Autore: tonino

Chegghjöne 

Chegghjöne s.m. = Testicolo

“Ciascuna delle due ghiandole genitali maschili contenute nello scroto e destinate alla produzione degli spermatozoi” (De Mauro).

Chegghjöne è una forma piuttosto volgare, corrispondente al termine italiano coglione.
Come aggettivo riferito a persona significa sciocco, ingenuo, stupidotto, credulone, incapace.

Al plurale suona:chegghjüne.

L’insieme dei due testicoli e dello scroto viene detto (clicca→)  ‘a cögghje. 

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Chédö-chédöje…

Chédö-chédöje… loc.id. =  Ma è scontato! Ma è evidente!

È una sintetica espressione che spiega l’assoluta evidenza di un evento, del tutto scontato, lapalissiano.
Un nostro Detto parla esplicitamente di una scusa ipotetica, di un motivo pretestuoso: chédö-chédöje ca ‘u baccalà jì saléte.

Uso le parole dell’amico Enzo Renato che spiega la storia del baccalà salato:
« Tanto si sa che e’ così….Prima che te ne vieni a quella conclusione e/o rinfacciarmelo. E certo che è salato! Che scoperta!»

Può anche manifestare la mancanza di volontà di intrufolarsi negli affari altrui. Parola d’ordine: rispetto di ogni “privacy” e nessun fraintendimento delle proprie intenzioni. Che non pensino che…
Nen so jüte a truàrle, angöre chedö-chedöje avessa cröde ca vogghje scanagghjé i fatte süje. = Non ci sono andato a fargli visita, per evitare che creda che io ci sia andato per sapere i fatti suoi.

Anche la parlata garganica accoglie questa locuzione con pronuncia diversa: chedè-chedèje.

Si potrebbe tradurre: ‘che è, che non è’…ma credetemi, sento più immediata l’espressione dialettale.

Chedè/chedèje/chedöje sarebbe “che è” con una “d” eufonica come in “ad, ed”, o come il “t” francese nei verbi in forma interrogativa alla terza persona que reste-t-il? [che rimane?]. Quindi dovrebbe portare la grafia che-d-è, ma non voglio essere così

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Checuzzèlle

Checuzzèlle s.f. = Zucchina

Deriva da checòzze = zucca.

È ammessa anche la pronuncia cucuzzèlle.

Pianta proveniente dall’America centrale.

La grande famiglia delle Cucurbitacee comprende molti tipi di zucca, dalla forma e dalle dimensioni molto varie. Wikipedia dice che essa comprende circa 825 specie suddivise in 119 generi.

Quelle note come zucchine (Cucurbita pepo), sono consumate acerbe.

Come in italiano, si può usare sia il maschile cucuzzjille = zucchino, sia al femminilecucuzzèlle=zucchina.

Al plurale è invariato. Ad esempio: düje cucuzzjille, e döje cucuzzèlle = due zucchini/e.

Quelli che dicono ‘i zuccüne parlano un dialetto geneticamente modificato…

Cucuzzjille è un noto soprannome locale.

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Checòzze

Checòzze s.f. = Zucca

  Pianta erbacea annuale della famiglia delle Cucubirtacee.

Quelle utilizzate a scopo alimentare sono le zucche “massime” (Cucurbita maxima), tondeggianti, grandi fino a superare i 10 kg e con la polpa di colore giallo vivo.

Esistono anche quelle grandi e di forma allungata, sempre con la polpa gialla. I botanici la distinguono col nome di(Cucurbita moscata).

Anche i fiüre checòzze = fiori di zucca, sono commestibili.

Etimo latino cucutia (leggi cucuzia)

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Checòmbre 

Checòmbre s.m. = Tortarello (verde pugliese)

È una specie di cetriolo (Cucumis flexuosus) tipico pugliese, dalla pasta dolce, usato in insalata. Il frutto è piuttosto lungo e curvo, ha la corteccia sottile color verde scuro, scannellata, coperta di leggera peluria.

Era uno dei prodotti degli Sciali, assieme alle carote, alle cipolle, alle patate e ai meloni gialli. Forse perché non remunerativo, i checómbre sono del tutto scomparsi dai mercatini.

Il Tortarello bianco abruzzese invece non ha la peluria ed è di un colore verdastro, molto chiaro.

Al plurale suona checómbre con la “ó” stretta.

Taluni pronunciano checòmere e checómere.

Da non confondere con l’italiano cocomero (Citrullus lanatus, o Citrullus vulgaris)

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Chécasòtte

Chécasòtte agg. = Cacasotto

Indica una persona paurosa timida vile e pusillanime. Un inguaribile fifone.

Oppure qualcuno che ha incontinenza fecale per disfunzioni intestinali. L’epiteto in ogni caso è molto spregiativo.

Qlcu pronuncia cacasòtte: secondo me è accettabile.

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Chécafurnjille

Chécafurnjille s.m.= Farfallone

Persona inaffidabile e incostante, specie in campo amoroso.

Definisce un tipo che non trova mai un “focolare” (inteso come famiglia), un fornello dove fermarsi per crearsene una definitivamente.

Soggetto che cambia facilmente fidanzata. Vé facènne ‘nu balle pe chése: un po’ qua, un po’ là, senza intenzioni serie.

Per estensione sono così definiti dai commercianti quei clienti occasionali, che saltano i fornitori, o che non sono affidabili.

Con lo stesso significato dicesi anche pisciacantöne, ossia  – come i cani ad che lasciano una pisciatina ogni spigolo di casa che incontrano durante il loro cammino per marcare il territorio – così costui cambia metaforicamente le sue posizioni, scelte politiche o sportive, fidanzate, ecc.

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Che uà jèsse! 

Che uà jèsse! escl. = che cosa inspiegabile

Ammessa anche la forma breve c’uà jèsse

In effetti, quando si cerca di dare una spiegazione di un fenomeno “inspiegbile” e non si può concludere per ignoranza o dimenticanza, si ricorre al “deus ex machina”, la parola magica: che uà jèsse!

U crjatüre mò jì néte e già vé truànne a mennòzze d’a màmme: che uà jèsse! = Il bambino adesso è nato e già va in cerca della tetta della madre (per nutrirsi): che cosa inspiegabile!

Che uà jèsse, quann’arrüve màrze tutte l’ànne arrìvene i rennenèlle = Che mistero, quando arriva marzo tutti gli anni arrivano le rondinelle.

Che uà jèsse, nen töne manghe düje müse e già canosce alla nonne
 = Che cosa incredibile, (il poppante) non ha nemmeno due mesi (di età) e già riconosce sua nonna.

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Che facce ca tjine

Che facce ca tjine! loc.id. = Sfrontato!

Espressione che vuole contestare qlcu che mostrasi spudorato, arrogante, insolente, impertinente.

Che fàcce ca tjine! E mò che che vularrìsse fé angöre? = Che sfacciato che sei! Ed ora che vorresti fare ancora?

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Cèveze

Cèveze s.m. = Gelso

Al plurale fa Cjìveze

Albero con foglie cuoriformi, di cui si nutrono i bachi da seta, che produce piccoli frutti commestibili.

Il frutto (Morus alba) è carnoso, color giallastro/bianco con sapore dolciastro, con una punta acidula, matura in giugno luglio.


Il Gelso nero (Morus nigra) è molto simile alla specie precedente. Ha foglie più piccole e produce frutti nero-violacei e piu’ saporiti.

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