artigiana.

Filed under: FTagged with:

Fòsse-lu-Düje!

Fòsse-lu-Düje! inter. = Magari! Lo volesse Dio! Sarebbe un dono di Dio!

L’interiezione esprime vivo desiderio, speranza, aspettativa.

Vulüme jì cré a Venèzzje? Fòsse-lu-Düje = Vogliamo andare domania Venezia? Magari!

Ma ‘u marute de Marètte jì rìcche? Fòsse-lu-Düje! = Ma il marito di Marietta è ricco? Magari lo fosse!|

Filed under: FTagged with:

Före-a-Porte

Före-a-Porte topon. = Fuori Porta

È una delle quattro direttrici in cui idealmente si suddivideva la città di Manfredonia (oltre a Mundìcchje, Söpe-a-Trejüne e Abbasce-a-mére).

Före-a-Porte è l’abbreviazione di Före-‘a-Porte-de-Fogge = Fuori della “Porta di Foggia”, e comprende la zona da Via Palatella/Piazza Marconi fino al Palazzo Rosso, ossia fino all’ultima casa esistente all’epoca. Negli anni ’30 la città ha espanso ulteriormente le sue costruzioni verso ovest, e la propaggine è tuttora chiamata Stazziona-Cambagne.

Fino al 1920 esistevano le mura medioevali con diverse porte di accesso in città. Quella di ponente, rivolta verso il Capoluogo dauno, era chiamata “Porta di Foggia”. La zona al di là delle mura naturalmente era identificata come “fuori” di questa porta.

Filed under: FTagged with:

Före

Före avv. = Fuori

L’avverbio fuori indica un posto all’esterno di luogo noto.

Mìtte ‘u vrascjire före = Poni il braciere fuori dell’uscio (così i carboni si accendono più facilmente).
Assettàmece före ‘u balecöne ca jìnde fé càvede = Sediamoci fuori al balcone perché dentro fa caldo.

In dialetto assume un’altra connotazione, perché significa anche “in campagna”.

Chjöva-chjöve e papà jì jüte före, jì jüte senza càppe e Madònne mandjine l’acque = Piove, piove, papà è andato in campagna (non fuori dell’uscio), è andato senza mantello, e Madonna trattieni la pioggia.

Cré matüne àmma jì sóbbete före = Domattina dobbiamo andare presto nei campi.

In linguaggio marinaresco Föra-före significa: in alto mare, al largo.

Come locuzione avverbiale a före a före significa da parte a parte, in tutta la sua ampiezza o la sua larghezza.

Pe trué a te me sò fàtte tutta Mambredònje a före a före = Per cercarti ho girato tutta Manfredonia in lungo e in largo.

Tàgghje ‘na pezzéte a före a före = Taglia un pezzo (di pizza, di pane, di lardo, ecc.) per tutta la sua lunghezza.
‘Stu müre völ’èsse menéte ndèrre a före a före = Questa parete va abbattuta interamente.

Avviso ai Manfredoniani di ultima generazione.
Non usate mai före per indicare un foro. Questo si chiama büche, pertüse = buco, pertugio.
Tutt’al più si usa furatüre per indicare una bucatura al pneumatico della bicicletta, e dei veicoli su gomma.

Filed under: FTagged with:

Folle

Folle s.f. = Folla, fretta

1) Folle = grande quantità di persone riunite in un luogo.
Ha’ fàtte ‘u begliètte? No chiu ‘natu poche, mo’ sté ‘a folle = Hai comprato il biglietto? No, fra poco, ora c’è ressa.

2) Folle = desiderio o bisogno di concludere con grande rapidità ciò che si sta facendo o che si sta per fare. I più anziani dicono fòdde.

Nen ce fànne ‘i cöse folla folle= Non si fanno le cose in fretta. Calma!

Filed under: FTagged with:

Föle

Föle s.m. = Fiele

Bile, specialmente quella degli animali.

Specificamente è chiamato così anche il nero di sicce = seppia che una volta si buttava e ora viene usato in cucina per preparare squisiti spaghetti o fragrante risotto al nero di seppia.

‘U föle d’a sìcce = il fiele della seppia non è la bile vera e propria ma il contenuto della borsa dell’inchiostro. Per questo non è amaro ma salmastro e profumato.

Era l’amarissimo per antonomasia (jamére accüme a ‘nu föle = amaro come il fiele).

Filed under: FTagged with:

Fofò

Fofò n.p.= Alfonso.

Certamente deriva da Alfonso, alla maniera napoletana come:
Totò, per Antonio
Geggè, per Gennaro
Ninì, per Nicola, ecc.

Filed under: FTagged with:

Fòdera-pengöne

Fòdera-pengöne s.m. = Condom, preservativo

Il comune profilattico, conosciuto nel periodo anteguerra solo da pochi viveurs, ebbe la sua diffusione tra la popolazione locale negli anni ’40, perché introdotto dalle truppe Alleate di occupazione nella Seconda Guerra Mondiale.

Faceva parte della “merce varia” che – probabilmente trafugata dagli audaci ragazzotti locali agli ingenui Americani – veniva barattata in loco con altri prodotti, preferibilmente con derrate alimentari e vestiario.

Noi bambini di 6 – 7 anni all’epoca giocavamo con tutto quello che ci capitava tra le mani.

Ricordo dei bellissimi paracadute in miniatura di carta crespa bianca, privilegio dei ragazzi più grandi, forse usati dagli Inglesi, specialisti nei bombardamenti notturni, per lanciare dei bengala luminosi dagli aerei per illuminare a giorno la zona da colpire.  Li chiamavamo giustamente paracadüte.

Ricordo dei parallelepipedi di latta [ignoro l’uso originale di queste scatole metalliche di cm 100x40x40],  trasformate in ingegnose canoe, che usavamo in mare muovendoci con una rudimentale pagaia o remando con le mani aperte. Le chiamavamo barca-stagnöre, ossia barca fatta di latta.

Ricordo il latte in polvere. Nessuno ci aveva detto che bisognava metterne solo un poco in acqua per farlo ritornare latte, perché era liofilizzato. Lo portavamo in bocca ed esso ci asciugava immediatamente tutta la salivazione. Dopo di che sbuffavamo il rimanente liofilizzato, formando delle nuvolette bianche. Tutto era gioco.

Ricordo anche il pesce liofilizzato. Sembrava segatura di falegname. Mia madre ne faceva delle polpette e le friggeva, facendoci ritornare il mente il gusto del baccalà, il cui embargo (assieme ad una miriade di altri prodotti) fu decretato dalla Società delle Nazioni quale sanzione economica contro il regime fascista che aveva occupato l’Etiopia.

Ricordo la birra in lattine che si aprivano come le bottiglie di vetro, ossia con il tappo a corona. Anche i vuoti diventavano giochi nelle nostre mani, perché praticavamo con un chiodo un foro alla base della lattina e una volta riempita di acqua di mare, ci soffiavamo dentro per innaffiare con uno zampillo i compagni che prendevano il sole sulla scogliera…

Assaporammo la carne in scatola, che talvolta compariva sulla nostra tavola, frutto di baratto con farina o altro. La chiamavamo carnabìffe. Le avevano affibbiato questo nome perché le scatolette recavano un’immagine di bovino, e la scritta corned beef, ossia bovino in scatola.

Capitò anche a quell’età di trovarci in mano le scatolette con i preservativi: ci mettemmo a giocare, gonfiandoli come fossero dei palloncini. I più grandicelli ci sconsigliavano di usarli (ma che avete capito?), ossia di portarli alla bocca per il gonfiaggio.

Qualche smaliziato capì la loro reale funzione, e non conoscendo altro nome, lo nominò fodera-pengöne = il fodera-membro, la custodia per il pene, tra lo sghignazzamento generale di noi monelli.

Molti anni dopo seppi che erano distribuiti metodicamente dal Comando Alleato alle truppe di occupazione quale presidio sanitario, onde evitare che si instaurassero contagi ai maschi o gravidanze indesiderate alle femmine.
Le stesse funzioni che tuttora sono richieste al condom.

Filed under: FTagged with: