Autore: tonino

Cetrüle

Cetrüle s.m. = Cetriolo

Cetriolo (Cucumis sativus)
Pianta erbacea annuale rampicante della famiglia delle Cucurbitaceae, dotata di foglie ruvide, fiori gialli, frutti allungati, fragranti, carnosi, commestibili.

Figuratamente:
. persona sciocca e insulsa.
Ma sì pròprje ‘nu cetrüle! = Ma sei proprio uno sciocco!

. membro virile.
Allusivamente riferito ad un tipo cazzuto ‘Nu bèlle cetrüle.

Sapete la storia dell’ortolano?  Cliccate qui.

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Cèsse

Cèsse s.m. = Gabinetto, latrina

Oltre al significato di “stanzino da bagno” come si dice ora, il termine designava negli ann i ’30 specificamente la sola tazza del W.C., che – con l’avvento della fognatura – sostituì nelle nostre case il notissimo (clicca →) ruàgne.

Praticamente, non essendoci ancora l’acqua corrente in tutte le case, era una specie di imbuto, uno scaricatoio di feci e acque luride, anche quelle del bucato a mano, o della pulitura del pesci.

Scherzosamente se qualcuno chiedeva in italiano: «Che è successo?» La risposta era automatica: «C’jì rótte ‘u cèsse» = Si è spaccata la tazza del W.C. (o si è occlusa la conduttura di scarico). Ma fortunatamente solo per la rima.

Ovviamente cèsse è adoperato spregiativamente nei confronti di una persona, un film, uno spettacolo, un cantante, un ballerino ecc..

La ricerca sull’origine del termine mi ha postato al consueto latino:  recĕssu(m), deriv. di recedĕre ‘ritirarsi’.
Ricordo che nelle antiche stazioni ferroviarie, rifacendosi al latino, c’era la scritta “ritirata” e addirittura “cessi”

Visto che mi trovavo ho cercato anche WC, che  significa water closet, ossia acqua accumulata. Insomma la cassetta dello sciacquone!

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Cerratüre

Cerratüre s.f. = Cipiglio

Taluni pronunciano con una sola “r”, ceratüre.

Sguardo torvo, occhiata minacciosa, viso arcigno, espressione severa.

Pàteme nen m’ho déte méje: abbastöve ‘na cerratüre = mio padre non mi ha dato mai (una sberla correttiva): era sufficiente una sua espressione severa.

Si usa scherzosamente anche per evidenziare una straordinaria somiglianza fra consanguinei.

Töne ‘a stèssa cerratüre du pétre. = Ha la stessa sembianza del padre.

Deriva dall’italiano cera, nel significato di espressione (buona cera, cattiva cera)

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Cerotte

Ceròtte s.m. = Cerotto, Lumino stearico

Non si tratta solo del cerotto per medicare le piccole ferite, tipo Salvelox, peraltro entrato da pochi anni nella parlata locale!

Negli anni ’20 venne posto in vendita il Cerotto Bertelli per alleviare per via percutanea il dolore alla schiena, ora sostituiti da DropMed, Flectadol e simili.

 

 

Per ceròtte Intendiamo in dialetto quel piccolo contenitore di plastica cilindrico, generalmente di colore rosso, blu o bianco, talora decorato con immagini devozionali, contenente una materia combustibile, di solito cera (da cui il nome ceròtte) e uno stoppino.

Viene acceso e posto generalmente su un portaceri votivo, davanti alle immagini sacre, o davanti ai loculi cimiteriali in segno di preghiera e devozione.

Fino agli anni ’60, quando non esisteva ancora la plastica, la cera che diventava liquida per effetto del calore emanato dallo stoppino acceso, era trattenuta da un piccolo scodellino di carta oleata con i bordi pieghettati, uguali i pirotti usati dalle pasticcerie per contenere cioccolatini e dolcetti.

I venditori di lumini si piazzavano lungo il viale che porta al cimitero e lanciavano il loro grido: Ceròtte! Ceròtte p’a làmbe! = Lumini, lumini stearici per la lampada votiva.
In dialetto con il termine lumüne = lumino si intende solo quello a olio.

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Cernjé

Cernjé v.t. = Vagliare, setacciare

Qlcu dice anche cèrne = cernere.

Per setacciare il frumento a mano si utilizzava ‘u farnére= il vaglio, sospeso a un enorme treppiedi formato da pertiche legate insieme.

La persona addetto alla vagliatura agitava il crivello sospeso, e lasciava passare solo i chicchi di grano. Le impurità restavano nel vaglio.

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Cernejàrece

Cernejàrece v.i. = Agitarsi

Essere inquieto, ansioso, smanioso.

Credo che deriva dal verbo cernjé, cernere, passare il grano al setaccio.

Infatti la persona addetta alla vagliatura agitava il crivello sospeso. Questo lasciava passare solo i chicchi di grano e tratteneva le impurità.

Qlcu ha creduto di riscontrare nelle persone nervose, agitate, ansiose, lo stesso movimento del vagliatore.

Statte càlme, che so’ ca te sté cernjànne? = Sta calmo, che è quest’agitazione? Perché ti nuovi come se stessi agitando il vaglio?

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Cerése

Cerése s.f. = Ciliegia

Frutto del ciliegio (Prunus Cerasus), costituito da una drupa polposa e succosa di colore rosso più o meno intenso.
Gradevolissimo per il suo gusto leggermente acidulo.
La varietà  (clicca→)Ciliegia Ferrovia, molto apprezzata, è coltivata in Terra di Bari (Turi, Sammichele).

L’etimologia del termine è greca (κέρασος = cherasos) passato al latino (cerasum cerasus).
In tutti i dialetti del Sud Italia è chiamata cerasa o cirasa. Nei Paesi di lingua neo latina il nome si richiama a quello scientifico di Linneo, cioè Cerasus.

Per curiosità ho cercato il nome nelle varie lingue:
cereza spagnolo
cerise francese
cireaşă romeno
cereja portoghese
κέρασι greco moderno
ecc. ecc.

La forma tonda e rossa della ciliegia ha suggerito in nome ad una varietà di pomodorini (i ciliegini) e ad una specie di peperoncino piccantissimo (i ceraselli)

(Foto tratta dal web)
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Ceregnuléne

Ceregnuléne agg.s.m. e sopr.= Cerignolano

Qualcuno pronuncia anche Cerugnuléne

agg. relativo a Cerignola. Vulüve cerugnuléne = Olive cerignolane
s.m. Persona nativa di Cerignola = ‘U Ceregnuléne vènne ‘scarpe?= Il Cerignolano vende le scarpe?

Esiste anche Ceregnuléne come soprannome.

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Cepolle

Cepolle s.f. = Cipolla

La cipolla è una pianta erbacea biennale della fam. delle Liliaceae (Allium cepa).

La sua coltivazione è molto antica e risale agli Egizi nel IV millennio a.C.; oggi è coltivata in tutto il mondo.

I bulbi di cipolla sono ampiamente impiegati in cucina per preparare minestre, carni, sughi, insalate, ecc.

Proprietà terapeutiche: antibatterica e antinfettiva, stimola la funzionalità renale favorendo l’eliminazione delle scorie azotate e combatte i vermi intestinali.

Fino agli anni ’50 in dialetto si diceva cepodde, ma i termini contenenti o teminanti in -dde (cavadde, chése-cavàdde, cepodde, martjidde, jaddüne, jaddenére, jaddócce, , ecc.) erano ritenuti rozzi, e perciò si sono gradualmente “civilizzati” in -lle.

I nostri contadini preparavano una rustica zuppa di cipolle (‘a cepulléte), antesignana della raffinata soupe d’oignons dei Francesi. La nostra zuppa ruspante aveva bisogno solo di molte cipolle, un uovo a testa e di un filo d’olio. Vi assicuro che se l’assaggiassero i Francesi si andrebbero a nascondere perchè la loro tanto decantata soupe ci perde in gusto e aroma.

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Centìmetre 

C

Centìmetre s.m. = Metro da sarto.

E’ una fettuccia di stoffa cerata (ora di materiale plastico) larga 2 cm e lunga un metro e mezzo, marcata da 1 a 150, una tacca per ogni centimetro, che serve ai sarti per prendere le misure.

Ha una faccia di colore giallo e l’altra di colore grigio e le due estremità rinforzate con una fascetta metallica.

Ha una particolarità: per calcolare la metà della misura presa, reca stampata sul lato destro un’altra scala che segna la la mezza misura.

Per esempio in corrispondenza di 60 c’è 30, e in corrispondenza di 61 e di tutti i numeri dispari c’è una freccia.

Utilissimo ai sarti semi analfabeti dei tempi passati, con poca dimestichezza con i numeri.

In dialetto lo chiamano centìmetre solo quello ad uso deii sarti.

Quello adoperato dai falegnami, dai fabbri o dai muratori è chiamato mètre = metro.

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