Autore: tonino

Crepé ‘ngùrpe

Crepé ‘ngùrpe loc.id. = Amareggiare

Fare soffrire, affliggere, rattristare, crucciare, angosciare, tormentare, indispettire qlc.

Jìsse nen me vole sènde a me? e jüje lu fazze crepé ‘ngurpe! = Lui non mi vuole dare ascolto? Allora io lo faccio soffrire (col mio atteggiamento dispettoso).

Agire a dispetto, a škattamjinde

Il significato letterale è: procurare o riportare gravi lesioni interne per le percosse. Ma solo a parole come minaccia.

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Crépe

Crépe s.f. = Capra

È un animale ovino apprezzato per la delicatezza delle sue carni in giovine età (‘u crapètte il capretto) e l’ottima digeribilità del suo latte. La carne della capra adulta è più coriacea, ma indicata nella preparazione in umido, non arrosto.

Una volta si usava la sua pelle per farne guanti e otri per il vino e l’olio.

La capra (Capra hircus) riesce a nutrirsi anche si vegetali duri, spinosi, coriacei, e per questo allevato prevalentemente in zone montane di tutto il mondo.

Il maschio della capra, l’irco o il capro, in dialetto dicesi crapöne s.m. anche nel significato di testone, cocciuto e poco propenso all’apprendimento. Sì ‘nu crapöne.

Il nome dialettale subisce, come tanti altri, la metatesi, ossia lo spostamento di una consonante all’interno del nome. come accade anche per frabbecatöre, stròppje, frummàgge, premmanèndeecc.

Andate a leggervi il Detto: Salüte e frasche,

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Cremöne

Cremöne s.m. = Cremore di tartaro

Il Cremore di tartaro è un sale acido presente nell’uva e nel vino, che viene estratto senza aggiunta di additivi chimici.

Trova impiego specialmente in pasticceria con aggiunta di bicarbonato di sodio nel rapporto di 2:1 per ottenere un eccellente lievito naturale per dolci.

Credo che sia la composizione delle famose bustine di lievito “Bertolini” o “Pan degli Angeli”, conosciute da tutte le brave massaie.

Insomma è un lievito chimico, chiamato anche crescemjinde = crescimento, che accresce

Una volta si comprava sfuso in drogheria. Le dosi ce le consigliava il droghiere stesso, Viscardo, una persona paziente, in base al peso della farina e del tipo di dolce che si voleva proparare.

Come aggettivo riferito a persone, cremöne significa babbeo, tontolone, ingenuo, fessacchiotto.

Uhé, cremöne, spùste ‘stu carrùzze! = Ehi, babbeo, sposta questo motocarro!

La foto della locandina è stata inviata da Gigi Lombardozzi

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Cré

Cré, avv. = Domani, il giorno dopo di questo.

Qlcu pronuncia anche créje.
Vènghe quann’è créje = Vengo quando è domani.

Termine tramandato dal latino Cras = domani.

I nostri vecchi usavano anche pescré (pronunciato anche pescréje) = dopodomani, sempre dal lat. post cras il giorno dopo di domani.

Sovente dicevano anche pescrìdde per indicare il terzo giorno che verrà…ma questa voce non ha etimologia classica: è una deformazione locale.

Mi fanno ridere i ragazzi moderni che sanno dire duméne e döpe-duméne, traducendo l’italiano in manfredoniano… Questo è un dialetto geneticamente modificato…
Evitiamolo, o parliamo italiano o… “parliamomanfredoniano.it”

Carlo Levi, confinato politico dal fascismo a Gagliano (Aliano),  riferisce che i contadini della Basilicata, oltre al crài pescrài, usassero pure altri avverbi, che ora non ricordo…. Insomma avevano un termine per indicare ognuno dei sette giorni in sequenza, fino alla successiva settimana!

Ho fatto delle ricerche ed ho reperito il testo on-line. Per curiosità letteraria lo trascrivo qui di seguito:

«… Crai è domani, e sempre; ma il giorno dopo domani è prescrai e il giorno dopo ancora è pescrille poi viene pescruflo, e poi maruflo e marufIone; ed il settimo giorno è maruficchio. Ma questa esattezza di termini ha più che altro un valore di ironia. Queste parole non si usano tanto per indicare questo o quel giorno, ma piuttosto tutte insieme come un elenco, e il loro stesso suono è grottesco: sono come una riprova della inutilità di voler distinguere nelle eterne nebbie dei crai.»
(Carlo Levi –  “Cristo si è fermato a Eboli” – 1945 Ed. Einaudi)

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Cravótte

Cravótte agg.= insistente, persistente, incessante

Deriva da scravutté = scavare, allargare fori nel suolo, o nelle pareti: andare al fondo per ricerche.

Noto soprannome di una delle tante fam. Prencipe

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Crapellöse

Crapellöse agg., s.inv., sopr., = Carapellese

Nativo o originario/a di Carapelle

Ricordo Cungètte ‘a Crapellöse: di cognome Rubino

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Accragné

Accragné v.t. = Accumulare

Deriva da cragne (vedi), cumulo, ammasso, accumulo.

Può essere un sinonimo di risparmiare, racimolare faticosamente.

Agghje fatte tande p’accragné quatte solde..=Ho fatto tanto per racimolare quattro soldi…

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Cragne

Cragne s.m. = Cumulo

Ammasso, mucchio, tumulo, accumulo.

Un insieme di legna, pietre, ghiaia, sabbia, fieno, ecc.

Figuratamente significa risparmiare, raggranellare un gruzzoletto.

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Còzzele 

Còzzele s.f. = Mitilo, cozza

La parlata moderna abbrevia il nome da còzzele in cozze. Personalmente preferisco la prima forma, quella tradizionale.

La cozza (Mytilus edulis o Mytilus galloprovincialis) è un mollusco dalla conchiglia nera e approssimativamente triangolare, molto ricercato per alcune specialità gastronomiche: zuppa di cozze, cozze alla marinara, impepata di cozze, cozze gratinate, ecc.
Quelle poste in commercio devono provenire da allevamenti specializzati. Diffidare dalle cozze vendute alla rinfusa nei mercatini. A Manfredonia si usa chiamarla Còzzele de Tàrende = Cozza di Taranto, città ove esistono da sempre estesi allevamenti di mitili.

E questo per distinguerla dalla locale pregiata “cozza pelosa”, una volta considerato cibo dei poveri, perché acquistata a prezzo vile. Assieme al pane costituiva la cena per tutta la famiglia.

La cosiddetta cozza pelosa (Modiolus barbatus) per via delle alghe attaccate al suo guscio, è un prodotto locale, a mio avviso molto più pregiato della sia pur buona cozza nera tarantina.

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